Francesco Grignetti per “la Stampa”
LA DISINFORMAZIONE DI vladimir putin
Che ci sia un problema di permeabilità alla propaganda russa, è sotto gli occhi di tutti. Dice un membro del Copasir, lo speciale comitato parlamentare di controllo sulla sicurezza, che preferisce non essere citato: «Scusate, ma c'era bisogno dei servizi segreti o del Copasir per sapere quello che viene trasmesso in televisione stasera?» .
elisabetta belloni adolfo urso copasir
E basta scorrere i social per vedere con quanta foga una schiera di soggetti, spesso anonimi, si scaglia nella pugna quotidiana. «Guarda caso - dice ancora il parlamentare - sono gli stessi che si erano fatti portavoce di bufale sul Covid e sui vaccini, ora in prima linea sulla guerra. Sempre a favore della Russia».
Epperò l'indagine che il Copasir ha avviato sulla disinformazione che viene dal Cremlino, è cosa ben più seria dell'elenco di alcuni semisconosciuti blogger o influencer che fa capolino su alcuni giornali.
massimo giletti maria zakharova
La rete dei simpatizzanti per Putin ovviamente c'è, ma il presidente del Comitato, il senatore Adolfo Urso, FdI, premesso di «aver ricevuto solo questa mattina (ieri, ndr) un report specifico che per quanto ci riguarda, come sempre, resta classificato», ci tiene a mantenere fuori il Copasir da eventuali operazioni opache: «Il Comitato auspica, soprattutto su questa vicenda, che vi sia sempre una corretta attribuzione e riconoscibilità delle fonti». E se ci fossero altre fughe di notizie, non si guardi a loro. L'aria si sta facendo caldissima, insomma. Il presidente Urso perciò insiste: «Mai condotto indagini su presunti influencer».
Maria Zakharova
Nel mirino del Copasir ci sono le operazioni di Mosca, ben note alla Commissione europea, al Parlamento europeo, a Washington. Sono quelle che un altro membro del Comitato, Enrico Borghi, Pd, definisce la «cosiddetta dottrina Gerasimov sulla guerra ibrida. È questo che sta combattendo e cerca di disvelare il Parlamento: disinformazione, propaganda, fake news, tentativi di manipolazione dell'opinione pubblica in Italia e nelle democrazie liberali. Come quella vista nella trasmissione di Giletti, per dire. Ma senza liste di proscrizione: noi diremo come si muove Mosca, ognuno farà poi le sue scelte».
raffaele volpi
Questa è la linea condivisa dentro il Copasir. Dice Federica Dieni, M5S: «Noi siamo i primi a voler tutelare la libertà di informazione, ma per poterlo fare ci vuole informazione seria e non fatta da soggetti coartati in maniera più o meno lecita o consapevole».
E anche Raffaele Volpi, Lega: «Il Comitato a non ha avuto, non ha visto né tantomeno redatto liste di nomi di influencer e opinionisti ascrivibili a vicinanze con la Russia». Il punto è che questa indagine ha portato il Copasir su un terreno pericoloso. Ci vuol poco a scivolare in un nuovo maccartismo. Gli ex grillini del gruppo Alt sono già lì strillare: «Metodo infame e pericoloso». Oppure l'ex sindaco di Napoli, Luigi de Magistris: «Non diventi strumento di criminalizzazione del dissenso».
massimo giletti maria zakharova 1
Perfino Giuseppe Conte non si trattiene: «Indegno che si mettano immagini di alcune persone, estraendo opinioni che hanno espresso. Il nostro Paese è bello perché siamo in democrazia, teniamocela stretta». Insorge la Fnsi, perché, come dice il segretario Raffaele Lorusso, «un conto è se si fosse in possesso di prove inoppugnabili su giornalisti a libro paga o organici alla macchina della propaganda filorussa; ben diverso sarebbe se tali elenchi fossero stati compilati sulla base di opinioni che, per quanto considerate sgradite, sarebbero comunque legittime».