Estratto dell’articolo di Laura Tedesco per www.corriere.it
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«Mi hanno ingannato online... Lo so, sembra incredibile che possa esserci cascato anch’io che mi sono occupato di intelligence e controspionaggio, però è andata proprio così».
[…] Gerardino (Gerry) De Meo ha 71 anni e abita nel comune veronese di Sona: «Anch’io, ex generale dell’Esercito ora in pensione — ammette — sono caduto vittima di una truffa sul web».
Il suo è un nome di prestigio, è stato un alto ufficiale di rango e nella sua brillante carriera ha rivestito il ruolo di ultimo comandante del distaccamento logistico della Nato a Verona e di «West Star», il bunker antiatomico più grande d’Italia ad Affi.
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«Se ho deciso di raccontare pubblicamente l’incubo in cui sono sprofondato — esce allo scoperto l’ex alto ufficiale - è principalmente per mettere in guardia dai rischi dei social network, per far capire il livello di spregiudicatezza raggiunto da questi abilissimi truffatori e quanto sia facile caderci com’è capitato a me, che ho pagato a carissimo prezzo […]».
[…] «Ricordo tutto come fosse appena cominciato, era il 7 luglio 2021 quando mi arrivarono tre “like” a una foto che avevo appena postato su quella che all’epoca era la mia pagina Facebook. Tutto è iniziato così, […] per colpa di quei tre innocentissimi “like” mi hanno spillato oltre duecentomila euro...È stato sconvolgente».
Per qualche giorno l’ex generale era rimasto in casa da solo: «[…] quella settimana mia moglie era andata a trovare a Bologna mia figlia che aveva avuto un bambino e così io mi sono trovato momentaneamente solo in casa, a Verona».
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De Meo voleva ingannare un po’ il tempo stando al computer, invece l’ex comandante si è ritrovato preda di un micidiale inganno: «Una trappola perversa, organizzata così efficacemente da sembrare all’inizio tutto fuorché un raggiro». È lui stesso a ripercorrere l’escalation truffaldina: «A inviarmi quei tre “like” […] era una sedicente imprenditrice cinese che mi ha fatto credere ci fossimo conosciuti in Germania dove avevo prestato servizio. Inizialmente non ho mai pensato che quella donna non esistesse e che fosse in atto una truffa […] , per cui ho proseguito a dialogare con lei senza sospettare nulla».
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[…] Soltanto in seguito, quando gli eventi sono precipitati, l’ex 007 ha realizzato che si trattava di una donna-fantasma: «Diceva di chiamarsi Amy Huang, di avere trent’anni, di essere proprietaria di una ditta di mobili, di vivere a Graz, in Austria. Abbiamo iniziato a chattare su WhatsApp».
Ne nasce una sorta di amicizia a distanza, finché la sedicente Amy Huang comincia a «fare accenno ad alcuni investimenti proficui. Ho sempre lasciato cadere il discorso, poi un giorno mi ha proposto un piccolo affare di mille euro. La cifra era talmente modesta che, anche per curiosità, ho accettato. Non l’avessi mai fatto...».
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Si trattava di bitcoin: «L’investimento consisteva nell’inviare denaro, sotto forma di criptovaluta, su una piattaforma dove sarebbe aumentato grazie a bonus di benvenuto e mensili. Avevo una id e una password scelti da me. Dopo aver versato mille euro, ho ricevuto degli interessi, sembrava andare tutto bene e dopo quel primo investimento, la sedicente imprenditrice orientale me ne ha proposti altri».
[…] Poi però sono cominciate le perdite, sempre più significative: «Una puntata dopo l’altra, sono arrivato a perdere oltre duecentomila euro». […]
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