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    IL COVID METTE IN GINOCCHIO IL CALCIO – SECONDO LO STUDIO ANNUALE DELLA DELOITTE SI REGISTRA UN CALO DI 1,1 MLD € NEL 2019-20 FRA I 20 CLUB PIÙ RICCHI AL MONDO. CROLLANO I RICAVI DI BARCELLONA, MANCHESTER UNITED E JUVE (62 MILIONI DI PERDITE). L'INTER LASCIA 73 MILIONI, IL NAPOLI 31 MILIONI. DALLA TOP 20 È USCITA ANCHE LA ROMA – LA PANDEMIA HA, INOLTRE, BRUCIATO IL 28% DEGLI INVESTIMENTI IN SPONSORIZZAZIONI SPORTIVE IN ITALIA, NEL SOLO 2020: DAI 903 MILIONI DEL 2019 AI 650 DELL' ANNO SCORSO…


     
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    CRISI DA PANDEMIA

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    Iacopo Iandiiorio per "la Gazzetta dello Sport"

     

    Che il calcio ai tempi del Covid fosse in sofferenza ormai l' avevamo capito. Ora ce lo spiega anche, dati alla mano, l' annuale Football Money League 2021 della Deloitte, cioè lo studio annuale sui club più ricchi d' Europa per ricavi. I top 20 in classifica non cambiano molto rispetto al passato. Quello che muta, e di tanto, sono gli introiti: con una contrazione di 1,1 miliardi di euro, passando dai 9,3 miliardi di ricavi del 2018-19 agli 8,2 del 2019-20, quasi il 12 per cento in meno in una stagione.

     

    Una botta pazzesca per i bilanci dei grandi d' Europa. Minori introiti dovuti a una riduzione di 937 milioni di euro dei proventi dei diritti tv, a causa del differimento delle entrate e degli sconti concessi ai broadcaster; un crollo di 257 milioni (-17%) dei ricavi da stadio, cioè alla mancanza di pubblico e quindi alla vendita dei biglietti; solo in parte compensati da una crescita dei ricavi commerciali di 105 milioni di euro (+3%).

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    Il Covid non ha comportato solo l' ovvia assenza dei tifosi dagli stadi, ma anche il rinvio e la cancellazione delle partite (a volte di parti di campionati, come per la Ligue 1 in Francia o l' Eredivisie in Olanda), e gli sconti concessi alle emittenti tv.

     

    In media i primi 20 club d' Europa hanno fatturato circa 409 milioni ciascuno, con una flessione di quasi il 12% rispetto a un anno fa. Chiaro che quelli più in cima alla classifica hanno sofferto tagli più corposi. Per esempio i leader, quasi appaiati, sono le big spagnole Barcellona e Real Madrid: ebbene, il Barça ha registrato ricavi per 715,1 milioni, oltre 125 in meno del 2018-19; il Real 714,9 milioni, al ribasso di oltre 42 milioni.

     

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    Al 3° posto, in salita di un gradino, i campioni d' Europa del Bayern Monaco, ai quali il successo in Champions ha permesso di limitare i danni: ora viaggiano sui 634 mln, perdendo "appena" 26. E scavalcando così il Manchester United, che invece è la società che più ci ha rimesso in questo periodo: una perdita di 130 mln, da 711 a 580. I Red Devils pagano proprio l' assenza dalla Champions 2019-20, oltre agli sconti e ai differimenti degli introiti dai diritti tv.

     

    Chi deve ringraziare il successo in Premier, non solo dal punto di vista sportivo e dopo un' attesa di 30 anni, è il Liverpool, che è entrato nella top 5 "revenue" per la prima volta dal 2001-02, con un fatturato di 558,6 milioni di euro, anche se in calo di 46 mln. I Reds scavalcano il Manchester City (-61 mln gli introiti) e il Psg (-95). E dopo Chelsea e Tottenham ecco la Juventus, al 10° posto, di poco sotto i 400 milioni di ricavi, con 62 di perdite, cioè il 13,5 per cento in meno.

