Andrea Galli per milano.corriere.it - Estratti
tamara ecclestone
Fuori il primo (anche se il gran capo Daniel Vukovic rimane imprendibile, lui e il bottino milionario). Alessandro Donati, 44 anni, uno dei due milanesi della batteria di ladri che la notte del 13 dicembre 2019 aveva svaligiato la villa londinese di Tamara Ecclestone, figlia di Bernie, l’ex patron della Formula 1, ha terminato di scontare la detenzione in Inghilterra.
Scotland Yard l’aveva accusato, cogliendo l’adesione dei giudici, di aver materialmente asportato, insieme al socio Alessandro Maltese e Vukovic, gioielli, orologi e contanti dalla magione di Tamara, assente in quanto sui ghiacci della Lapponia per una vacanza con marito e figlioletta.
Magione che peraltro sorge in una zona abitata anche da donne e uomini di nascita reale nonché da ultramiliardari arabi e asiatici, calciatori e allenatori, e pertanto viene definita una delle aree più sicure dell’intero pianeta, protetta com’è dalle forze dell’ordine e da un articolato sistema di vigilanza privata. Infatti s’è visto.
DANIEL VUKOVIC
Anche Maltese fra non molto finirà la permanenza in galera e tornerà in Italia. Sia lui che Donati, alla corte, avevano giurato e giurato di non aver intascato nemmeno un centesimo e d’ignorare dove fosse approdato il bottino. Stando alle indagini di Scotland Yard, che avevano avuto l’appoggio decisivo della squadra Mobile di Milano, la formazione della banda aveva avuto come perno l’insediamento rom di via Monte Bisbino. In passato Vukovic aveva avuto una significativa parte di esistenza – e di delinquenza – qui in città. Ma adesso lui dove è? Dove è sempre stato. Conviene ricordare quanto raccontato di recente dal Corriere che ha letto l’incartamento istituzionale ai tempi della richiesta di estradizione.
tamara bernie ecclestone
«L’autorità centrale del Regno Unito di Gran Bretagna e Irlanda del Nord ha presentato via e-mail, con lettera del 15 aprile 2021, registrata presso la Direzione degli Affari Congiunti della Repubblica, la richiesta di estradizione di Daniel Vukovic. La richiesta di estradizione è stata presentata in conformità con le disposizioni della Convenzione europea di estradizione del 1957, e l’estradizione è stata richiesta per un procedimento penale per il reato di associazione a delinquere finalizzata a commettere furto con scasso e riciclaggio (...) In aggiunta è stato richiesto che alla procedura di estradizione venga applicato il Trattato sull’estradizione reciproca dei criminali tra Serbia e Gran Bretagna».
Alessandro Donati
Alle autorità slave, da parte della polizia milanese, era stato comunicato l’indirizzo in località Obrenovac, non lontano da Belgrado, dove stava il bandito; una mossa retorica in quanto «Vukovic ha cambiato i dati personali in una procedura regolare davanti alle autorità competenti». Insomma, l’acquisizione di un alias con la benedizione dello Stato. Era lui, certo, ma per l’anagrafe non era più lui. Sicché «dopo che la richiesta di estradizione è stata inoltrata all’Alta Corte di Belgrado-Dipartimento speciale per la criminalità organizzata, è stata confermata la precedente decisione della Corte d’appello di Belgrado: i requisiti legali per l’estradizione alle autorità giudiziarie del Regno Unito di Gran Bretagna e Irlanda del Nord non erano soddisfatti e la sua estradizione è stata rifiutata».
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