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    IL CORONAVIRUS STA UCCIDENDO IL MERCATO DELL'AUTO IN ITALIA: A MARZO LE VENDITE SCENDONO DEL 86% - C’È DA ASPETTARSI CHE FRA MARZO ED APRILE IL MERCATO AUTO POSSA PERDERE ADDIRITTURA 350.000 PEZZI E CHE A FINE ANNO IL CALO COMPLESSIVO DEL MERCATO RAGGIUNGA IL MENO 60%. UNA SITUAZIONE GRAVISSIMA, DUNQUE, CHE POTREBBE COMPORTARE RICADUTE PESANTI ANCHE SULL’OCCUPAZIONE…


     
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    Sergio Troise per motori.ilmessaggero.it

     

       

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    Il coronavirus sta uccidendo anche il mercato dell’auto. Il sistema di distribuzione commerciale incentrato sulle concessionarie sta sprofondando sotto i colpi di una crisi gravissima e le previsioni di Federauto sul consuntivo delle immatricolazioni di marzo sono catastrofiche: con qualche ora d’anticipo sui dati ufficiali che verranno comunicati dal Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti la federazione dei concessionari ha previsto infatti un calo dell’86%.

     

    Secondo i calcoli resi noti dal presidente dei concessionari italiani, Adolfo de Stefani Cosentino, se rimarranno in vigore i provvedimenti attualmente in vigore (il lockdown disposto dal Governo) c’è da aspettarsi che fra marzo ed aprile il mercato auto possa perdere addirittura 350.000 pezzi e che a fine anno il calo complessivo del mercato raggiunga il - 60%.Una situazione gravissima, dunque, che potrebbe comportare ricadute pesanti anche sull’occupazione.

     

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    “In occasione della crisi post 2007 – rammenta Federauto - di fronte a un calo del 23,2% persero il lavoro circa 30.000 addetti. Facile immaginare cosa potrà succedere se la situazione attuale non cambierà in tempi brevi”.Obiettivo dichiarato della federazione dei concessionari è ottenere dal Governo una revisione dei drastici provvedimenti adottati per contrastare la diffusione del Coronavirus.

     

    “E’ prioritario correggere le disposizioni in atto” sostiene il presidente de Stefani Cosentino, coinvolgendo nelle critiche anche le Case produttrici. “Non tutti i costruttori – viene osservato – di fronte alla crisi delle concessionarie hanno mostrato adeguata sensibilità”. Chiaro il riferimento alle difficoltà incontrate a causa del crollo dei volumi e nella gestione degli stock d’invenduto.In una nota diffusa alla stampa, Federauto parla tout court di “chiusura dell’Italia” e rammenta che “la caduta del mercato ha coinvolto anche l’usato, determinando un contesto negativo mai vissuto prima”.

     

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    Che fare? Secondo de Stefani Cosentino “abbiamo bisogno di grande attenzione da parte del Governo perché il nostro settore ha tutti i numeri per giustificarla: mi riferisco al dato occupazionale, al peso sul Pil, alle entrate fiscali che generano la vendita, l’assistenza e la gestione degli autoveicoli”.Secondo il numero uno dei concessionari “sono apprezzabili le misure sulla cassa integrazione, ma insufficienti a fronteggiare una situazione senza precedenti in cui bisogna governare imprese complesse, settate su volumi di attività che nessuno sa quando potranno essere nuovamente raggiunti.

     

    Per questo abbiamo richiesto al Presidente del Consiglio ed al Parlamento alcune modifiche al Decreto Cura Italia per mettere tutte le nostre aziende, piccole, medie e grandi che siano, nella condizione di accedere alla liquidità - il bisogno più urgente - necessaria per traguardare questo momento di grandissima difficoltà”.E ancora: secondo De Stefani Cosentino “in questa fase è prematuro ogni dibattito sui possibili provvedimenti per il rilancio del mercato, perché è prioritario concentrarsi sui mezzi necessari a salvare il maggior numero di concessionarie, anche con il concorso dei costruttori dai quali ci spettiamo un supporto importante specie nella gestione degli ingenti stock d’invenduto”.Il rapporto tra case madri e concessionarie non è mai stato teso come in questa fase.

     

    E in proposito le parole conclusive del presidente di Federauto non lasciano spazio a dubbi: “Le concessionarie – osserva infatti il leader della rete commerciale - si possono trovare in condizioni migliori a seconda delle politiche adottate dalle case automobilistiche e della loro rapidità d’intervento. In questo senso, se da un lato registriamo il ruolo attivo di molti costruttori, dobbiamo stigmatizzare le situazioni ascrivibili al comportamento del management di altre case automobilistiche, di inaccettabile ed ingiustificato ritardo, assolutamente non correlato allo stato di urgente bisogno delle concessionarie”.

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