Estratto dell'articolo di Francesco Borgonovo per “La Verità”
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Il commissario Luigi Calabresi? «È stato innanzitutto una vittima di un ruolo che i suoi superiori diretti e indiretti gli avevano assegnato all’interno della strategia della tensione». La brutale campagna di odio montata contro di lui da Lotta continua? Ci ha risparmiato «ulteriori stragi, e vittime, e oppressione e tirannide perseguite dagli strateghi della tensione». A scrivere queste parole è Guido Viale, figura piuttosto nota all’interno del variegato mondo della sinistra e, soprattutto storico esponente di Lotta continua.
Da pochi giorni è arrivato in libreria il suo nuovo saggio, intitolato Niente da dimenticare. Verità e menzogne su Lotta continua, pubblicato dal piccolo editore Interno 4. Fosse uscito in un altro momento, probabilmente non ne avremmo mai sentito parlare, ma questo è un periodo particolare.
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Di conseguenza, pontifica Viale, è sbagliato indicare come «cattivi maestri» gli ideologi della sua generazione. Gli esempi da biasimare sono altri. Sapete, ad esempio, chi fu un «vero cattivo maestro», se «mai in Italia ce n’è stato uno»? Indro Montanelli. Prima fascista, poi volontario in Spagna con i franchisti, poi ideatore di un colpo di Stato con l’ambasciatore americano, poi teorizzatore della creazione di una minoranza anticomunista a cui far prendere il potere.
Se «chiunque di noi avesse detto e fatto anche solo la decima parte di quanto aveva scritto, detto e fatto Montanelli», chiosa Viale, «provate a pensare quale sarebbe stato il suo destino […] e quale il trattamento riservatogli dalla stampa e dai media italiani». Ora, va benissimo l’idea di mettere in luce i lati oscuri degli anni di piombo, bene l’idea di demitizzare i mostri sacri.
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Ma sostenere che la campagna contro Calabresi ebbe un effetto positivo, che fu un complotto contro Lc e che evitò il golpe appare delirante. Eppure Viale, in quanto storico militante di sinistra, lo sostiene senza paura, proprio come alcuni suoi ex compagni (a partire da Erri De Luca) possono con orgoglio ribadire in un documentario Rai di aver avuto ragione, in fondo, e di aver agito per il meglio. Ecco, forse si tratta di un rimasuglio della storia, di una scoria. Tuttavia questa è, almeno in parte, la cultura dominante in Italia. Attorno a questi «padri nobili» si perdono soldi, tempo ed energie. Lo sdegno, invece, è tutto riservato agli ex missini e a improbabili (e immaginarie) lobby nere.
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