1. TRIESTE, IL GIALLO DELLA DONNA SPARITA: TROVATO UN CORPO NEI SACCHI DEI RIFIUTI
Benedetta Moro per il “Corriere della Sera”
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Due sacchi di plastica neri. Uno sulla testa e uno sulle gambe. Il corpo rannicchiato, in posizione fetale. Si intravede un giubbotto grigio. In una zona boschiva del parco di San Giovanni, dove un tempo c'era l'ospedale psichiatrico di Trieste, è stato trovato così, ieri pomeriggio attorno alle 16 dai vigili del fuoco, il corpo di una donna. È quello di Liliana Resinovich, la 63enne di cui non si hanno più notizie dal 14 dicembre? «Probabilmente sì». Perché «la certezza assoluta al momento non c'è», dice a tarda sera il procuratore capo Antonio De Nicolo, dopo che per circa tre ore il medico legale Fulvio Costantinides ha esaminato sul posto il cadavere.
Liliana Resinovich
«Tutto fa pensare che sia Liliana Resinovich», in particolare «per un paio di occhiali che indossava e che abbiamo visto essere uguali a quelli delle foto», continua De Nicolo, e poi per le caratteristiche fisiche. Sarà l'autopsia, che verrà eseguita lunedì, a confermare o meno l'ipotesi e a dire a quando risale il decesso. Al momento «per nostra esperienza sembra comunque difficile dire che siano passati venti giorni, parlerei piuttosto di alcuni giorni dalla morte», precisa il procuratore. Il mistero s' infittisce. Bisognerà capire anche come è arrivato il corpo nel parco, che si trova a un chilometro dall'abitazione in cui la donna, ex dipendente regionale in pensione, abitava con il marito, Sebastiano Visintin. Ieri non è stato richiesto il riconoscimento da parte sua.
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Deciderà su questo punto il pm titolare del fascicolo. Liliana è stata uccisa? Si è suicidata? «Dove sia morta e come sia morta cercheremo di capirlo dopo l'autopsia, prima è tutto prematuro e congetturale», afferma De Nicolo. Ancora una volta tutte le piste sono aperte. Ciò che è apparso abbastanza chiaro ieri è che non sono stati trovati segni evidenti di violenza sul corpo, abbandonato in una zona alberata e non frequentata del rione popolare di San Giovanni, poco lontano dalla stradina principale che collega i diversi padiglioni dell'ex manicomio che invece è un luogo di passaggio.
Andava lì anche Liliana con suo marito che ieri, una volta appresa la notizia del ritrovamento di un corpo, ha raggiunto il luogo, dove erano presenti polizia, carabinieri e guardia forestale. È giunto in auto, accompagnato da un amico. «Se è lei resterà una traccia indelebile nel mio cuore», ha detto ai giornalisti. «Non ho neanche più voglia di vivere», ha aggiunto, in lacrime. Ieri sera un suo amico, preoccupato da alcuni frasi in cui Visintin accennava al suicidio, ha chiamato il 118 e l'ha fatto visitare per precauzione al Pronto soccorso.
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Era stato proprio il marito di Liliana - finito dal primo giorno sotto la lente degli investigatori, che però non hanno registrato comportamenti anomali - a denunciarne la scomparsa dopo che non era tornata a casa, lasciando nell'abitazione i suoi due cellulari, la borsa, il portafoglio. Quella mattina l'attendeva però anche un altro uomo, Claudio Sterpin, 82enne a cui era legata da un'affettuosa amicizia ultradecennale. Andava ogni martedì da lui, incontri di cui Visintin ha detto di non sapere nulla.
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Lo ha ripetuto più volte in questi giorni di ricerche, in cui tante ipotesi sono emerse, non solo quella della gelosia ma anche quella economica: Sebastiano aveva una pensione inferiore a quella della moglie. Giorni di accuse. Da parte di Sterpin nei confronti di Visintin e viceversa: secondo l'82enne Liliana era «succube del marito ed era sul punto di lasciarlo». Ieri il prefetto Annunziato Vardè ha rimesso in moto le ricerche per perlustrare da cima a fondo la zona vicino a casa della donna. Liliana era stata vista l'ultima volta poco dopo essere uscita di casa, tra le 8 e le 9, da una verduraia. Nessuna delle telecamere già visionate l'ha ripresa, ma ora dovranno essere esaminate anche le altre della zona.
