Marco Giusti per Dagospia
L HERMINE
Tanto lo so che, alla fine ci andate. Con la Coppa Volpi per Fabrice Luchini a Venezia, un bello scontro fra anime sofferenti e romantiche, l’appoggio di Nanni Moretti al Nuovo Sacher. E poi, la delicatezza dei film francesi… Vi dico subito che, personalmente, a Venezia questo La corte, che in francese si chiama in realtà L’Hermine, cioè L’ermellino, scritto e diretto dal Christian Vincent già responsabile di La cuoca del Presidente, lo avevo trovato un buon film anche se un po’ noiosetto.
IL SET DI L HERMINE
Vanta comunque un’interpretazione sia di Fabrice Luchini che della nordica Sidse Babett Knudsen da paura, e una sceneggiatura di grande livello. L’idea è quella di costruire una storia d’amore durante lo svolgimento di un processo pesantissimo, visto che l’imputato, un giovane disoccupato, è accusato di aver ucciso la figlioletta.
LA CORTE
Riuscire quindi a mettere in piedi una commedia con una base come questa non è impresa facile. Ma il nostro interesse non è tanto nel caso, che pure si svolge fino alla fine del dibattimento, quanto nel personaggio del Presidente, che si chiama non a caso Racine, cioè Fabrice Luchini.
Racine mette in scena teatralmente il processo, e scopre ben presto che una delle giurate, Ditte, cioè la davvero notevole e luminosa Sidse Babett Knudsen, già vista in Bogen, è una donna che lui ha molto amato. Anche se non sappiamo perché questa storia non abbia funzionato.
LA CORTE
Così, mentre seguiamo il terribile processo non sapendo se l’imputato è il vero colpevole o cerca solo di coprire la depressione della sua compagna, seguiamo anche la commedia di fioretto che si svolge tra il Presidente e la giurata. Un po’ televisivo, sembra che sia il pilot di una serie pensata da France 2, il film è totalmente dominato da Fabrice Luchini e dal bellissimo volto della Knudsen. Piacerà molto alle signore. Ottimo come film di Pasqua. In sala dal 17 marzo.