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    SOTTO A CHI TOGA! - IL CONSIGLIO SUPERIORE DELLA MAGISTRATURA TIRA DRITTO E NONOSTANTE LA BOCCIATURA DEL CONSIGLIO DI STATO RIPROPONE LE NOMINE DI PIETRO CURZIO E MARGHERITA CASSANO AL VERTICE DELLA CASSAZIONE, CON L'ASTENSIONE DI ARDITA E CIAMBELLINI DI "UNICOST" - "LA VERITÀ" MENA SUI GIORNALONI CHE HANNO "ACCOMPAGNATO" LA GALOPPATA DEL CSM: "HANNO RITROVATO IL FERVORE DELLA PRIMAVERA DEL 2019, QUANDO MISERO ALLA GOGNA I PARTECIPANTI AL DOPOCENA DELL'HOTEL CHAMPAGNE" - 

     


     
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    1 - CASSAZIONE NEL CAOS, IL CSM CONFERMA I NOMI BOCCIATI DAL CONSIGLIO DI STATO

    Giuseppe Salvaggiulo per "La Stampa"

     

    pietro curzio pietro curzio

    Il Consiglio superiore della magistratura tira dritto: a tempo di record (due giorni weekend compreso) e con efficienza più asburgica che romana ripropone le nomine, fragorosamente bocciate dal Consiglio di Stato, di Pietro Curzio e Margherita Cassano al vertice della Cassazione. In serata, dopo una riunione fiume seguita alla stesura delle motivazioni rimodellate alla luce delle sentenze, la commissione incarichi ha rivotato.

     

    Domani o giovedì il plenum darà l'ok definitivo. Giusto in tempo per consentire a Curzio e Cassano, presidente e aggiunto della Cassazione, di partecipare a pieno titolo alla solenne cerimonia di inaugurazione dell'anno giudiziario, venerdì al cospetto di Mattarella.

     

    margherita cassano margherita cassano

    Le nuove motivazioni ripercorrono analiticamente il curriculum dei due prescelti, argomentandone in modo più esplicito la prevalenza su quello di Angelo Spirito, candidato sconfitto nella selezione un anno e mezzo fa e poi autore dei ricorsi al Tar (perso) e al Consiglio di Stato (vinto).

     

    Di Curzio si valorizza la doppia presidenza di sezione in Cassazione (lavoro e civile), di Cassano la presidenza della Corte d'appello di Firenze. A favore della riproposizione delle nomine sono schierate le due correnti principali, la progressista Area e la conservatrice Magistratura Indipendente, la davighiana Autonomia & Indipendenza, e gran parte dei laici.

     

    Consiglio Superiore della Magistratura Consiglio Superiore della Magistratura

    Astenuti Unicost e Ardita, pm extra correnti come Di Matteo, perplessi sulla procedura-lampo. Maggioranza in plenum scontata (come nel voto originario del luglio 2020). La «motivazione booster» chiuderà i giochi?

     

    Al di là dei tecnicismi, la questione è politica. Il Csm ha vissuto le sentenze come uno doppio e simultaneo schiaffo. E ha reagito con la stessa veemenzaIeri, proprio mentre il Csm rivotava le nomine, i magistrati amministrativi hanno reagito alle polemiche chiedendo l'apertura di una pratica «a tutela dell'onore di tutti i consiglieri di Stato».

     

    2 - CASSAZIONE, IL CSM SALVA I PRESIDENTI SILURATI

    Giacomo Amadori per "La Verità"

     

    PIETRO CURZIO PIETRO CURZIO

    È stata una corsa a perdifiato quella di ieri della quinta commissione del Csm per rimettere ai loro posti il primo presidente della Cassazione, Pietro Curzio e il suo aggiunto Margherita Cassano. I consiglieri hanno scodellato a tempo di record la proposta di una nuova delibera che sconfessa la sentenza del Consiglio di Stato che aveva annullato le nomine dei due, accogliendo il ricorso del più titolato Angelo Spirito, presidente di sezione al Palazzaccio e giudice di legittimità da 25 anni.