     

    A Torino però si registra col -36% dei ricavi da matchday, il più grande calo percentuale di incassi da biglietteria tra tutti i club della Money League. Anche gli introiti dei diritti tv registrano una flessione notevole di 41,8 milioni di euro (-20%). I ricavi commerciali dei bianconeri, invece, hanno visto un aumento di 3,3 milioni di euro (+2%), un risultato riconducibile al rinnovo di accordi di sponsorizzazione con il marchio Jeep (esteso fino al 2023-24) e con Adidas (fino al 2026-27).

    zhang zhang

     

    Che ha un po' attutito la diminuzione di 12 milioni di euro dal merchandising e quella di 9 milioni di euro in altre attività commerciali relative a camp estivi e visite allo stadio ed al museo.

     

    E le altre italiane? L' Inter dei Suning resta al 14° posto con 291 milioni, e una diminuzione dei ricavi di ben 73 milioni, il 20 per cento tondo tondo. Pesa sui nerazzurri il calo del -37% dei ricavi commerciali, determinato dalla scadenza di una serie di accordi con importanti partner per un valore di circa 45 milioni di euro all' anno.

     

    E anche il calo delle entrate commerciali e dei diritti tv che è stata compensata in parte dalla crescita dei ricavi del matchday, con un aumento del +14% a 56,9 mln, grazie all' attivazione di una polizza assicurativa per l' interruzione dell' attività. Idea più che previdente visti i tempi, non per niente presa da una dirigenza a trazione cinese, dove tutta la pandemia è iniziata.

     

    Il Napoli, al 19° posto (era 20°), ha registrato un fatturato di 176,3 mln, rispetto ai 207 precedenti in flessione quasi del 15% (-31 mln) rispetto al 2019. Gli introiti dei diritti tv, che costituiscono il 72% delle entrate del club, sono diminuiti di 17,7 milioni (-12%). Ciò è dovuto in parte al peggioramento dei risultati sportivi. I ricavi commerciali sono diminuiti di 10,6 milioni, nonostante il rinnovo della partnership con Kappa fino alla fine del 2021-22.

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    Fuori dalla Top 20 il Milan, 30° a quota 148 mln di ricavi per essere stato fori dai tornei europei.

     

    Dalla top 20 della Deloitte sono usciti pure Roma e West Ham, i giallorossi in gran parte a causa della mancata qualificazione alla Champions. Al loro posto lo Zenit russo (15°, 236,5 milioni di euro, +56 rispetto a un anno) e l' Eintracht (20°, 174 milioni di euro, solo - 8). I ricavi dello Zenit hanno beneficiato della partecipazione alla Champions, i tedeschi sono stati agevolati dal completamento della Bundesliga. L' impatto del Covid però è stimato in oltre 2 miliardi di perdite entro la fine del 2020-21. La sofferenza non è finita.

     

    2. SPONSOR IN FUGA DALLO SPORT 2020: -28%, BASE AL COLLASSO

    Marco Iaria per "la Gazzetta dello Sport"

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    La pandemia ha bruciato il 28% degli investimenti in sponsorizzazioni sportive in Italia, nel solo 2020: dai 903 milioni del 2019 ai 650 dell' anno scorso. È l' effetto Covid, misurato dall' indagine predittiva "Il futuro della sponsorizzazione", giunta alla ventesima edizione e realizzata da StageUp in collaborazione con ChainOn.

     

    L' analisi si riferisce a tutti gli investimenti in sponsorship, disseminati nelle tre macro-aree sport, cultura e spettacolo, utilità sociale e solidarietà.

     

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    Negli ultimi anni le entrate si erano attestate sopra quota 1,3 miliardi. Il 2020, a causa della pandemia, il mercato italiano è crollato da 1389 milioni a 889 milioni con una contrazione del 36%. Lo sport, comparto leader del settore, ha perso meno di altri segmenti incrementando la sua quota (dal 65% al 73%), a scapito di cultura e spettacolo che, a causa delle chiusure praticamente totali, hanno subito le maggiori conseguenze della pandemia.

