Marco Giusti per Dagospia
UN POSTO SICURO
Viviamo in mezzo all’amianto, all’eternit. E solo da pochi anni ne abbiamo capito il vero pericolo. L’eternit, come dice il nome, non può essere smaltito. E’ eterno e i suoi frammenti, le sue polveri volano ovunque.
E chi lo respira a lungo, soprattutto chi lo ha lavorato e chi ancora ci lavora, come in Cina, in Brasile, difficilmente non si ammala. Negli anni ’60 a Casale Monferrato, dove c’era la più grande fabbrica di eternit d’Europa, nata a inizio secolo, ci lavoravano fino a 2.500 operai.
Quando ci si è accorti del massacro, qualcosa come duemila morti, era troppo tardi. Ancora oggi, con la fabbrica chiusa dal 1986, muoiono circa 50 persone all’anno in quella zona. I detriti d’amianti erano addirittura scaricati nel Po e i bambini lo trattavano come sabbia.
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Un posto sicuro, opera prima di Francesco Ghiaccio, che lo ha scritto assieme a Marco D’Amore, il Ciro di Gomorra, che del film è pure il protagonista, racconta tutto questo. Lo fa in maniera teatrale, visto che D’Amore e Ghiaccio si sono conosciuti studiando assieme alla Paolo Grassi a Milano, lo fa come una fiction, mettendo cioè in scena la storia di un operaio che sta morendo, Giorgio Colangeli, e di suo figlio, attore, che gli sta vicino nell’agonia, appunto D’Amore, innamorato di una bella ragazza del posto,
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Matilde Gioli, e lo fa come un documentario, riprendendo molte scene dalla realtà del posto, riutilizzando dialoghi veri di operai e volti di persone coinvolte in prima persona nella battaglie processuali che gli abitanti della cittadina hanno intrapreso contro i proprietari della fabbrica.
Tutto il bellissimo racconto che a un certo punto fa Colangeli sulla fabbrica e sul significato che aveva per gli operai, a esempio, è frutto di un lavoro di documentazione che Ghiaccio e D’Amore hanno potuto fare ascoltando e trascrivendo le vere testimonianze degli operai. Un posto sicuro, che allude ironicamente proprio a Casale Monferrato, è un piccolo film sofferto e sentito, con molte ingenuità, ma anche pensato e girato con molto cuore.
Giorgio Colangeli e Marco D’Amore formano una bella coppia di padre e figlio, che si chiamano, teatralmente, Eduardo e Luca, che si divertono a rivedere in tv il celebre provino cinematografico che fece Totò negli anni ’30 a Cinecittà.
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Il figlio sa che il padre ha i giorni contati, ma trova proprio nella sua malattia e nella sua storia, che è poi la storia della città, la forza di crescere, lavorando a uno spettacolo sul disastro dell’eternit e sulla malattia che gli stessi operai per molto tempo hanno voluto nascondere, non hanno voluto vedere.
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Forse per non perdere la “ricchezza” e l’orgoglio della fabbrica cittadina. Poche copie. In sala dal 3 dicembre.