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    IL CONTAGIO NON VA ADAGIO A PIAZZA AFFARI - LE 26 PRINCIPALI AZIENDE INDUSTRIALI QUOTATE NEL LISTINO DI MILANO HANNO PERSO 20 MILIARDI DI UTILI E 11 DI VALORE DI BORSA A CAUSA DELLA PANDEMIA - MA C’È ANCHE CHI ESCE VINCITORE: GRANDE DISTRIBUZIONE, ELETTRONICA, E OVVIAMENTE FARMACEUTICA – MALISSIMO PETROLIO, MODA E AERONAUTICA


     
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    L. Ram. per “il Messaggero”

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    Il Covid fa male ma non a tutti. Società del web che forniscono piattaforme digitali e app in grado di connettere le persone, l' elettronica che produce i device indispensabili a sopravvivere nel lockdown, la grande distribuzione che non chiude mai: sono le aziende che nell' anno della grande pandemia hanno prosperato mentre i fatturati di auto, moda, trasporti aerei e società petrolifere collassavano a causa della chiusura delle città e delle economie.

     

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    A tracciare un quadro degli impatti del Covid su oltre 160 grandi multinazionali industriali è stata l' Area Studi di Mediobanca. Che ne ha analizzato anche gli effetti sulle 26 blue chip industriali e dei servizi comprese nel FtseMib a Piazza Affari, a cui la pandemia tra febbraio e settembre è costata 11 miliardi di valore di Borsa (ai 46 miliardi del grande tonfo primaverile è seguito un recupero di 35 miliardi grazie al rally sulla vittoria di Biden e ai progressi nei vaccini), 20 miliardi di utili, 64 di ricavi e 18 di margini industriali.

     

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    Se i bilanci al 30 settembre delle multinazionali hanno evidenziato una contrazione aggregata del 4,3% del fatturato e un crollo del margine operativo netto del 22,8%, a livello settoriale ci sono stati vincitori e vinti. Tra i primi figurano le websoft, la grande distribuzione e l' elettronica - che hanno visto crescere i ricavi rispettivamente del 18,4%, dell' 8,8% e del 5,7% - mentre sono stati sommersi dalla pandemia l' industria petrolifera (-32,3%), l' aeronautica (-30,6%), la moda (-21,3%) e l' automotive (-17,4%), con i primi tre settori che hanno chiuso i conti in rosso.

     

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    C' è stato poi chi ha tenuto, come l' alimentare (+3,7%), il settore farmaceutico (+3,1%) e le paytech (+0,3%), e chi ha limitato i danni come le tlc (-1,8%) e il beverage (-5,4%). Nel periodo la pandemia è costata alle blue chip industriali di Piazza Affari il 21,6% dei ricavi rispetto al 2019, e il 53,3% del margine operativo netto.

     

    Le tensioni si sono fatte sentire anche sulla struttura finanziaria, con un aumento dal 118,7% al 146,5% del rapporto tra debiti finanziari e mezzi propri. Per l' intero esercizio Mediobanca stima che il calo del ricavi dei grandi gruppi manifatturieri del Ftse Mib si mantenga attorno al 18% consuntivato a settembre, a dimostrazione di una certa resilienza alla seconda ondata di Covid.

     

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    Ma in Borsa chi ha vinto e chi ha perso? La produzione di test per il virus ha incoronato DiaSorin (+48,4%), davanti ad Amplifon (+19,7%), Recordati (+16,5%), Prysmian (+15%) e Campari (+13,8%). In fondo all' indice, con quotazioni più che dimezzate, si sono collocate invece Saipem (-66,7%), Tenaris (-57,6%), Leonardo (-52,5%) ed Eni (-51,8%).

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