c'era una volta a hollywood quentin tarantino
Tarantino
Marco Giusti per Dagospia
Mi si nota di più se la finisco qui o se faccio un ultimo grande film e poi basta? L’importante è non andare oltre i dieci film. Perché, come ha recentemente detto Quentin Tarantino nel programma “Real Time with Bill Mather” presentando il libro su “C’era una volta a Hollywood”, “Io conosco la storia del cinema e da qui in avanti, i registi non possono migliorare”. So’ problemi, signora mia.
Non vuole finire come quei grandi registi, e la lista è purtroppo enorme, che finiscono per chiudere la carriera con film modesti dove non fanno che rigirare quello che hanno fatto prima e meglio. Lasciamo stare Woody Allen che rifà Woody Allen da almeno trent’anni o Nanni Moretti che rifà Nanni Moretti da vent’anni.
c'era una volta a hollywood
Prendiamo un grande come Don Siegel, per lui e per noi un maestro assoluto di cinema d’azione, “Se l’avesse finita lì con Fuga da Alcatraz, grande film. Che uscita. Ma ha seguitato con altri due film che non funzionavano”. In fondo anche Howard Hawks, dopo un capolavoro finale come “Un dollaro d’onore”, avrebbe potuto finirla lì.
quentin tarantino harvey keitel sul set de le iene
Così, ora, quel volpone di Tarantino se ne esce che girerà, come ultimo film (E poi basta!) una sorta di reboot di “Le iene”/”Reservoir Dogs”. Ma ha detto pure che avrebbe voluto fare un ultimo atto di “Kill Bill”, no? E altre decine di progetti, come ben ricordiamo.
uma thurman in kill bill
Per lui non sarà facile né girare il decimo film né trovare una grande via d’uscita, come fu “C’era una volta in America” per Sergio Leone. Perché, per un regista così egocentrico che ha costruito l’intera carriera con una serie di capolavori amati in tutto il mondo, solo l’idea di trovarsi a Cannes con un film dove non può che rifare se stesso e sentire i critici col naso arricciato alla Mereghetti-Morreale, che già avevano di che dire su C’era una volta a Hollywood, voltargli le spalle ritenendolo vecchio o superato o ripetivo o bollito o, come dicono a Roma “annato”, sarebbe un’umiliazione troppo grande.
sergio leone tarantino
Pensiamo agli ultimi film di Tim Burton, così lontani dai suoi primi grandi capolavori. Che tristezza. Perché Tarantino ha sempre cercato, magari non riuscendoci sempre al cento per cento, di costruire film-evento che funzionassero come saggi su un genere o più generi e come macchine narrative vere e proprio. Sperimentando cose che non aveva mai affrontato prima, pensiamo a “Inglorious Bastards” o a “The Hateful Eights”.
tim burton quentin tarantino 2
Al punto che il finale non-realistico di “C’era una volta a Hollywood” ha scandalizzato qualcuno proprio perché già visto nel suo cinema. E’ difficile rinnovarsi, lo sapeva bene Federico Fellini, che ha sempre cercato di non ripetersi. E sarebbe stato non solo molto facile, ma proprio quello che volevano i produttori.
harvey keitel le iene
Possiamo pensare quel che vogliamo del cinema e dei film di Tarantino, ma è evidente che siano costruiti su una contraddizione. Quanto mai evidente. Sono film d’autore, spesso film sulle regole e le strutture del cinema, alla Godard alla Hawks alla Fellini, ma su generi di film di solito diretti da registi di grandissima routine di periodi d’oro del cinema, da William Witney a Sergio Corbucci, da Sejun Suzuki a Sergio Sollima. Tutti molto amati proprio come cinema puro.
kurt russell in hateful eight
Qualcosa che Tarantino non può da tempo più fare. Esattamente come accadde a Sergio Leone, che partiva dentro i generi, peplum e western, l’essersi gonfiato film dopo film secondo una grandezza e un’attenzione da cinema d’autore, rende le sue mosse complesse e definitive. Non può sbagliare. A rischio di sembrare un po’ trombone.
brad pitt in c'era una volta a hollywood
A nessuno come a Tarantino piacerebbe, conoscendolo, girare con la libertà assoluta di un regista di spaghetti western o di thriller, solo per il piacere di raccontare, vi ricordate quando avrebbe dovuto girare il suo 007, “Casino Royale”, e ci rimase malissimo quando i produttori gli preferirono il così modesto Martin Campbell dicendogli “Se lo facciamo fare a te, poi a chi faremo fare il prossimo?” Ma è ovvio che a questo punto non può più avere quella libertà e quella freschezza. E’ andato troppo avanti.
L’idea di rifare “Reservoir Dogs” può essere interessante solo se lo trattasse come il film di un altro regista molto amato, cioè se fosse una sorta di film saggio, come ha fatto sempre, ma sul suo cinema. E non su quello di altri autori. Quindi un film definitivo. Ma io credo che non andrà a finire così. Perché nessuno ama i film di Tarantino come Tarantino stesso.
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