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    IL CINEMA DEI GIUSTI – “UN MATRIMONIO MOSTRUOSO” DI VOLFANGO DE BIASI, ORMAI RARA COMMEDIA DEMENZIALE ITALIANA IN USCITA IN SALA, MI FA RIDERE, ANZI, ME FA RIDE, ANCHE SE NON È CERTO UN CAPOLAVORO – HA BATTUTE IMMEDIATE (CHOPIN È BATTEZZATO CON UN “AMMAZZA CHE TRIFOLATA DE PALLE”), RICHIAMI MUSICALI SCORRETTI (“I WATUSSI” DI EDOARDO VIANELLO) E DÀ MOLTO SPAZIO AGLI ATTORI DI COSTRUIRSI I LORO PERSONAGGI O PERSONAGGINI COATTI O MOSTRUOSI – VIDEO


     
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    Marco Giusti per Dagospia

     

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    Sì. Lo confesso. Questo “Un matrimonio mostruoso” diretto da Volfango De Biasi, ormai rara commedia demenziale italiana in uscita in sala (avete capito bene) il 21 giugno, che non è certo un capolavoro, mi fa ridere, anzi, me fa ride, più o meno come il precedente coatto-mostruoso-‘gnorante movie, “Una famiglia mostruosa”, proprio perché è così semplice, ha battute immediate (Chopin è battezzato con un “Ammazza che trifolata de palle”), richiami musicali scorretti (“I Watussi” di Edoardo Vianello) e dà molto spazio agli attori di costruirsi i loro personaggi o personaggini coatti e mostruosi e i loro dialoghi un po’ come vogliono.

     

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    Lo so che è una debolezza, ma abbiamo visto così pochi film comici italiani negli ultimi tempi e questo, se cascate nel gioco delle battute e degli attori, ha un suo funzionamento. Da una parte, come nel film precedente, c’è una famiglia di veri mostri.

     

    Così ritornano il babbo vampiro Vladimiro, un Massimo Ghini, anche qui bravissimo, con erre moscia, elegante un po’ blasé, la mamma strega Brunilde, interpretata stavolta da Paola Minaccioni al posto di Lucia Ocone, perfetta, lo zio Nanni di Paolo Calabresi, più sviluppato che nel film precedente, sempre rincojonito, ma che grazie al cervello di Isadora Duncan, trafugato nello studio del Dottor Frankenstein, cioè Greg (new entry), diventa la favolosa Isadora.

     

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    Meglio di Drusilla. E c’è la figlioletta vampiretta, Sara Ciocca, simil Jenny Ortega. Il figlio lupo mannaro, Cristiano Caccamo, belloccio, è ormai sposato con Luana, Emanuela Rei, che appartiene alla famiglia dei romani cafoni.

     

    Cioè l’altra famiglia, formato dai romanissimio Terra Bruciata e i Cornicioni. Diciamo subito che il Remo Corniconi di Ricky Memphis (new entry), avvocaticchio romano “Mi chiamano l’uomo che sussurrava ai cavilli”), prende il posto del fratello supercoatto Nando, Lillo, dato per morto con tanto di funerale e discorso funebre, appunto, di Remo, nei primi minuti nel film (“Nando era avido, insensibile, arrogante, ma aveva anche altre qualità e ha visto tutti i suoi processi andare in prescrizione”).

     

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    In realtà Nando non è morto, ma è solo scappato da infame in un paradiso fiscale assieme a Sole, moglie di Remo (“mio fratello è scappato co’ mi moje”) e sorella bionda, gemella e traditrice proprio della coattissima ma più pratica Stella (“mi marito è scappato coi miei sordi”), interpretata alla grande da Ilaria Spada, che fa ovviamente anche Sole.

     

    Al posto di Pippo Franco, che era il vecchio padre di Nando, morto nel film precedente, troviamo un debordante Maurizio Mattioli, nel ruolo di Glauco Terra Bruciata, padre delle gemelle e strozzino romano di lungo corso (“le gambe che ho dovuto spezzà… e i diti”) con tanto di ferro, anzi “fero” in tasca, che pretende di riavere da Nando i 50 mila euro che gli ha prestato a strozzo, con gli interessi, ovviamente (“invece del 25% gli farò il 10%”).

     

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    La scomparsa di Nando muove gli interessi di Remo verso la cognata Stella, che, riempita di debiti dal marito infame, punta invece a sposarsi il vampiro Vladimiro, che ha parecchie proprietà e si attizza come vede il sangue e il collo di Stella. (“hai già i canini barzotti, pare che non ha mai vista una vena!”). Questo scatena la moglie Brunilde (“ti ho dato i secoli migliori della mia vita”), che si allea con l’avvocato Remo per massacrare il marito (“tra un po’ non gli si allungano più nemmeno i canini”) e riprendersi tutto.

     

    Se la storia del figlio lupo mannaro, Cristiano Caccamo, e di sua moglie, Emanuela Rei, ci interessa poco e niente, prende quota, e diventa uno dei veri motori del film il corteggiamento romantico di Mattioli (“gradischi una noce?”, dice, aprendola col ferro sul tavolo) all’Isadora bionda di Paolo Calabresi, che abbiamo visto da poco caratterista strepitoso in “Rapito” di Bellocchio. Pensa un po’…

     

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    Una volta dipanata la trama un po’ ingrovigliata del film, scritto assieme al regista da Filippo Bologna, Michela Andreozzi, Alessandro Bencivenni, l’azione si sposta nel lugre Hotel Contorto dove si dovrebbero svolgere le nozze mostruose tra il vampiro Vladimiro e la coatta Stella. Alcuni personaggi funzionano poco, come la Mummia, ma in generale la Spada, Memphis, Ghini e la Minaccioni fanno ridere e Mattioli e Paolo Calabresi innamorati sono favolosi. “Io sono un uomo!”, fa Isadora. “Capirai, io credevo che era della Lazio”, conclude Glauco. In sala dal 21 giugno.

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