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    IL CONGELAMENTO DEI DIVIDENDI BANCARI RACCOMANDATO DALLA BCE FA CROLLARE OVVIAMENTE I TITOLI IN PIAZZA AFFARI - L'INVITO È SERVITO PER SALVARE 7-8 BANCHE TEDESCHE NON IN BUONA SALUTE, MA ANCHE UN PAIO DI SPAGNOLE, PORTOGHESI E FRANCESI: CURIOSO, NELL'ELENCO NON C'È NEMMENO UN'ITALIANA. LA GERMANIA SE NE FOTTE E HYPOVEREINSBANK LIQUIDERÀ A UNICREDIT CHE NE È AZIONISTA BEN 3,3 MILIARDI


     
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    Rosario Dimito e Roberta Amoruso per “il Messaggero”

    LA FEDERAL RESERVE BANK DI NEW YORK LA FEDERAL RESERVE BANK DI NEW YORK

     

    La Federal Reserve è stata la prima a muoversi chiedendo alle banche Usa il congelamento dei buyback (l'acquisto di azioni proprie) dopo il lancio della maxi Qe. I buyback sono un pezzo importante della potenza di fuoco del listino Usa: nel 2019 hanno superato 900 miliardi di dollari. Si è però ben guardata, la Fed, dal toccare i dividendi delle banche, visto che proprio dal mondo credito è arrivata buona parte della ricca dote di cedole del 2019, grazie agli aumenti a doppia cifra benedetti dalla politica di Trump.

     

    bce bce

    Anche la Bce ha usato il macete, dopo aver annunciato «interventi illimitati sul mercato per sostenere le economie». Ma la raccomandazione è di congelare il pagamento dei dividendi del 2019 e del 2020, oltre a fermare ogni buyback. E la Vigilanza Bce l'ha messo per iscritto domenica agli ad. Ciò almeno fino a ottobre 2020, quando la congiuntura negativa potrà essere nuovamente valutata. 

    JEAN PIERRE MUSTIER JEAN PIERRE MUSTIER

     

    Sicché Unicredit, Banca Mediolanum e Banca Generali si sono subito uniformate allo stop. Oggi la decisione è al vaglio dei cda di Intesa Sanpaolo e Banco Bpm che sabato 4 terrà l'assemblea dove verrà tolta la distribuzione del dividendo. E poi arriveranno Ubi Banca, Bper e via così: del resto, è noto che le raccomandazioni della Bce non sono semplici inviti, ma quasi sempre equivalgono a ordini.

     

    licenziamenti a deutsche bank 8 licenziamenti a deutsche bank 8

    L'onda lunga non si ferma però alle banche: ieri è arrivata alle assicurazioni, visto che anche l'Ivass con una lettera inviata a tutte le compagnie vigilate raccomanda «estrema prudenza», oltre ad accendere un faro sui bonus al management. È perciò probabile che a partire da Generali e Unipol, che pure hanno già approvato la distribuzione del dividendo, assisteremo a una serie di congelamenti.

     

    IL PREZZO DA PAGARE

    commerzbank 5 commerzbank 5

    Va detto che non accade così ovunque. In Svizzera, davanti ad analoghe indicazioni della Finma - la vigilanza elvetica - gli istituti hanno tirato dritto; persino Ubs, che pure vanta utili in calo e ha mancato i target sulla solidità patrimoniale. In Olanda Abn Amro e Ing hanno invece eseguito gli ordini, come Bank of Ireland, la belga Kbc e la spagnola Santander. 

     

    Mentre in Germania l'impatto della raccomandazione Bce è zero: semplicemente perché per colossi come Deutsche Bank e Commerzbank (che ha deciso lo stop), che hanno conti fortemente squilibrati, non tira aria di cedole. E tuttavia, nella patria del rigore e dell'obbedienza alla Banca centrale, Landesbanken e Sparkasse pagheranno regolarmente il dividendo. Lo stesso farà Hypovereinsbank, liquidando a Unicredit che ne è azionista ben 3,3 miliardi.

    piazza affari milano piazza affari milano

     

    E pensare che a Francoforte c'era chi spingeva per cancellare drasticamente la remunerazione. Secondo i più, la mediazione è servita per salvare 7-8 banche tedesche non in buona salute, ma anche un paio di spagnole, portoghesi e francesi: curioso, nell'elenco non c'è nemmeno un'italiana.

     

    Naturalmente Piazza Affari non ha gradito, e via alla nuova ondata di crolli nel settore bancario. D'altro canto, il monte-dividendi che verrà in tal modo sottratto a tutto il settore è di circa 6 miliardi. Basti dire che 1,4 miliardi sono pertinenza di Unicredit (-7,4% in Borsa) e 3,4 miliardi di Intesa Sanpaolo (-5,8%), il resto sono le cedole degli istituti minori.

    Gian Maria Gros-Pietro, presidente di Intesa Sanpaolo, Carlo Messina, ad, e Giovanni Bazoli, presidente onorario Gian Maria Gros-Pietro, presidente di Intesa Sanpaolo, Carlo Messina, ad, e Giovanni Bazoli, presidente onorario

     

    Il mercato non poteva che rispondere con un voltafaccia, visto che dopo la tempesta che ha investito i listini le cedole erano un salvagente sul quale gli azionisti, soprattutto i piccoli, contavano come ogni anno. Ed è altresì comprensibile che s'interroghino su una decisione che investe tutte le banche, comprese quelle con una redditività e un patrimonio robusto. 

     

    A cosa sono serviti altrimenti gli stress test, le ricapitalizzazioni e le cessioni di miliardi di Npl, se non a preparare le banche a una situazione emergenziale? Le banche, come le assicurazioni, non sono tutte uguali. Di più. Come spiegare che un istituto come Unicredit mentre congela dividendo e buyback, però annuncia che garantirà dei prestiti compensativi a interessi zero a favore dei suoi principali azionisti, vale a dire le Fondazioni?

    intesa sanpaoo intesa sanpaoo

     

    LA POSIZIONE DI MUSTIER

    Certo, è comprensibile che si tenda la mano a chi fa sostegno sociale per vocazione, ma perché non anche ai piccoli azionisti che vivono delle cedole? Domande che ieri si moltiplicavano nel confronto tra operatori, e che probabilmente oggi troveranno spazio nelle note che diffonderanno le associazioni dei piccoli azionisti. 

     

    Quanto a Jean Pierre Mustier, ieri il ceo di Unicredt ha difeso l'operato Bce. «Come presidente della Federazione bancaria europea - ha detto - condivido la decisione della Bce che consente di liberare fino a 30 miliardi di capitale per sostenere l'economia, perché le banche sono parte della soluzione in questa crisi». 

     

    Secondo Equita, «la decisione senza precedenti che conferma la gravità del momento» consentirà alle banche italiane di conservare 6 miliardi di capitale (fino a 12 miliardi in due anni) con cui far fronte a 14 miliardi di crediti deteriorati aggiuntivi. Il che nulla toglie a un problema di rapporti con i propri soci che ora le banche dovranno affrontare.

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