Marco Giusti per Dagospia
Made in Italy di Luciano Ligabue
Rieccoli gli operai, la lotta per l’art.18, le botte, la provincia emiliana, la Due Cavalli, l’amore, l’amicizia, il tradimento, i pompini in macchina, lo scopone, l’ombra del partito che fu, il lambrusco, e soprattutto la mortadella. Tutte cose che senza la voce e il volto di Stefano Accorsi e le canzoni del Liga non avrebbero senso.
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Ecco, a vent’anni esatti dall’esordio al cinema con Radiofreccia, Ligabue, assieme al fido Stefano Accorsi e al suo produttore Domenico Procacci ritornano assieme con questo magari scombinato, ma forte, popolare, sentito Made in Italy, un ritratto commovente di un paese, di una provincia, di un popolo che sembrano essersi persi per strada.
Il personaggio di Accorsi, Riko, operaio in un salumificio gestito oramai da piccoli burocrati, dove insacca tutto il giorno mortadella, incarna un po’ tutto questo, con il suo vivere alla giornata una vita dura e di poche felicità, dove la guerra maggiore è contro la spersonalizzazione di un paese che non ha più il coraggio di metterci la faccia, come facevano i padroni di una volta. Riko risponde ai tradimenti della vita, all’amore, all’amicizia, allo stesso lavoro, con un eccesso di sentimenti.
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Non trattiene niente. Si deve sfogare. Rispondere con violenza. Ma è poi capace di perdonare, di accettare, di rimettersi in gioco. Non ci vanno per il sottile Ligabue e Accorsi. Conoscono i loro personaggi e la loro terra. Riko gira attorno alla donna che ama, Kasia Smutniak, e al suo miglior amico, Carnevale, interpretato da Fausto Maria Sciarappa, artista fallito e dandy di provincia, come chi sa che tradimento e perdono fanno parte dell’amore. Chi ha amato Radiofreccia e chi ascolta i dischi di Ligabue sa già tutto.
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Più che un film, con una storia definita, sembrano delle note di regia per un concept album, una serie di canzoni nuove del Liga e di monologhi nuovi di Accorsi per un pubblico di fedelissimi che hanno già stappato il lambrusco e hanno pronta la mortadella. E sanno da che parte stare politicamente. E’ ovvio. E sta bene così.
Non per i palati sottili dei più cinèfili, inutile che ve lo dica, ma il lato sentimentale del Liga è genuino e Stefano Accorsi è bravissimo nel riuscire a essere tutto assieme, se stesso e il personaggio chiave di un paese, di un made in Italy che nessuno ci potrà togliere, coinvolgendo nella passione la sempre bellissima Kasia Smutniak, nel cucire monologhi su monologhi che sembrano testi di canzoni. E poi ci viene una gran voglia di vagare nella Bassa, tra Correggio e Reggio e di mangiar mortadella. In sala da giovedì 25.
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