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2. SEBASTIANO VISINTIN: «SONO SCONVOLTO, ORA HO PAURA. NON HO PIÙ VOGLIA DI VIVERE»
Gianpaolo Sarti per www.messaggeroveneto.gelocal.it
Sebastiano Visintin, marito di Liliana Resinovich, nel pomeriggio di mercoledì 5 gennaio ha saputo della scoperta del corpo mentre si stava accingendo a partecipare all’ennesima trasmissione televisiva: doveva andare in onda con “La vita in diretta”.
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Era stato in diretta su Rai 1, a “Storie italiane”, già la mattina. Poi le troupe lo hanno portato in piazza Unità.
«Sono sconvolto... ora ho paura», ha detto, tremando, sedendosi su una sedia, come testimoniano i giornalisti che erano assieme a lui.
Visintin ha poi raggiunto il parco dell’ex Ospedale psichiatrico di San Giovanni dove erano in corso le operazioni di rilievo della salma, accompagnato in automobile da alcuni amici. Il marito non ha potuto avvicinarsi per vedere la salma e fare il riconoscimento.
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Ma ha parlato, ancora, ai microfoni dei giornalisti: «Nessuno mi ha contattato per un eventuale riconoscimento del corpo», ha affermato intrattenendosi con i cronisti e spiegando di essere giunto di sua iniziativa dopo che un giornalista lo aveva avvisato del ritrovamento di una persona morta in quella zona del rione di San Giovanni.
«Spero di non trovare il corpo di Lilly – ha aggiunto – è una storia che va avanti e non capisco ancora il perché. Se è lei resterà una traccia indelebile nel mio cuore. Non ho neanche più voglia di vivere» ha affermato, in lacrime.
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Da quanto si è appreso il corpo era adagiato a terra con due sacchi neri che coprivano la parte superiore e quella inferiore. Dai sacchi si intravedevano alcuni indumenti, tra cui un giubbotto grigio.
«Liliana ha tanti capi, anche grigi», ha spiegato Visintin, lasciando intendere di non essere in grado di ricordare esattamente quali erano gli indumenti della moglie.
Visintin, 72 anni, ex fotografo in pensione, ha sempre riferito che tra lui e la coniuge i rapporti erano buoni. «Non litigavamo mai», ha ripetuto ai giornalisti che erano a casa sua, a margine delle dirette televisive a cui ha preso parte. «No, non le ho fatto del male».
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Durante le trasmissioni, il marito si è soffermato spesso sul rapporto che la moglie aveva con Claudio Sterpin, l’amico di vecchia data che ha confermato di avere avuto una relazione con la donna.
«Secondo me la mattina della scomparsa Lilly è andata in confusione – ha osservato Visintin – perché era in conflitto con questa persona che la ha ossessionata e condizionata. Lui la stava manipolando e Lilly era una persona fragile. Sì, io sto accusando quell’uomo di questo, ne sono consapevole. Ma io non penso che lui le abbia fatto del male.
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Comunque – ha raccontato – ho visto sul cellulare che loro due si scambiavano messaggi in codice. Io credo che la risposta a tutto questo stia nei telefoni».
Il marito ha rivelato di aver ricevuto nella notte tra il 4 e il 5 gennaio, alle 2.39, una telefonata. «Avevo il vibro – ha detto – la mattina ho visto quella telefonata. Ho richiamato ma non ha risposto nessuno. Di mattina sono poi andato alla polizia a riferire ciò. Io ora voglio la verità, voglio la verità», ha ripetuto.
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Nei prossimi giorni la Procura di Trieste conferirà l’incarico a un medico legale per l’autopsia sul corpo della donna trovata morta. Al momento, come emerso da un primo esame della salma operato dal dottor Fulvio Costantinides, non sono emersi segni di violenza. Non visibili, almeno.