Cesare Giuzzi per www.corriere.it
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La storia sembrava la trama di un film dell’orrore. Teschi umani nascosti dentro pacchi diretti all’estero e intercettati per caso dagli addetti alle spedizioni del corriere Ups di via Fantoli. Due pacchi indirizzati in Svizzera e a San Francisco negli Stati Uniti d’America.
Uno spedito il 28 agosto e l’altro il 29, con all’interno addirittura tre teschi. Un mistero che per qualche giorno aveva fatto temere incredibili intrighi internazionali, macabri riti satanici e addirittura l’ombra di un serial killer.
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La realtà però è stata svelata in una settimana d’indagine dei carabinieri della compagnia Monforte che hanno ricostruito (almeno in parte) i contorni di questa vicenda e denunciato per traffico di resti umani tre persone tra Milano e il Piemonte. Si tratta di collezionisti che rivendevano le ossa attraverso i canali commerciali web di eBay e Facebook: un commercialista, un tecnico informatico e un ingegnere.
Tutti e tre si sono definiti «appassionati» del genere e si sono giustificati sostenendo di non sapere che in Italia sia vietato detenere ossa umane per scopi non scientifici e soprattutto rivenderle. Tanto che avevano indicato nome e indirizzo del mittente sui pacchi.
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Una giustificazione però piuttosto improbabile visto che i tre — che pare in realtà non si conoscessero tra loro — avevano una rete internazionale di contatti che andava dagli Usa alla Svizzera, mentre i resti venivano acquistati dalla Repubblica Ceca. Non si sa ancora se attraverso venditori «leciti» o se sul mercato nero.
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Per capirlo bisognerà aspettare l’esito delle indagini per rogatoria disposte dal pm Francesco Cajani che ha anche ordinato approfondimenti sui canali di vendita via Internet agli investigatori del pool reati informatici della Procura.
Quel che è certo è che i tre avevano una discreta disponibilità di ossa. I carabinieri, infatti, mercoledì hanno perquisito le loro case e hanno trovato parecchi reperti: 15 teschi, tibie, peroni, frammenti di ossa delle braccia e delle gambe con articolazioni complete e due scheletri intatti.
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Ossa che sono state affidate ai tecnici del Laboratorio di antropologia forense di Medicina legale, guidato dall’anatomopatologa Cristina Cattaneo. A loro toccherà datare i reperti e tentare di individuarne la provenienza. Da un primo esame sembra che le ossa siano state disseppellite. Segno che potrebbe trattarsi di reperti trafugati da cimiteri dell’ex Cecoslovacchia.
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Le ossa, una volta in Italia, venivano messe «in vetrina» sul web e rivendute in tutto il mondo. Un teschio umano in buone condizioni veniva pagato 100 euro e rivenduto a oltre 600. Duecento euro, invece, il costo di un singolo osso. Un mercato macabro ma florido, che in passato aveva interessato soprattutto paesi asiatici. Ma vietato dalla legge in quasi tutti gli Stati.