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marco milano a mai dire gol
Marco Milano, il popolare Mandi Mandi: "Non ho più niente ma vorrei tornare a lavorare"
La gente lo ricorda soprattutto per l'inviato d'assalto di "Mai dire gol" Mandi Mandi. Ma Marco Milano, da metà anni 80 a oggi ha messo la sua vis comica in moltissime produzioni. Da qualche anno è però scomparso dai teleschermi. Complice un periodo nerissimo, iniziato con dei guai con il fisco e proseguito con problemi personali. "Non ho più nulla ma non voglio dipendere dagli altri - dice a Tgcom24 -. Vorrei tornare a lavorare".
marco milano 8
La storia di Marco Milano (57 anni) parte da lontano, dai primissimi anni 80 e dal Derby di Milano, fucina della comicità odierna per almeno un ventennio. La televisione ha iniziato a farla nel 1985, nella trasmissione di Claudio Cecchetto, "Zodiaco". E da lì è partita una lunga carriera, come comico in prima persona ma anche come autore per altri (Massimo Boldi), autore di canzoni, interprete di fiction. Su tutti sicuramente la partecipazione a "Mai dire gol", che gli dà grande popolarità e con la quale inizia un lungo sodalizio con Teo Teocoli. Negli ultimi anni però tutto è cambiato.
L'ultima volta che ti abbiamo visto in televisione è stato nel 2014, a "Colorado". Poi cosa è successo?
In realtà anche quell'esperienza è stata poca roba, solo sei puntate. Ero già nel pieno della vicenda che mi ha travolto e non avevo la testa per rendere al meglio.
marco milano e teo teocoli
Quale vicenda?
Nel 2008 l'Agenzia delle entrate ed Equitalia hanno iniziato a mandarmi una serie di cartelle esattoriali pesantissime. I miei commercialisti per quattro anni avevano sbagliato tutte le dichiarazioni e così mi sono trovato di fronte a debiti con lo Stato a cui non potevo far fronte. Mi hanno portato via la casa e tutto quello che avevo guadagnato negli anni. Mi hanno completamente distrutto. Fino a quel terribile 2014...
Cosa è accaduto quell'anno?
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Dopo il lavoro a "Colorado", che comunque non mi ha permesso di uscire dai miei problemi, la mia ragazza mi ha lasciato. E dopo qualche giorno è morto anche mio padre. Sono precipitato in una depressione tremenda e mi sono lasciato andare. Mi sono chiuso nella mia casa in Toscana, in Maremma, per quindici giorni, senza mangiare e con il solo obiettivo di morire. Poi è arrivato un angelo custode che mi ha salvato.
Chi era questa persona?
Non lo so, non ho più avuto modo di rintracciarla. So solo che mentre ero lì in casa qualcuno mi ha chiamato. Ho farfugliato qualcosa e dopo poco tempo sono arrivati a casa un'ambulanza e una pattuglia dei carabinieri, che mi hanno preso per i capelli, salvandomi la vita.
Da quel momento hai provato a reagire?
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Sì. Sono andato in ospedale, ho parlato con una psicologa, mi sono ripreso. In quella casa in Maremma non sono più voluto tornare. Tanto più che adesso mi stanno pignorando anche quella.
Dove vivi adesso?
Sono senza fissa dimora. Giro un po' tra la Puglia, il Friuli e il Veneto, dove ci sono degli amici che mi possono ospitare. Ma non vorrei vivere sulle spalle degli altri, non sto chiedendo la beneficenza. Non chiedo altro di tornare a lavorare: è il lavoro che ti sostiene, poi lavorando uno può riprendersi. La mia dignità artistica e professionale l’ho sempre mantenuta.
Negli ultimi anni sei stato chiamato sempre più di rado per produzioni televisive. Lo metti in relazione alla tua vicenda personale?
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Assolutamente sì, il lavoro di un comico è difficile:, devi avere una serenità mentale per far ridere. Io ero schiacciato da preoccupazioni, cartelle, ricorsi... Per me è cominciato a diventare impossibile.
Qualcuno del mondo dello spettacolo ti è stato vicino?
Dal 2014 devo dire che non ho avuto accanto nessuno. Ma anche per una questione mia, di orgoglio personale. Ho cercato di arrabattarmi senza chiedere troppo. Con il buon Teo Teocoli, per esempio, che mi stima, ho mantenuto un buon rapporto, ma volte è difficile chiamare e dire “sono nel fango, dammi una mano”.
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Ora come vivi?
Negli ultimi tempi ho continuato a progettare. Ho scritto una trasmissione per i nonni. Invece in questi giorni sono a Caorle sono per una canzone che ho scritto per i bambini ricoverati nel reparto di pediatria oncologica. Mi piacerebbe fare un video con tanti personaggi famosi, tipo "We Are The World". Insomma, mi sono adoperato pensando agli ultimi, quelli più bisognosi.
E se guardi al futuro cosa pensi?
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Che adoro il mio lavoro. Se ci fosse il lavoro tornerei a vivere. Con quello ti senti realizzato.
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