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    IL CINEMA DEI GIUSTI - ‘OMICIDIO ALL’ITALIANA’ DI MACCIO CAPATONDA, CON UNA STREPITOSA SABRINA FERILLI NEI PANNI DELLA CRIMINOLOGA DONATELLA SPRUZZONE, È UNA BOMBA. UNA PARODIA TRA ‘CHI L’HA VISTO?’ E TV DEL DOLORE. UN PAESINO ABRUZZESE CHE SI INVENTA UN DELITTO DA ESIBIRE IN TV. ‘COGNE, AVETRANA, NOVI LIGURE, CHE HANNO PIÙ DI NOI?’


     
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    Marco Giusti per Dagospia

     

    Omicidio all’italiana di Maccio Capatonda

     

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    “Cogne, Avetrana, Novi Ligure, che hanno più di noi?”, si chiedono Piero e Marino Peluria, sindaco e vicesindaco di Acitrulo, di fronte alla possibilità di risolvere la miseria del loro paesino sperduto fra le montagne abruzzesi con un delitto da esibire in tv nel megashow sanguinoso “Chi l’acciso” condotto dalla superstar Donatella Spruzzone.

     

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    Poco conta, anche per lei, se non si tratti di un vero delitto (ma ne siamo sicuri?), di fronte all’idea di poter far diventare Acitrullo, “la città della morta ammazzata”. Anche se non ho mai assaggiato né l’amaraccio, l’imbevibile liquore di Acitrullo, né il babacchione, il dolce tipico del posto, da prendere subito dopo l’amaraccio, posso dirvi che questo Omicidio all’italiana, opera seconda di Marcello Macchia alias Maccio Capatonda, che lo interpreta in ben tre ruoli assieme a Luigi Luciano alias Herbert Ballerina e a una strepitosa Sabrina Ferilli come Donatella Spruzzone, è una bomba.

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    Non solo è di gran lunga superiore al suo primo film,  Italiano medio, ma è con L’ora legale di Ficarra e Picone la più divertente e riuscita commedia amaraccia della stagione. Non c’è solo la parodia dei programmi del dolore alla “Chi l’ha visto?” o alla “Vita in diretta”, c’è la parodia di un intero paese, il nostro, perduto dietro la necessità di sentirsi connessi, di una classe politica che non va oltre le frasi fatte, “uscire dall’euro è stata una sciocchezza”, di intere generazioni rovinate dai selfie e dal gomorrismo televisivo.

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    “Cosa prova in questo momento?”, continuano a chiedere i giornalisti ai 16 abitanti di Acitrullo, diventata improvvisamente famosa grazie al delitto con dodici coltellate di una contessa. “Tanto dolore”, risponde un vecchietto seduto sulla tazza del cesso, “perché sono stitico”.

     

    Maccio e Herbert non abbandonano né il loro storico cast, Ivo Avido, né i loro sketch da famiglia Peluria al tavolino di casa di fronte al televisore, né la ricerca continua di giochi di parole impossibili, dal trionfo di “Senceppato” che diventa “San Inceppato”, con tanto di miracolo, a un “Fracazzone non me lo dovevi dire”.

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    Il loro paesino è totalmente vero, come lo sembrano i due fratellini pelosi, che sognano di andare a Campobasso, città dove si arriva anche a un cinque tacche sul telefonino, e vedono Roma come l’estero.

     

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    Inseriscono nel loro film un perfetto Gigio Morra come impossibile commissario Fiutozzi, che pensa di diventare questore con l’aiuto della televisione, e adora il Napoli, “Stiamo ancora perdendo contro il Cesena”, la Roberta Mattei di Non essere cattivo come ispettrice Pertinente, Fabrizio Biggio come possibile assassino, Lorenza Guerrieri come la contessa Ugalda Martirio In Cazzati, e ovviamente Nino Frassica come contadino abbandonata da un fratelli che ha diviso tutto a metà, anche le tazzine del tè e la macchina.

     

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    Non è facile cucire un film per chi viene dalle serie e da questo tipo di comicità frammentata, ma questo Omicidio all’italiana sembra davvero un grosso passo in avanti per Maccio e la sa banda anche come costruzione di racconto e funzionamento interno di sketch più o meno secondarie. Non piacerà a tutti, ovvio, ma a me è piaciuto davvero parecchio. E Sabrina, che esordisce mostrando le gambe un pronunciando un terribile “che schifo di paese” è ai suoi massimi livelli. In sala dal 2 marzo.

     

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