• Dagospia

    ISRAELE VUOLE MANI LIBERE PER BOMBARDARE MA NON VUOLE RISPONDERE DI QUEL CHE FA - PER L'ONU, NON C'E' NESSUNA PROVA CHE LE COSTRUZIONI COLPITE DA ISRAELE A GAZA FOSSERO USATE A SCOPI MILITARI - LE NAZIONI UNITE HANNO CONDANNATO ANCHE L'ATTACCO DI HAMAS ("CHIARA VIOLAZIONE DELLA LEGGE UMANITARIA INTERNAZIONALE") - SE L'INCHIESTA APERTA DIMOSTRASSE CHE GLI ATTACCHI DI TEL AVIV A GAZA SONO STATI INDISCRIMINATI E SPROPORZIONATI, POTREBBERO "COSTITUIRE CRIMINI DI GUERRA" - NETANYAHU SCAPOCCIA: "E' UNA CHIARA OSSESSIONE ANTI ISRAELE"


     
    Guarda la fotogallery

    Anna Guaita per “il Messaggero”

     

    Michelle Bachelet Michelle Bachelet

    La guerra delle bombe e dei razzi è ferma per il momento, ma quella delle parole continua anche più infiammata. Il Consiglio dei Diritti Umani dell'Onu, che ha sede a Ginevra in Svizzera, è entrato fermamente nella lotta fra palestinesi e israeliani, decidendo di aprire un'inchiesta sulla sanguinosa battaglia che si è fermata lo scorso 21 maggio dopo un inteso lavorio diplomatico internazionale.

     

    La presidente del Consiglio, Michelle Bachelet, ha preso posizione di condanna sui razzi lanciati da Hamas contro Israele, che ha definito «una chiara violazione della legge umanitaria internazionale», ma è stata più dura nei confronti di Israele e delle sue bombe, rivelando che gli agenti Onu in loco «non hanno trovato prove che le costruzioni colpite fossero usate a scopi militari o ospitassero gruppi armati».

     

    attacchi aerei israeliani a gaza 1 attacchi aerei israeliani a gaza 1

    Bachelet ha ammonito che se l'inchiesta aperta dimostrasse che effettivamente gli attacchi di Israele a Gaza sono stati «indiscriminati e sproporzionati, potrebbero costituire crimini di guerra», e ha concluso che «non ci sono dubbi che Israele abbia diritto a difendere i propri cittadini e residenti. E tuttavia i palestinesi hanno anch'essi diritti. Gli stessi diritti».

     

    BOTTA E RISPOSTA La reazione di Israele è stata immediata e arrabbiata. Il premier Benjamin Netanyahu ha accolto la decisione del Consiglio per i Diritti Umani sostenendo che deriva da «una chiara ossessione anti Israele». Netanyahu ha sostenuto che ancora una volta «un'immorale maggioranza automatica al Consiglio ha coperto una organizzazione terrorista genocida (Hamas) che prende deliberatamente di mira i civili israeliani trasformando i civili di Gaza in scudi umani».

     

    Benjamin Netanyahu Benjamin Netanyahu

    Secondo il premier, il Consiglio attribuisce automaticamente la colpa «a una democrazia che agisce legittimamente per proteggere i suoi cittadini da migliaia di attacchi indiscriminati con i razzi». E ha concluso che l'apertura dell'inchiesta non è che una farsa che «ridicolizza la legge internazionale e incoraggia i terroristi nel mondo».

     

    Una certa disapprovazione è venuta anche dagli Usa, la cui missione a Ginevra ha rilasciato una dichiarazione in cui si esprime rammarico per la decisione del Consiglio. È bene ricordare che gli Usa non fanno parte del Consiglio sui Diritti Umani dell'Onu e quindi sono presenti a Ginevra solo come osservatori.

     

    Tel Aviv Tel Aviv

    La seduta di ieri è stata convocata su richiesta del Pakistan, uno dei 47 Paesi che formano il Consiglio. A sua volta, il Pakistan agiva per conto dei palestinesi e dell'Organizzazione della Cooperazione Islamica. I palestinesi hanno chiesto all'assemblea dei Paesi riuniti che venga condotta un'indagine sulla «sistematica violazione dei diritti civili» che sarebbe compiuta da Israele sui palestinesi nei territori occupati.

     

    È stata ascoltata anche una attivista venuta dal quartiere di Sheikh Jarrah, dove decine di famiglie palestinesi vengono sfrattate da case che secondo la legge appartenevano a israeliani e devono essere restituite a loro: «Non vogliamo la vostra simpatia ha detto Muna El-Kurd -. Vogliamo che fermiate questa pulizia etnica ai danni dei palestinesi».

     

    attacchi aerei israeliani a gaza attacchi aerei israeliani a gaza

    Sono accuse pesantissime, che Israele rintuzza categoricamente, come ha rifiutato la denuncia di «apartheid», attribuita al ministro degli Esteri di Parigi Jean-Yves Le Drian che, in un'intervista dei giorni scorsi, ha parlato appunto di un «rischio apartheid» nello Stato ebraico a causa delle violenze tra arabi e ebrei durante il conflitto.

     

    Il ministro degli Esteri israeliano Gabi Ashkenazi ha espresso forte contrarietà: «Quelle di Le Drian - ha detto - sono parole inaccettabili che distorcono la realtà. Ci aspettiamo dagli amici che non si esprimano in maniera irresponsabile».

    Guarda la fotogallery


    ultimi Dagoreport