Giovanna Casadio per La Repubblica
Va da Grillo in piazza San Giovanni, Moretti?
«Vado a piazza San Giovanni? Ma che scherzi?!».
Nanni Moretti esce a fatica dalla calca del teatro Ambra Jovinelli. È salito sul palco, ha abbracciato Bersani. Non l'ha preso in braccio come avrebbe forse fatto Benigni, ma per uno che undici anni fa gridava al centrosinistra di Fassino e Rutelli a piazza Navona "con questi leader non vinceremo mai", pur essendo passata tanta acqua sotto i ponti, è un inatteso mega spot.
BERSANI GIUNTELLA MORETTI SPERANZA ESULTANO CON I PUGNI CHIUSI L ABBRACCIO DI NANNI MORETTI E PIERLUIGI BERSANIL'ex scontroso, irascibile, tuttora ombroso regista prende la parola per dire: «Nonostante lo spot elettorale "smacchiamo il giaguaro", voterò il Pd». Risate e un urlo dal pubblico: «Nanni, dì qualcosa di sinistra». E lui: «C'è un tempo per criticare i propri amici, e io lo faccio da sempre, da 40 anni; e c'è un tempo da qui a lunedì per criticare i propri avversari ».
E lunedì, aggiunge, speriamo di festeggiare «la liberazione ». La liberazione dal "Caimano", per citare il suo film su Berlusconi. La liberazione, ripete, che «festeggiamo ogni tanto quando viene liberato un ostaggio, come per Ingrid Betancourt. Ora spero che lunedì festeggeremo la liberazione di 60 milioni di persone ostaggio dell'interesse di uno, che per sua stessa ammissione e per ammissione dei suoi collaboratori ha cominciato a fare politica per difendere i suoi interessi economici e giudiziari».
Ma lei oggi perché ha scelto di venire qui, quindi?
«Perché sono stati 19 anni molto brutti, umilianti, in cui ci sono stati anche governi di centrosinistra che hanno responsabilità, ma io confido sempre nel prossimo».
Giudizio buono su Bersani?
«Ho deciso all'ultimo momento di venire, me l'ha chiesto Gasbarra. Bersani l'ho conosciuto ora sul palco. Mi è sembrato il suo un discorso da combattente. Poi io mi ripeto un po', e dico la stessa cosa che dissi in piazza San Giovanni nel 2002. Se dovessimo vincere, ecco questa volta fatela la legge sul conflitto di interessi e una legge anti trust. Leggi non contro una persona, ma per tutti, per mettere sullo stesso piano coloro che partecipano alle elezioni ».
Cosa teme di più, cosa le fa più paura, Berlusconi o Grillo?
«Ho fiducia che vinca il centrosinistra. Punto. E non sono d'accordo con quelli che dicono che è tutto uguale, che non ci sono differenze tra destra e sinistra. Le differenze ci sono e sono evidenti, i partiti sono diversi. Non capisco chi dice che c'è un'unica melassa. Prendiamo l'esempio delle primarie: il centrosinistra ha fatto una bellissima prova mentre c'è stata la figuraccia - di cui non sono stato neppure tanto contento - della destra, che ha annunciato le sue primarie, ha fissato data, i candidati. Poi è arrivato uno e ha detto: "non si fa più niente"».
Grillo ha riempito piazza San Giovanni.
«Sì, io capisco la scontentezza ma non sono d'accordo con tante cose e non intendo mitizzare la rete. Certo noi, elettori di sinistra e di destra, come i giornalisti, ci siamo abituati a considerare normali cose che in democrazia non lo sono affatto».
Cosa non è normale?
«Non è normale che uno parli di prendere il fucile, di secessione e poi diventi ministro della Repubblica. Non è normale che qualcuno per i suoi problemi finanziari e giudiziari tenga in ostaggio un intero paese. In questi anni il centrosinistra si è convinto che qualsiasi cosa dicesse o pensasse poteva trasformarsi in un autogol... Parlare di Berlusconi e Previti, eh no, meglio di no... ma Previti è stato condannato per via di Berlusconi».
Berlusconi mente?
«E' un bugiardo. Non è vero che non è mai stato condannato. Se c'è un'informazione vera, deve dire queste cose. Non so se tutti i cittadini sanno che nel processo Ruby è coinvolto per prostituzione. Un politico accusato di indurre alla prostituzione; un politico che fa battute sulle donne, "lei quante volte viene", e sugli omosessuali, in altri paesi smette di fare politica perché c'è un'opinione pubblica trasversale, di sinistra e di destra, che non consente di fare come se niente fosse».
Di chi la colpa, se questo in Italia non accade?
«Un po' tutti, dopo 19 anni, lo consideriamo normale. Ora additiamo Oscar Giannino perché ha detto bugie. Ho letto il titolo di un giornale di destra "Il declino di Giannino". E Berlusconi? Altro che Giannino! Io sono per la buona politica e per il buon giornalismo ».
E Monti?
«Non me l'aspettavo che "salisse" in politica... e ha fatto campagna elettorale».
Se Bersani la chiamasse al governo, a fare il ministro della Cultura, accetterebbe?
«No, a me piace tanto il mio lavoro ».