Marco Giusti per Dagospia
ROMA ALFONSO CUARON
Uffa. Volete davvero sapere quali sono i migliori film dell’anno? Seriamente? Beh, Un affare di famiglia di Hirokazu Kore Eda, forse quello scritto meglio di tutti. Roma di Alfonso Cuaron, trionfo di Netflix e di Venezia, fin troppo perfetto, con le cacche del cane più scostumato del mondo, Borras, elegantemente simmetriche sul pavimento a schacchi bianchi e neri. The Ballad of Buster Scruggs dei Coen, con Tom Waits che canta, un film che rivedrei all’infinito.
First Reformed di Paul Schrader, un capolavoro che da noi è uscito solo a Venezia con Ethan Hawke memorabile. I due film di Luca Guadagnino, l’unico autore internazionale che abbiamo e quello che davvero rischia di più, Chiamami col tuo nome e Suspiria, che esce fra due giorni, Dogman di Matteo Garrone, il suo film più riuscito dai tempi di Gomorra, scritto benissimo, dominato da un non attore, Marcellino Fonte, premiato a Cannes e agli EFA.
CHIAMAMI COL TUO NOME
Loro I e II di Paolo Sorrentino, perché mi sono divertito come un pazzo con questo Berlusconi delle feste pazze atteso da troppi anni e la battuta micidiale sull’alito cattivo che dice Alice Pagani al poro Silvio: “Hai l’alito di mio nonno”. Sorrentino si dimostra il più presentuoso, ma anche il più libero regista italiano.
Cold War di Pawel Pawlikowski, vero film europeista. Summer di Kirill Serebrennikov, perché i russi hanno una marcia in più al cinema, lo sappiamo. Senza scordare Black Panther, Spiderman Un nuovo universo, miglior film animato dell’anno, BlacKkKlansman, il miglior Spike Lee da anni, il supererotico Mektoub My Love di Abdellatif Kechiche, totalmente contro corrente. Il documentario sulla prima guerra mondiale They Shall Not Grow Old di Peter Jackson, un film incredibile dove prendono vita sotto i nostri occhi soldati morti un secolo fa.
euridice axen alice pagani sul set di loro
I più brutti? Ce ne erano molti davvero terribili. Da Venom di Ruben Fleischer che massacra perfino Tom Hardy al Robin Hood-l’origine della leggenda con i personaggi vestiti da un simil Prada e le finestre in alluminio, dai film della coppia Penelope Cruz-Javier Bardem, come Pablo Escobar, terribile.
Ma sono stati mezzi flop anche film che avevano spunti interessanti, penso a Il tuttofare di Valerio Attanasio, a Il vegetale, dove Rovazzi dimostra di non essere né un comico né un attore, a Cosa fai a Capodanno, un film dove si doveva trombare come da copione (“Chi tromba il primo dell’anno tromba tutto l’anno!”) e invece nessuno tromba.
mektoub, my love canto uno 1
E’ stato un flop, ahimé, il pur interessante film di Edoardo De Angelis, Il vizio della speranza, che pure amo molto. Non mi sono piaciuti, confesso, né Euforia di Valeria Golino, con un bravissimo Scamarcio fratello gay di Valerio Mastandrea (“Ma tu lo metti o lo prendi? Perché da fratello mi piacerebbe di più che tu lo mettessi”), né Troppa grazia, dove Alba Rohrwacher vede la Madonna, che pure è piaciuto a molti.
Ho adorato però, sempre in temi di Madonne che parlano o piangono sangue, Il miracolo di Niccolò Ammaniti, credo la migliore serie italiana dell’anno, con Tommaso Ragno super.
BOHEMIAN RHAPSODY
Il nostro pubblico ha adorato Bohemian Rhapsody e il Freddie Mercury di Rami Malek e sta ridendo alle battute di De Sica e Boldi in Amici come prima, forse il film più scatenato e scalcinato film italiano sulla fluidità sessuale. “Chi ti sembro?”- “Un ricchione”. “Papà! Anche tu gay?!”. “Cosa tiene fra le gambe, una vongola?”.
