Marco Giusti per Dagospia
olivia colman la figlia oscura 1
E’ stato un caso in tutto il mondo il debutto da regista dell’attrice Maggie Gyllenhaal sotto il segno, inoltre, della nostra “Elena Ferrante” con “The Lost Daughter”, da noi tradotto per riprendere il libro come “La figlia oscura”.
Tre nomination agli Oscar, per la sceneggiatura della stessa Maggie Gyllenhaal, per la protagonista Olivia Colman e per la non protagonista Jessie Buckley. E un premio, vinto, per la sceneggiatura a Venezia dove il film è stata lanciato fin dall’inizio sia come sorpresa sia come parte della fortissima squadra di ragazze che ha dominato il Festival, dalla Jane Campion de “Il potere del cane” alla Audrey Diwan di "L'événement".
dakota johnson maggie gyllenhaal olivia colman a venezia
Detto questo, allora, non trovai così forte e riuscito il film della Gyllenhaal, un’attrice sensibile e mai banale, tratto da un romanzo di Elena Ferrante di quasi vent’anni fa. L’idea di partenza era quella di realizzare un film d’autore all’europea, una sorta di giallo psicologico dove non accade nulla di significativo, ahimé, che alterna un presente vacanziero forse minaccioso a un passato da chiarire forse ancora più minaccioso.
dakota johnson la figlia oscura
Al centro della storia il personaggio di una professoressa inglese quasi cinquantenne di letteratura comparante, Olivia Colman, alle prese con una maternità vissuta con fatica, piena di sensi di colpa che rilegge nei meccanismi che dominano una serie di personaggi che osserva sulla spiaggia un po’ sfigata di un’isola greca (con tutte le belle spiagge che hanno, boh…).
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Pensato in un primo tempo dalla Gyllenhall per un’ambientazione americana in New Jersey, che, causa Covid, spostata poi nella più praticabile Grecia con una troupe ristrettissima di attori amici, Ed Harris, Dakota Johnson, Alba Rohrwacher, Peter Sarsgaard, marito della regista, girato senza grandi attenzioni, il film funziona più nella costruzione non scontata del personaggio principale, che la Colman divide con la più giovane Jessie Buckley nei flashback, che nella stesura narrativa quasi da thriller.
ed harris la figlia oscura
Dove viene di nuovo a galla il loop starnonian-ferrantiano dell’abbandono della famiglia, della fuga, come in “L’amica geniale”. Il cast, pur di prestigio, non è utilizzato al meglio, scrivevo da Venezia. Ed Harris sembra un vecchio caratterista italiano, Dakota Johnson non la riconosci. E i lettini dove la professoressa Olivia Colman legge Dante e prende appunti sono improponibili. Detto questo è meglio che la riveda, anche se, veramente, non ho capito perché sia piaciuto così tanto ai critici, soprattutto inglesi. In sala
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