Marco Giusti per Dagospia
wiliam e harry last jedi premiere
“E’ tempo che le cose vecchie muoiano”/ “It’s time to let old things die” è la frase che dovrebbe spiegare il più profondo aspetto di Kylo Ren/Ben Solo/Adam Driver, figlio degenere di Han Solo e della Principessa Leia, cresciuto però nell’ombra del nonno malefico Darth Vader e pronto a giocarsi tutto nella lotta contro i propri vecchi miti. Un po’ come Renzi contro D’Alema, insomma.
tallia storm
E come la dice, questa frase, in una specie di gabbia-ascensore spaziale, frantuma il suo casco nero da cattivo. Sbamm! Glielo aveva detto il supercattivo Snoke, simil-Gollum animato interpretato da Andy Serkis, “Sei solo un ragazzino con la maschera”. In pratica, tutto questo Star Wars: Gli ultimi Jedi, scritto e diretto da Rian Johnson, giovane regista cresciuto al Sundance e fan nerdissimo della serie, è una sorta di resa di conti tra giovani e vecchi, tra i ragazzini con la maschera che si credono Darth Vader e i vecchi eroi della saga, gli ultimi Jedi del titolo, nata proprio 40 anni fa.
stormtroopers alla royal albert hall
Morto Han Solo nel film precedente, morta Carrie Fisher nella realtà lo scorso dicembre, ma aveva girato tutta la sua parte e la sua presenza è davvero fantastica, rimane solo Luke Skywalker da recuperare. Ma il Mark Hamill che vediamo in scena, nella sua isola impossibile da trovare, è davvero stanco e malconcio, molto lontano dal vecchio saggio alla Obi Wan Kenobi e dal gioioso Yoda con le sue massime strepitose.
oscar isaac
Ma a lui spetterà l’entrata in scena nella lotta tra il bene e il male, non è spoiler, lo sappiamo da subito, appena la giovane Rey, Daisy Ridley, va da lui assieme a Chewbecca sul Millenium Falcon a convincerlo a insegnarle le pratiche da Jedi. Lo farà? Non ne ha affatto voglia… Anche noi siamo poco convinti come Luke Skywalker di tutta questa storia, meglio chiudersi nell’isola dalemiana a pensare agli sbagli del passato che tornare a combattere un delirio di guerra tra bene e male, tra i ribelli rivoluzionari e l’Impero.
myleene klass
Questo Episodio VII di Star Wars, che non è dispiaciuto a George Lucas, malgrado una lunghezza eccessiva, 153 minuti, e molti tempi morti, ha degli aspetti interessanti. Anche grazie ai due veri protagonisti che si mettono in gioco, cioè Adam Driver come complesso cattivo, alla ricerca del senso di se stesso e di quello che rappresenta come figlio e nipote, in grado di dialogare come Rey e di poter davvero scegliere quale causa appoggiare, e Mark Hamill come ultimo Jedi che dimostra tutti i quarant’anni passati dall’inizio della saga.
mark strong
In mezzo a loro c’è la figura, centrale di Rey, che cerca di convincere Kylo Ren a lottare con i buoni, c’è la Principessa Leia, con tutto il suo carico positivo di madre e di sorella. E ci sono storie parallele anche interessanti, come quella che lega Finn, John Boyega, alla soldatessa Rose Tico, Kelly Marie Tran, e alla lora fuga nel pianeta dei giocatori, dove incontrano l’ambiguo DJ, un Benicio Del Toro in gran forma, o come quella del pilota Poe Dameron, Oscar Isaac, che si sente come Gregory Peck nel capolavoro di Henry King, Cielo di fuoco/Twelve O’Clock High, film amato e citato da Rian Johnson.
tallia storm copia
Ci sono robot come BB-8, qui in bello spolvero, e una marea di pupazzi e figurine che piaceranno ai bambini. Magari un po’ troppo, eh? Difficile muoversi in un giocattolone così carico di star, di ricordi, di merchandising, di interessi economici davvero stellari cercando di fare davvero il tuo film. Non basta dire che vuoi eliminare le cose vecchie, “to let old things die”, un po’ perché sono quelle che ti permettono di costruire il tuo gioco, un po’ perché una volta che le elimini cosa potrai fare?
john boyega
Come i protagonisti di Gomorra alla terza serie, anche i protagonisti più giovani di Star Wars devono eliminare i vecchi per poter volare con le loro ali pur ipotizzando il peso di questa scelta. E il fatto che Rey non sappia (o lo sa e finge di non saperlo?) chi siano i suoi genitori non la esonera dal fatto che pure lei deve fare i conti con la propria crescita e il volersi togliere la propria maschera.
jimmy vee con partner
Certo, Adam Driver gestisce meglio, da attore legato a Jim Jarmusch e a Steven Sodenbergh, i propri sentimenti e sa come esprimerli sulla scena. E’ finalmente un cattivo che riusciamo a comprendere, perché è vicino a noi, mai banale, soffre davvero nella lotta contro la propria eredità e contro i cattivi maestri.
gwendoline christie
Tutto questo, però, sarebbe stato decisamente meglio se un po’ meno diluito nel calderone della macchina Disney. Rian Johnson si dedica a belle scene di guerra nella sabbia che diventa rossa nel pianeta fatto di sale, a grandi scontri costruiti tutti sul rosso come se vedessimi un film giapponese anni ’60, si permette di giocare sull’occhio di Gwendaline Christie come Capitano Phasma o sui capelli violacei di Laura Dern come Amilyn Holdo, la vice di Leia.
daisy ridley
Non mancano idee e trovate, non manca la ricerca a tutti i costi dell’onore e del sacrificio nel preparare la rivoluzione futura contro il potere nazista dell’esercito di Snoke e del suo First Order. Ma spesso il film è un po’ estenuante per i vecchi spettatori, che quest’anno dovranno sorbirsi anche i festeggiamenti per il ’68. In sala in tutto il mondo dal 14 dicembre.
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