Marco Giusti per Dagospia
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“Pourquoi?... Ma pourquoi la maiala de tu ma’”. Ci siamo. Dopo anni di cinema parolacciaro al maschile, questo “Pare parecchio Parigi”, quindicesimo film da regista di Leonardo Pieraccioni, lancia con Chiara Francini il cinema comico parolacciaro al femminile. Non solo. Visto che Chiara, fanciulla di Campo Bisenzio (che il Monni chiamava Champs sur le Bisence), fa il suo esordio in scena trombando un ragazzetto e contemporaneamente rispondendo al telefono e dando quindi ordini contrastanti tra chi la ascolta e chi la tromba.
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E’ uno dei punti di maggior forza del film, assolutamente sgangherato, ma piacevole e divertente, che rimodella per lo schermo la vera storia dei due fratelli Bugli, fiorentini, che, nel 1982, convinsero il padre infermo e moribondo di portarlo a Parigi su un caravan, mentre non si muovevano dalla colline della città. L’idea, devo dire, non è male, anche se ricordiamo una simile in “Gallo cedrone” di Carlo Verdone, e anche se i tre sceneggiatori, cioè Pieraccioni, Filippo Bologna e Alessandro Riccio, non si sforzano di costruire qualcosa attorno al viaggio che dia maggiore consistenza alle figurine fuori e dentro il caravan.
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Al posto dei due fratelli protagonisti della storia originale qui ne abbiamo tre, uno maschio, il Bernardo cavallaro di Pieraccioni, e due femmine, l’estetista trombante Giovanna di Chiara Francini, e la capo cantiere lesbica Ivana di Giulia Bevilacqua. Assieme mettono insieme quel che lo stesso protagonista definisce nel film “un Truman Show alla Scandicci”, un finto viaggio a Parigi per far contento il vecchio padre malato e mezzo cieco, un Nino Frassica clamorosamente senza baffi e assolutamente in forma, che non nasconde affatto il dialetto siciliano.
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Nemici del gruppetto sono una terribile coppia madre-figlio formato dalla gloriosa Gianna Giachetti e Massimo Ceccherini, redneck toscano con coda di cavallo e carabina, e una coppia di carabinieri da ridere che grazie a una giornalista del Tg3 toscana renderà pubblica la storia della famiglia in finto viaggio per Parigi. Poteva esser meglio, ma Chiara fa ridere e Cecche e la mamma trucidona di Gianna Giachetti pure.
E grande è stata la sorpresa del mio amico Ciro Ippolito ieri pomeriggio al cinema Adriano, in mezzo a 15 signori della nostra stessa età, nel riconoscere nel personaggio della mamma trucidona del Cecche, appunto, la mitica attrice fiorentina Gianna Giachetti, più vicina ai 90 che agli 80, sua storica fidanzata (ben più grande di lui), molto attiva tra teatro e cinema fin dalla fine degli anni ’50. Interpretò di tutto, “Adelaide” ne “L’idiota” accanto a Albertazzi, una ragazza del bordello ne “La viaccia” di Bolognini, Fosca in “Ritorno a Casa Gori” del Benvenuti, la professoressa Maresca in “Ovosodo” di Virzì, la Signora Badaloni in “Un tè con Mussolini” di Zeffirelli, suo amico storico, la mamma di Bartali nel Bartali televisivo, “Io e Marilyn” di Pieraccioni. Mi ha detto Ciro che era bellissima…
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