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    IL CINEMA DEI GIUSTI - LA SCUOLA NEI FILM ITALIANI FUNZIONA SEMPRE, ANCOR DI PIÙ SE CON PAPALEO E DE SICA - MINIERO INNESTA “IO SPERIAMO CHE ME LA CAVO” IN “BENVENUTI AL SUD”


     
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    Marco Giusti per Dagospia

     

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    La scuola più bella del mondo di Luca Miniero

     

    Lo sappiamo. La scuola nei film italiani funziona sempre. Ancora meglio se è una scuola confusa e vitale di un paese del sud, addirittura di Acerra, con un professore simpatico e svogliato come Rocco Papaleo, che si scontra con il mondo perfettino e renziano di una scuola del centro-nord, diciamo della provincia senese, che vede come preside un pomposo Christian De Sica ricostruito a omaggio del padre Vittorio e come giovane professoressa la bella Miriam Leone che sembra un po’ una Maria Elena Boschi meno in carne.

     

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    In pratica l’idea che è alla base di questa divertente, civilissima e riuscita commedia di Luca Miniero, “La scuola più bella del mondo”, che l’ha scritta assieme a Massimo Gaudioso e a Daniela Gambaro, è proprio quella di innestare il mondo della scuola, alla “Io speriamo che me la cavo”, nel filone dei fortunati “Benvenuti al Nord/al Sud”.

     

    Del resto il film era nato tre anni fa, con la sceneggiatura dei soli Gaudioso e Gambaro, proprio come sequel del “Benvenuti al Sud” diretto da Miniero e scritto da Gaudioso. Ma il tutto, che doveva essere interpretato ancora dalla coppia Claudio Bisio-Alessandro Siani anche se non negli stessi ruoli, parve troppo fuori strada rispetto a un vero e proprio sequel con gli stessi personaggi del primo film.

     

    Così la Cattleya optò qualcosa di più immediato come “Benvenuti al Nord”, sempre diretto da Miniero, ma scritto da Fabio Bonifaci, che funzionò benissimo al botteghino, circa 30 milioni di euro e riproponeva proprio tutto il cast al completo e gran parte delle trovate del primo film. Anche il film diretto da Miniero un anno fa, “Un boss in salotto”, che vedeva intepreti Paola Cortellesi e Rocco Papaleo, giocava un po’ su un personaggio del profondo sud, Papaleo, che si scontrava con il mondo del Nord, dove viveva la sorella, la Cortellesi. Non funzionò come i primi due film, ma andò bene, 13 milioni di incasso.

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    A questo punto, per proseguire sul genere “Benvenuti al Nord/al Sud”, si è ripescato il vecchio copione di Gaudioso-Gambaro del sequel mai fatto del film originale. Miniero lo ha riadattato per uno scontro tra Sud e Centro Italia piuttosto che puntare sull’idea del vecchio nord leghista, ormai obsoleto negli anni renziani, anche se ha lasciato praticamente intatta l’ossatura.

     

    Che vede al centro di tutto due scuole, la scassatissima “Enzo Tortora” di Acerra, col suo buffo preside Moscariello, un meraviglioso Lello Arena, che scrive al Presidente Napolitano un aiuto per proseguire i suoi corsi con dignità, e la perfetta “Giovanni Pascoli” di San Quirico D’Orcia, con preside Filippo Brogi, cioè Christian De Sica, da sempre in lotta per vincere il premio di scuola d’eccellenza dell’anno.

     

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    Ora, il confuso bidello della Pascoli, tal Soreta, cioè il bravissimo Nicola Rignanese, incaricato dalla professoressa Margherita, cioè Miriam Leone, di scrivere una mail alla scuola africana di Accra per un gemellaggio da operazione bontà, sbaglia e invia l’invito a venire a San Quirico alla scuola di Acerra (Accra-Acerra, maledetto correttore automatico!).

     

    E invece del preside africano Moscarì, gli risponde pronto il preside Moscariello (sempre colpa del correttorre automatico). In questo modo una classe di simpatici fetentoni della Pascoli di Acerra, al comando del professor Gerardo Gergale, cioè Papaleo, e della professoressa Wanda Pacini, cioè Angela Finocchiaro, partono alla volta della Toscana. Con mille paure, perché per il professor Gergale, come per i suoi alunni, “il Nord inizia sopra Mondragone”.

     

    E il Nord, si sa, è razzista e mal disposto verso i meridionali. Le cose, ovviamente, dopo i primi scontri brutali, non andranno così male. Anche perché nascerà del sentimento fra Papaleo e la Leone, mentre si scoprirà che De Sica e la Finocchiaro si conoscono anche troppo bene. A parte un grande spreco di battute sul bidello Soreta, più o meno riuscite, il film cerca sempre di mantenere un livello di commedia brillante senza scivolare sulla volgarità. Anche per non perdere il ritmo narrativo della commedia.

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    Miniero è bravissimo con i ragazzi, e si concede il lusso di tenere a freno talenti dirompenti come Papaleo e De Sica, in questo più attenti del solito e meno scatenati su gag e battute. Si amalgamano anche molto bene con Angela Finocchiaro, sempre divertente, e con l’inedita, per la serie Nord/Sud, Miriam Leone, che fa senza volerlo un personaggio alla Boschi con tanto di accento senese.

     

    Lello Arena illumina le sue scene di una grazia che mancava nel nostro cinema e è una bella sorpresa Ubaldo Pantani che si ricuce una perfida figurina di cialtronissimo politico locale probabilmente renziano, tal Duccio Burroni, che ha una gran foto del Che nell’ufficio senza sapere chi sia.

     

    Christian De Sica e Rocco Papaleo sono una garanzia, e è un piacere vederli recitare assieme, la sceneggiatura è decisamente più solida di tante che abbiamo visto negli ultimi tempi, ha almeno un’ossatura forse un po’ tradizionale ma funzionante, e Miniero è decisamente tra i migliori registi di commedia che abbiamo oggi in Italia.

     

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    E questo lo sapevamo da tempo. Certo, la scena di Christian che ordina agli alunni napoletani di disegnare un cazzo ciascuno in modo da capire chi è l’autore di un anonimo pisello comparso improvvisamente su un figlio, può essere vista come una caduta di tono. Ma fa piuttosto ridere. In sala dal 13 novembre.

     

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