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    IL CINEMA DEI GIUSTI - QUESTO “GOMORRA 4” È UNA MACCHINA PERFETTA DI RICOSTRUZIONE CONTINUA DI RACCONTI, NUOVI PERSONAGGI, NUOVI SCENARI. PER QUESTO CI SIAMO SCORDATI ANCHE DELLA MANO, CHE SEMBRAVA FONDAMENTALE, DI STEFANO SOLLIMA ALLA REGIA - LA NUOVA SERIE E’ PIÙ LARGA, COME SCENARI E SITUAZIONI, DELLE PRIME TRE. DA UNA PARTE SEGUIREMO I PIANI DI GENNY FUORI DA NAPOLI, DALL’ALTRA I PROBLEMI DI PATRIZIA, NUOVO BOSS DI SECONDIGLIANO - VIDEO


     
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    Marco Giusti per Dagospia

     

    Gomorra 4 Gomorra 4

    “Ciro è muorto. L’ha fatto per proteggere a me, a noi. Ora simmo soli”. Questa è la prima battuta di Genny, alla moglie, nella nuova stagione di Gomorra, la quarta, che vedremo su Sky ogni venerdi e che porta la supervisione artistica di Francesca Comencini, che dirige pure le prime quattro puntate. In realtà, come accadde già per i grandi protagonisti delle prime due serie, Donna Imma e Don Pietro, ti scordi presto della loro mancanza. Ahimé.

     

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    In questo Gomorra, come Games of Thrones, è una macchina assolutamente perfetta di ricostruzione continua di racconti, nuovi personaggi, nuovi scenari. Per questo ci siamo scordati anche della mano, che sembrava fondamentale, di Stefano Sollima alla regia. Francesca Comencini, che firma la quarta serie assieme a Claudio Cupellini, Ciro Visco e a Marco D’Amore al suo esordio, ci sembrano perfetti.

     

    In fondo bastano la musica ipnotica dei Mokadelic, un’inquadratura anche minima delle Vele, il montaggio di Patrizio Marone, Genny preso di spalle, un ragazzino in motorino in giro per Napoli senza casco, la coda di cavallo di Patrizia, il logo. E è subito Gomorra. Ma sarà possibile scordare Ciro l’immortale così presto? Direi di sì. Anche perché già nella terza puntata si muoveva come un revenant. E in fondo Genny non ne esce tanto più vivo. Glielo dice anche  Enzo – Sangueblù, “Quando atterri uno che gli vuoi bene, atterri te stesso”.

     

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    Ma se il Genny di Salvatore Esposito, rimasto davvero solo rispetto alla prima serie, si muove come un sopravvissuto che si esprime con grandi frasi a effetto, “stiamo sotto attacco”, “il centro ’e Napule è comme una bella sirena”, proprio dalla sua decisione di andarsene al ritmo di “Sotto chisto sole nun se po’ più sta” e di uno stentoreo, ma chissà quanto vero “da oggi nun mi vedrete più”, lasciando Secondigliano a Patrizia, si forma quella che sarà la nuova serie.

     

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    Più larga, come scenari e situazioni, delle prime tre. Da una parte seguiremo i piani imprenditoriali di Genny fuori da Napoli, prima nella terra dei fuochi, dove ha intenzione di costruire un aeroporto, poi addirittura a Londra, dove si muove come un uomo d’affari, ma seguita a parlare in napoletano. Da un’altra seguiamo i problemi di Patrizia, nuovo boss di Secondigliano, che ha preso da Genny e da Don Pietro l’abitudine, anche lei, delle grandi massime gomorresche, “io so che per comandare ce vo’ ’o bastone, ma poi ’o bastone se spiezza”, alle prese con due ragazzetti che non hanno la testa a posto, ma anche con una storia d’amore complessa che svilupperà in quel di Bologna.

     

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    “A Secondigliano tratto tutti come figli, ma se mancano di rispetto hanno ’a pagà”, spiegherà ai suoi dopo aver risolto personalmente un problema. Mi sembra che proprio la costruzione della Patrizia di Cristiana Dell’Anna come boss sia una delle vere novità della quarta serie, assieme all’imborghesimento, magari solo apparente, di Genny come boss della finanza. In questo contesto scoprirà che la sua idea di fare un gioco pulito non sarà proprio facile da mandare avanti negli affari.

    stefano sollima stefano sollima

     

    Anche perché non sono così limpidi i suoi nuovi soci incravattati, come l’Alberto di Andrea Renzi. E nemmeno i tanti che vedeva con rispetto. Nessuno è innocente a Gomorra. Si sa. Ma ogni volta va riconfermato. Per i fan della serie, anche questa quarta serie è uno spettacolo imperdibile. Salvatore Esposito, Arturo Muselli, Cristiana Dell’Anna sono sempre più in parte. La regia di Francesca Comencini è perfetta. Però, se me lo chiedete, beh, Ciro l’immortale mi manca.

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