Estratto dell’articolo di Fabrizio Goria e Nicolas Lozito per “La Stampa”
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Caffè salato, anzi salatissimo. E no, non è una nuova "ricetta" estiva, bensì una tendenza ormai consolidata nei mercati internazionali. Il costo della materia prima ha raggiunto picchi da record in questi mesi. Solo negli ultimi sei mesi, secondo Bloomberg Intelligence, il prezzo del caffè alla fonte è salito del 50%, e non solo nei Paesi sudamericani, bensì anche in quelli asiatici, come il Vietnam.
I costi sul consumatore non sono immediati, ma si sentono a mano a mano che la filiera si muove. L'aumento medio degli ultimi tre anni è stato del 15% per la tazzina di caffè al bar, con nuovi aumenti previsti per la seconda parte dell'anno. Se oggi la media nazionale è di poco sotto quota 1,50, ben presto potrebbe toccare i 2 euro.
caffe lungo
E insieme al caffè possiamo mettere anche il cacao e la vaniglia e diversi altri prodotti coltivati nel mondo che raggiungono le aziende europee e così contribuiscono all'inflazione. C'è un minimo comun denominatore nella crisi dei prezzi di queste materie prime, anzi almeno tre: la logistica e i trasporti oggi congestionati o fragili, l'incertezza geopolitica globale e infine il decisivo ruolo del cambiamento climatico. Un mercato che, solo per quanto riguarda l'Italia abituata al caffè al bar, vale circa 7 miliardi di euro l'anno, secondo le stime di Assoutenti.
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[...] Una società che non nasconde il problema è Lavazza. Giuseppe Lavazza, presidente del gruppo made in Torino spiega che «la crescita dei prezzi del caffè come materia prima è prolungata, è una tendenza che sembra destinata a proseguire ancora a lungo».
Lavazza pone l'accento su un'altra criticità, la regolamentazione anti-deforestazione imposta dal Green Deal Ue: «Concordiamo tutti sulla bontà del principio. Nessuno che produce caffè vuole deforestare, ma in alcuni Paesi, come per esempio gli Stati fragili dell'Est Africa, è davvero impossibile raggiungere i requisiti burocratici imposti dalla legge» .
mario draghi beve un caffe al senato
Anche Daniele Ferrero, ad di Venchi, sottolinea le difficoltà burocratiche della legge europea anti-deforestazione. E specifica: «Il prezzo del cacao sale, ma ricompensa ancora poco il coltivatore. Le aziende del cioccolato hanno due modi per rispondere ai rincari: mantenere la qualità e la quantità di cacao e quindi aumentare i prezzi finali; oppure usarne meno e diluire la qualità del prodotto».
Il "Caso Italia" Andrea Illy, numero uno dell'omonima società, vede fenomeni diversi in corso. «È in atto una speculazione, innescata da fattori climatici, che riguarda in generale le soft commodities. I mercati hanno preso coscienza dell'impatto del cambiamento climatico sulla produttività e del rischio di possibile scarsità di molti beni», dice. E non ritiene che si debba guardare con negatività ai prezzi del caffè al bancone. «Il prezzo della tazzina è assolutamente troppo basso». [...]
salvini caffè