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    IL CINEMA DEI GIUSTI - MA L’AVETE VISTO “I CASSAMORTARI” DIRETTO DA CLAUDIO AMENDOLA, CHE LO HA IDEATO ASSIEME A SUA MOGLIE FRANCESCA NERI? LO DANNO SOLO SU AMAZON PRIME E, CON QUEL TITOLO, DIRETE, SI CAPISCE BENE IL PERCHÉ NON SIA PASSATO PRIMA IN SALA - LA STORIA, È UN PO’ CONFUSA, MA GLI ATTORI SONO TUTTI BEN DIRETTI E IL FILM È PIACEVOLE, SE SUPERATE QUALCHE IMBARAZZO INIZIALE. SONIA BERGAMASCO ILLUMINA TUTTE LE SUE SCENE CON LA SOLITA GRAZIA, NON SI CAPISCE PERCHÉ NON VENGA CHIAMATA PIÙ SPESSO - VIDEO


     
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    Marco Giusti per Dagospia

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    Ma l’avete visto “I cassamortari” diretto da Claudio Amendola che lo ha ideato assieme a sua moglie Francesca Neri? Lo danno solo su Amazon Prime e, con quel titolo, direte, si capisce bene il perché non sia passato prima in sala.

     

    Il pubblico italiano, si sa, detesta da sempre le dark comedy o l’umorismo nero, figurarsi un intero film costruito tutto su una famiglia di cassamortari romani, i Fratelli Pasti, dove si gioisce per “ ’na carambola sul raccodo, ’na carneficina”.

    I CASSAMORTARI I CASSAMORTARI

     

    Amendola cerca di renderceli simpatici grazie a un cast di attori popolari, Massimo Ghini come l’aviddissimo e tirchissimo fratello maggiore Marco (“Il bello di uesto lavoro è il co ntante”), Lucia Ocone come la sorella Maria, che ha il vizietto di essersi scopata 118 vedovi inconsolabili, Gian Marco Tognazzi come fratello Matteo, quello che parla solo coi morti e non coi vivi, e Alessandro Sperduti come il fratello più giovane e meno avido, molto legato alla mamma, una Giuliana Lojodice molto in forma.

     

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    Mettiamoci anche, nella sequenza pre-titoli, il patriarca Giuseppe, interpretato da un romanissimo Edoardo Leo come padre della dinastia dei cassamortari, che nella Roma di oggi si scontrano coi Taffo, quelli che si sono inventati le pubblicità con le bare allegre.

     

    Proprio per colpa dell’avidità del padre, che ha sempre seguito il motto “Quando la gente muore solo in pochi ci guadagnano”, i quattro fratelli orfani di padre, ma con una madre ben presente, scoprono che le finanze allegre dell’azienda sono un bel problema e per salvarsi dovranno accettare lavori imbarazzanti.

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    Come far resuscitare un rocker morto pippato, un Piero Pelù abbastanza divertente, in una sorta di evento mediatico organizzato dalla figlia del defunto, Alice Benedetti, e dalla sua manager Sonia Bergamasco.

     

    La storia, troppe mani, è un po’ confusa, Ghini e Ocone soffrono dal fatto di provenire entrambi dalla non bellissima horror comedy “Una famiglia mostruosa”, ma gli attori sono tutti ben diretti, anche i non protagonisti, come Antonello Fassari e Massimo Dapporto, e il film è piacevole, se superate qualche imbarazzo iniziale.

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    Sonia Bergamasco poi illumina tutte le sue scene con la solita grazia, non si capisce perché non venga chiamata più spesso, facendo funzionare anche un monologo di Ghini un po’ troppo lungo e ci sarebbe piaciuto saperne di più della loro storia.

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