Guido Olimpio per il “Corriere della Sera”
mikhail kalashnikov
Da sempre gli Stati vendono e comprano armi. Solo che una volta un gran numero degli acquirenti le teneva al sicuro negli arsenali. Oggi, invece, ne hanno bisogno subito perché le usano immediatamente o quasi. Dunque non sorprendono i dati diffusi dal Sipri (Stockholm International Peace Research Institute), l'istituto svedese che segue in modo costante il fenomeno: il commercio di armamenti nel periodo 2012-2016 ha raggiunto picchi mai visti, più 8,6%. Una corsa che ricorda quella vista ai tempi del contrasto Nato-Patto di Varsavia.
bombardamento aleppo
I conflitti consumano il materiale a ritmi vertiginosi. Le fabbriche americane che producono bombe e missili intelligenti hanno dovuto incrementare i turni di lavoro per soddisfare la domanda enorme. Al punto che, qualche mese fa, si è parlato di «penuria».
La lotta contro l'Isis si porta via una quota degli ordigni, con americani, francesi ed altri alleati occidentali che li sganciano quotidianamente dalla Siria all' Iraq. Ma l' altro grande teatro è lo Yemen, con sauditi ed Emirati che spianano le posizioni dei ribelli Houthi, ma anche case e mercati.
UN BOMBARDIERE B52 VOLA SOPRA LA COREA
Le tabelle del Sipri non lasciano dubbi: le petro-monarchie sono nelle prime posizioni degli importatori, li batte solo l'India, sempre alle prese con l' infinito duello con il Pakistan. Al terzo posto, dopo gli Emirati, c' è la Cina. I venditori sono i soliti noti. In testa gli Usa, con il 33% del mercato globale, dietro ci sono Russia, Cina, Francia, Germania, Gran Bretagna e Italia, che ha registrato un incremento del 22%. Piazziamo la nostra «merce» in molte aree, i turchi sono il primo cliente, ma abbiano allargato la presenza nella regione del Golfo.
gaza bombardata
Gli Emirati - che sono stati ribattezzati la Piccola Sparta - rappresentano una fonte di introiti importante. Il mini-stato ha aperto basi i Somalia e Eritrea, ne sta preparando una in Libia ed ha ambizioni strategico-politiche che lo spingono ad interventi diretti nei conflitti. La Russia ha sfruttato il suo intervento al fianco di Assad per fare pubblicità a blindati, aerei, corvette, missili.
C' è chi esporta caccia e tank, ma anche chi si «accontenta» di fucili d'assalto, lanciagranate e munizioni. Casse su casse che vengono dirottate per sostenere fazioni o movimenti di guerriglia. Bielorussi e bulgari, per fare un esempio, le hanno cedute ad alcuni governi che assistono gli insorti in Siria. E in questi quadranti vanno poi forte pick-up e fuoristrada: non sparano, però sono diventati indispensabili. Una parte delle battaglie sono combattute da miliziani a bordo di questi veicoli.
bombardamento russo a raqqa