Il primo, inoltre, girato nella Villa Cernobbio di Berlusconi, quella del lettone di Putin con Boldi con la pompetta a tre velocità pazzo per le escort e la badante De Sica che si oppone alle richieste più truci (“Non gliela faccio! No, non gliela faccio”).
Va detto che la fluidità sessuale e la problematica gay sembra un’ossessione del cinema e del pubblico italiano. “Ancora devi farti perdonare da mamma il fatto di essere frocio”, dice Mastandrea al fratello gay Scamarcio in Euforia. “Anto’ so’ tutti buoni a ffa i gay a Berlino!” si sente in Puoi baciare lo sposo di Alessandro Genovesi, dove Diego Abantuono deve sopportare l’onta del matrimonio del figlio gay. Magari per questo è andato così bene da noi Bohemian Rhapsody.
Fra le battute che abbiamo più amato nel cinema italiano del 2018 avevo segnato anche la fondamentale “Mi manca tanto la papaccella!” nel film degli Arteteca, Finalmente sposi diretto da Lello Arena, dove si sente anche un “Se Maometto non va alla montagna è perché gli piace o’ mare!” e un “Fatti un po’ di training androgino”.
capri revolution 7
Ma è grandioso anche il dialogo tra Carolina Crescentini, moglie rompicoglioni, e il marito violento Pierfrancesco Favino in A casa tutto bene di Gabriele Muccino, “Ma perché non mi fai sentire più amata?” chiede lei. E lui, cercando di ucciderla spingendola verso un dirupo: “Hai rotto il cazzo!!!”.
Fra gli attori italiani che ho più amato della stagione direi Marcellino Fonte e Edoardo Pesce in Dogman, Alessandro Borghi in Sulla mia pelle, che je voi di’. Riccardo Scamarcio sia in Loro che in Euforia. Come attore stracult segnalo Biagio Izzo sia nel fenomenale Achille Tarallo di Antonio Capuano, migliore commedia dell’anno, sia come cameriere impiccione in Natale a 5 stelle di Marco Risi.
BABY LA SERIE DI NETFLIX SULLE ESCORT DEI PARIOLI
Ma segnalo anche la folle appariziome di Andrea Roncato come regista impegnato e sfigato in Notti magiche di Paolo Virzì, forse il film più stracult dell’anno. E la storica coppia sicula Toti e Totino nel curioso La fuitina sbagliata, piccolissima commedia andata molto bene.
Fra le attrici metto tra le preferite Marianna Fontana nel non fortunato Capri Revolution di Mario Martone come pastorella, Alba Rohrwacher sia in Lazzaro felice che in Troppo grazia, Agnes Claisse nel poco notato Blue Kids di Andrea Tagliaferri, ma anche Giulia Michelini moglie coatta di Gian Marco Tognazzi in A casa tutto bene di Muccino. E metterei anche le due protagoniste della serie Baby, Benedetta Porcaroli e Alice Pagani.
isvn io sono valentina nappi 3
Tra le attrici italiane più stracult temo che le batta tutte Antonia Truppo che sta per diventare un uomo quando viene invitata a cena dal vecchio ex Pieraccioni nel suo Se son rose. Anche se lì avevo molto amato anche la mignotta balbuziente fiorentina di Gaia Nanni.
La Truppo batte anche la performance da simil morta di Barbara Bouchet in Metti la nonna nel freezer, quella tutto sesso di Valentina Nappi in Io sono Valentina Nappi di Monica Stambrini, dove c’è il maschio più dotato ma meno attraente visto (da me) in un porno. Notevolissima anche Regina Orioli in Notti magiche di Paolo Virzì, che si fa leccare non dico cosa mentre il protagonista scrive una sceneggiatura a macchina. Dallo stesso film imperdibile l’apparizione di Ornella Muti che gliela fa vedere al protagonista (ma solo a lui) in una delle scene più stracult della stagione.
notti magiche 8
Tra gli esordi italiani beh, direi La terra dell’abbastanza dei fratelli D’Innocenzo, forse un po’ facile ma riuscito. Mi piacciono anche Ride di Valerio Mastandrea e Blue Kids di Andrea Tagliaferri. Ma adoro Ovunque proteggemi di Bonifacio Angius, che è opera seconda, però.