     

    Una decisione che ha mandato in delirio i vertici di quello che Luca Palamara chiama il Sistema. Anche perché la sentenza, a seguito dell'udienza del 25 novembre, è stata depositata, senza preavvertire il presidente Sergio Mattarella, solo il 13 gennaio, ovvero a una settimana dall'inaugurazione dell'anno giudiziario presieduta proprio da Curzio, Cassano e dal capo dello Stato. C'è chi addirittura ha parlato di «sgarbo istituzionale».

     

    MARGHERITA CASSANO MARGHERITA CASSANO

    Anche perché, ci informa La Repubblica, la presenza di Mattarella al Quirinale «è stata fondamentale per la tenuta del sistema». Garantita anche dalla decisione di non sciogliere un Csm ampiamente screditato dalla vicenda Palamara. Per evitare una cerimonia d'apertura dell'anno giudiziario «molto imbarazzante», come l'aveva preconizzata il legale di Spirito, Franco Gaetano Scoca, con presidente della Cassazione e vice «abusivi», il Csm ha deciso di avallare la blitzkrieg per la rinomina riparatrice.

     

    Hanno votato sì i rappresentanti di Mi e Area, Antonio D'Amato e Alessandra Dal Moro, le stesse correnti di appartenenza dei due alti magistrati bocciati dal Cds, i laici di Forza Italia e dei 5 stelle, Alessio Lanzi e Fulvio Gigliotti, mentre si sono astenuti l'esponente di Unicost Michele Ciambellini e l'indipendente Sebastiano Ardita.

     

    SEBASTIANO ARDITA SEBASTIANO ARDITA

    «Si è trattato di una procedura disseminata di irregolarità», ha commentato uno dei presenti. Ciambellini e Ardita hanno fatto inutilmente presente ai colleghi che c'era poco tempo per esaminare con attenzione le due sentenze del Cds e che le motivazioni scelte per rielaborare la delibera apparivano analoghe a quelle puntualmente e dettagliatamente bocciate da Palazzo Spada.

     

    Ieri in commissione l'importanza della decisione era nell'aria e, nelle cinque ore di riunione, la pressione è stata resa in modo plastico dal continuo via vai di consiglieri. Adesso dopo la nuova votazione che segue l'annullamento del Cds, la commissione dovrà elaborare una proposta di nuova delibera che verrà portata al plenum di mercoledì con relatore il professore catanzarese Gigliotti.

     

    luca palamara foto di bacco (1) luca palamara foto di bacco (1)

    Nel frattempo i giornali del sistema si sono premurati di farci sapere che Ciambellini è della stessa corrente di Spirito, Unicost, e napoletano come lui. Ma non hanno ricordato che in commissione, come detto, c'erano anche gli esponenti delle stesse correnti di destra e di sinistra che hanno votato a braccetto Curzio e Cassano.

     

    «La verità è che il Csm fa quello che vuole e procede a fare le nomine non in base ai criteri fissati nelle circolari dallo stesso Consiglio superiore della magistratura, ma in relazione alle richieste che gli provengono dalle correnti», ha chiosato Scoca.

     

    A condividere pienamente la rinomina immediata della coppia è anche il vicepresidente David Ermini, che da quando si è scoperto che è stato eletto su idea dei parlamentari Luca Lotti, Cosimo Ferri e di Palamara, è diventato uno dei più arcigni difensori del sistema. Sarà lui con Curzio e la Cassano a inaugurare l'anno giudiziario nell'aula magna della Cassazione insieme con Mattarella.

    cosimo maria ferri cosimo maria ferri

     

    Ieri, prima che la commissione prendesse la propria decisione, il professor Scoca, noto docente di diritto amministrativo, aveva subodorato il trappolone per il suo assistito e per questo aveva diramato una nota in cui ricordava che le pronunce a favore del suo cliente «motivano, con estrema chiarezza, la violazione delle stesse regole di designazione dei dirigenti che lo stesso Csm si era dato».

     

    E quanto alle notizie della possibile nuova delibera aveva aggiunto che la decisione, «data la brevità del tempo di riflessione, rischia di essere in possibile elusione di sentenze esecutive del Consiglio di Stato e, cioè, del supremo organo giurisdizionale amministrativo».

    PIERCAMILLO DAVIGO E SEBASTIANO ARDITA PIERCAMILLO DAVIGO E SEBASTIANO ARDITA

     

    Concludendo che in uno Stato di diritto «è fondamentale il rispetto delle decisioni giurisdizionali, soprattutto da parte di un'alta amministrazione come il Csm, composta di magistrati e giuristi».

