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    IL COLLASSO DELLA SANITA’ PUBBLICA E' UN GUAIO PER LE NOSTRE TASCHE: UN ITALIANO SU TRE QUANDO DEVE FARE UNA VISITA OPPURE UN ESAME DIAGNOSTICO SI RIVOLGE AL SISTEMA PRIVATO PER EVITARE LISTE D’ATTESA INFINITE - MATTARELLA CHIEDE DI DIFENDERE IL SISTEMA SANITARIO NAZIONALE CHE PERO' AVREBBE BISOGNO DI MAGGIORI RISORSE - INTANTO LA SPESA PRIVATA DELLE FAMIGLIE È CRESCIUTA DI SETTE MILIARDI E MIGLIORANO DI ANNO IN ANNO GLI AFFARI DELLE ASSICURAZIONI..


     
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    Estratto da repubblica.it

     

    SERVIZIO SANITARIO PUBBLICO - OSPEDALE SERVIZIO SANITARIO PUBBLICO - OSPEDALE

    Più di un italiano su tre quando deve fare una visita oppure un esame diagnostico si rivolge al sistema privato. Quindi paga di tasca propria la prestazione. La grande crisi del sistema sanitario pubblico, sulla cui importanza ha insistito il presidente Mattarella, sta tutta qui, nello scivolamento verso il mondo del privato, che un tempo era residuale e ora è centrale per l’assistenza.

     

    Il dato è di Agenas, l’Agenzia sanitaria delle Regioni, che ha calcolato come il 35% di coloro che hanno bisogno di farsi vedere da uno specialista o di fare accertamenti non passano attraverso strutture pubbliche o convenzionate (quindi sempre gratuitamente o al costo del ticket), ma vanno fuori, si rivolgono all’ampia offerta di centri privati, oppure all’intramoenia, cioè alla libera professione dei dipendenti del servizio sanitario nazionale.

     

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    La piaga insoluta delle liste d’attesa

    Cosa spinge i cittadini a rivolgersi al privato? La risposta tira in ballo uno degli enormi problemi della sanità italiana di questi anni: le liste di attesa

     

     

    (…) La fuga verso il sistema privato non riguarda solo i cittadini. Uno dei grandi temi legati al sottofinanziamento del sistema sanitario ha a che fare con i lavoratori. Ci vorrebbero stipendi più alti per medici e infermieri, lo ha detto anche il ministro alla Salute, Orazio Schillaci. Finché la paga resta la stessa, circa tremila al mese per un camice bianco ospedaliero, ci saranno trasferimenti nel privato. Secondo i sindacati ogni anno duemila medici lasciano il Sistema sanitario nazionale per andare in strutture private, dove magari guadagnano il doppio, oppure a fare i liberi professionisti. In questo caso, capita che rientrano negli ospedali per fare i turnisti al pronto soccorso, oppure aprono un loro studio. A quel punto è impossibile stimare quanto guadagnino, comunque molto di più di un assunto in ospedale.

     

    La spesa privata cresciuta di sette miliardi

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    Si chiama spesa sanitaria “out of pocket” ed è quella che le famiglie sostengono appunto di tasca propria. Il valore di questo esborso privato è cresciuto negli anni, di pari passo con il venir meno della risposta del servizio pubblico. I cittadini si sono in parte sostituiti allo Stato.

     

    Secondo l’Istat, la spesa diretta delle famiglie nel 2012 era di 34,4 miliardi di euro. E nel 2022 è arrivata a quota 41,5 miliardi. La crescita, quindi, è stata in 11 anni di oltre il 20%, pari a 7 miliardi di euro in più. Oltre 20 miliardi vengono spesi per visite specialistiche, servizi dentistici, servizi di diagnostica e per servizi paramedici (cioè infermieri, psicologi, fisioterapisti, eccetera). Altri 15 sono serviti a comprare farmaci, apparecchiature medicali e altro. Quasi 6 miliardi sono stati spesi per i ricoveri ospedalieri e in strutture di assistenza a lungo termine.

     

    Sempre più un affare per le assicurazioni

    attesa sanità pubblica attesa sanità pubblica

    Con la sanità pubblica in crisi, migliorano di anno in anno gli affari delle assicurazioni. Le forme integrative in questi anni hanno avuto una vera esplosione. Intanto, tra i lavoratori ci sono circa 15 milioni di assistiti con il welfare contrattuale o aziendale, che valgono circa 3 miliardi all’anno. Nel 2013 gli assistiti erano meno della metà, cioè 7 milioni.

     

    La svolta c’è stata nel 2018 quando i decreti Turco e, poi, Sacconi hanno dato nuovo slancio ai fondi sanitari. Circa 1,5 milioni di persone si sono iscritte a sistemi di mutua simili a quelli di dipendenti e liberi professionisti, anche se non lavorano. Infine, ci sono le compagnie di assicurazione. Le polizze dei singoli (sanitarie o infortuni) riguardano circa 4 milioni di persone. Il giro d’affari supera il miliardo di euro (cifra quasi doppia rispetto a dieci anni prima).

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