     

    Ma è una magra consolazione, anche perché, secondo le previsioni di StageUp, il rimbalzo sportivo del 2021 sarà molto contenuto: +2%, fino a 664 milioni. Il deficit, in ogni caso, è così consistente da richiedere tempi lunghi, almeno 3 anni, per un recupero delle entrate pre-Covid.

     

    Spiega Giovanni Palazzi, amministratore delegato di StageUp: «Sono dati allarmanti, ci troviamo di fronte a un precipizio. In un lasso di tempo molto breve si è registrata una forte contrazione che genera delle condizioni di possibile discontinuità». Cosa significa? Che dopo un lungo trend positivo, il colpo assestato dal coronavirus potrebbe ripercuotersi sullo sviluppo futuro. «La pandemia non è un elemento solo congiunturale, mette in risalto delle debolezze che c' erano già prima e devono essere affrontate.

     

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     In primis il tema della digitalizzazione, che rappresenta sì una grande opportunità ma anche una possibile minaccia nel momento in cui non si creano le condizioni culturali per affrontarla. Sul fronte sportivo, e degli eventi in generali, c' è una fascia molto vasta che non è pronta. Si pensi al settore dilettantistico, dove mancano non solo gli strumenti ma anche la predisposizione mentale per una conversione digitale», dice Palazzi.

     

    Le sponsorizzazioni hanno risentito del lockdown prima e dell' assenza di pubblico negli impianti poi, con l' azzeramento dell' hospitality, cioè della ricettività di servizio superiore destinata a partner commerciali e ai tifosi più facoltosi. I contratti già in essere, se non annullati per causa di forza maggiore, sono stati generalmente rivisti al ribasso: dell' ordine del 20-30% per le attività che hanno potuto riprendere dopo il lockdown, oltre il 30% quando gli eventi sponsorizzati da fisici sono diventati solo digitali. E numerosi brand, come riferisce la ricerca di StageUp, hanno ridotto il budget o rimandato le nuove operazioni.

     

    Questo è il quadro generale.

     

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    Però lo sport, si sa, è una piramide che tiene dentro le realtà più disparate. Il calcio di vertice è riuscito a trattenere il maggior numero delle risorse commerciali. «Ad alto livello - spiega Palazzi - gli accordi sono strategici e hanno una durata lunga, di almeno 3 anni. La Serie A di calcio, che è riuscita a completare il campionato 2019-20 e ha una forte valenza televisiva, ha potuto difendersi meglio di basket e volley. E marchi globali come la Juventus hanno potuto diluire l' impatto avendo un' esposizione internazionale».

     

    Se tra gli sport più seguiti la pallacanestro e la pallavolo, a causa delle chiusure, hanno risentito maggiormente degli effetti del Covid, in assoluto i danni più devastanti sono stati prodotti nello sport di base, sostenuto da sponsorizzazioni di commercianti, artigiani e piccoli imprenditori, cioè soggetti tra i più colpiti dalla crisi. «Nel breve le società dilettantistiche, se non riusciranno a compensare i ricavi da sponsor con l' incremento delle quote associative, rischiano un vero e proprio collasso nel 2021», avvisa l' indagine di StageUp.

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    Questo sarà ancora un anno complicato, con un primo semestre contraddistinto da grande incertezza e prudenza e gli ultimi mesi segnati da maggiore dinamismo, per una crescita annua del 2%. Come se ne esce? Il business sarà giocoforza legato alla ripresa (o meno) del ciclo economico.

     

    In ogni caso, il sistema sportivo dovrebbe fare i compiti a casa. «Il futuro - dice Palazzi - passa attraverso una digitalizzazione dei processi per far incontrare domanda e offerta. Specie per il movimento di base, sarebbe necessario un intervento legislativo che preveda agevolazioni da parte dello Stato, sulla scia del credito d' imposta, per quelle sponsorizzazioni con una ricaduta sociale».

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