     

    La nota è caduta nel vuoto e la commissione ha votato per rimettere speditamente al loro posto Curzio e Cassano.La galoppata del Csm è stata accompagnato dalla grancassa dei giornali che, dopo la sentenza del Cds, hanno scatenata una vera e propria caccia all'uomo.

     

    I quotidiani che per anni hanno sostenuto l'attuale sistema giudiziario improvvisamente hanno ritrovato il fervore della primavera del 2019 quando misero alla gogna (con qualche conseguenza giudiziaria) tutti i partecipanti al dopocena dell'hotel Champagne, i presunti congiurati che si erano riuniti con Palamara, Lotti e Ferri per decidere la nomina del procuratore di Roma.

    FULVIO GIGLIOTTI FULVIO GIGLIOTTI

     

    Adesso, dopo aver dormicchiato per quasi tre anni, i segugi del sistema si sono risvegliati per andare a setacciare i curriculum dei consiglieri che hanno avuto l'infausta idea di annullare le nomine di Curzio e della Cassano. Il Consiglio di Stato ha scritto che il re è nudo e i cortigiani del sovrano rimasto senza abiti (in questo caso il Csm) hanno iniziato a picchiare non su chi aveva fatto scelte opinabili, ma su chi le aveva annullate. Il Cds appunto.

     

    In questi giorni sui quotidiani sono uscite notizie che i cronisti di giudiziaria, portatori di veline per definizione, non avrebbero mai trovato da soli, se non grazie a qualche imbeccata interessata. La Repubblica e il Corriere della sera, in stereofonia, come ai bei tempi del caso Palamara, ci hanno fatto sapere che l'estensore della sentenza su Curzio e Cassano, Alberto Urso, era stato promosso consigliere da una commissione di cui faceva parte il futuro ricorrente Spirito, insieme con un presidente e un futuro presidente del Cds, un presidente di sezione e l'avvocato prezzemolino Guido Alpa.

     

    pietro curzio pietro curzio

    Per arginare le illazioni non è bastato il netto comunicato della presidente dell'associazione sindacale dei consiglieri di Stato, Rosanna De Nictolis, che ha spiegato ai neogiuristi: «Non c'è stato nessun conflitto di interessi. Nessun obbligo di astensione e nessuna grave ragione di convenienza per astenersi, nemmeno facoltativamente. Chi vince un concorso non ha nessun debito di riconoscenza, né nessuna aspettativa nei confronti di chi lo ha giudicato in un concorso pubblico per esami, con scritti anonimi e orale a porte aperte davanti a cinque commissari e al pubblico in sala. Inoltre, la sentenza è collegiale e non il parto del solo relatore estensore.

     

    Le sentenze possono piacere o non piacere, ma non ci si può ridurre ad attacchi frettolosi e ingiustificati a un singolo giudice, che finiscono con il delegittimare l'intera Istituzione».

    PIETRO CURZIO PIETRO CURZIO

     

    Parole di buon senso che i cronisti si sono fatti scivolare addosso. Ecco così che viene sottolineato, con una certa malizia, che un anno e mezzo dopo il concorso, il 14 dicembre 2018, è stato il sottosegretario del Carroccio Giancarlo Giorgetti a firmare i risultati e Urso si è piazzato al primo posto. Non sarà mica un po' leghista pure lui è il retropensiero che si cerca di insinuare. E che a bocciare Curzio e Cassano possa essere stata una combinazione astrale fascio-leghista lo lascia intuire un altro messaggio inviato ai lettori.

    Francesco Barra Caracciolo Francesco Barra Caracciolo

     

    Il collegio che ha bocciato Curzio e Cassano era presieduto da Luciano Barra Caracciolo, un allievo dell'economista eretico Paolo Savona, tanto che, ci ricorda sempre La Repubblica, in questi giorni avrebbe iniziato a girare «con insistenza su mail e Whatsapp un articolo del Sole 24 Ore del 13 giugno 2018 dal seguente titolo: «Il neo sottosegretario Luciano Barra Caracciolo e quella bandiera Ue con la svastica». Poche ore dopo la quinta commissione del Csm ha messo la sua pezza.

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