Marco Giusti per Dagospia
Hereditary di Ari Aster
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Beh. Se siete rimasti in città, il titolo migliore della settimana è Hereditary, opera prima, scritta e diretta da Ari Aster, notevolissimo horror d’autore dominato dalla performance strepitosa di Toni Colette, che ha sbancato in America, 79 milioni di dollari di incasso con 10 milioni di budget, e che riesce a non farti capir nulla più o meno fino alla fine. Muore la nonna Ellen, in odore non poco di stregoneria, e questo provoca una serie di spaventosi incidenti all’interno della famiglia Graham che sembrava vivere tranquillamente in una casa di legno nei pressi di Salt Lake City.
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La mamma Annie, Toni Colette, artista che costruisce delle strepitose doll’s house di legno, dove ricostruisce miniature di situazioni che vive, sa dei misteri della nonna molto forse più di quello che mostra di sapere. Cerca come può di proteggere la sua famiglia, il figlio sedicenne Steve, Alex Wolff, studentello bombatissimo, e la figlioletta tredicenne Charlie, Milly Shapiro, brutta, complessata e molto legata alla nonna, il marito, Gabriel Byrne, apparentemente assente.
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Ma qualcuno ha profanato la tomba della morta e iniziano apparizioni e strani fenomeni che rendono la loro dimora la tipica casa stregata. Di più è meglio non dire, ma state attenti ai molti indizi che il regista lascia ovunque. Di grande effetto l’idea delle doll’s house che costruisce Annie che presto diventeranno parte della scenografia, ma anche i rapporti complessi fra i pochi personaggi. Ma tutto il film è costruito su Toni Colette, una sorta di Mia Farrow in Rosemary’s Baby, che ci conduce in un percorso di paura e follia dove non capisci mai bene quanto lei sia dentro e quanto voglia davvero proteggere i suoi. Uno dei migliori horror della stagione. In sala.
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