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    "IL COVID POTREBBE ESSERE DECLASSATO A UN’INFLUENZA SE TUTTI SI SBRIGASSERO A VACCINARSI” - L’IMMUNOLOGO DEL CTS SERGIO ABRIGNANI PARLA DEI PERICOLI DELLA VARIANTE DELTA: “GLI OVER 60 SENZA VACCINO SONO ANCORA TROPPI: IL 15%. IL 98% DEI DECESSI RIGUARDA PROPRIO QUESTA FASCIA D’ETÀ" - E SULLA TERZA DOSE DI VACCINO...


     
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    Margherita De Bac per corriere.it

     

    Non pensare che tutto sia finito. Correre a vaccinarsi se non lo abbiamo ancora fatto. Essere accorti nei comportamenti e nel programmare le nostre vacanze per non esporci al rischio di ritrovarsi in situazioni «difficili da gestire».

    Vaccino anziani Vaccino anziani

    Sergio Abrignani, immunologo del Cts, propone un codice di condotta per superare le nuove criticità ridisegnate dalla recrudescenza dei contagi. La variante Delta si è confermata un ostacolo al ritorno alla piena normalità che tutti agognavamo: «Possiamo riacciuffarla».

     

    Curva in ascesa, restrizioni dietro l’angolo: è il preambolo di un incubo?

    «No. L’esperienza di Paesi dove la variante Delta ha preso a diffondersi un mese prima dell’Italia ci indica che il Covid potrebbe essere declassato a un’influenza con un semplice gesto. Se tutta la popolazione si sbrigasse a vaccinarsi il rischio di piangere altri morti diventerebbe insignificante».

     

    Esiste a quanto pare una minoranza di irriducibili che non aderiscono alla campagna. Voi li chiamate esitanti, in realtà sembrano no-vax in piena regola. Come vincere le resistenze?

    vaccino ragazzi vaccino ragazzi

    «Sono sempre 2,4 milioni gli over 60 scoperti, il 15%. Sono un grande problema in effetti. Il 98% dei decessi riguardano queste fasce d’età. Guardiamo il bicchiere mezzo pieno. In Italia i no-vax sono sensibilmente meno rispetto alla Francia e all’Inghilterra. Credono più al preparatore atletico che alla scienza. Non ci sono giustificazioni. Purtroppo i social fanno da amplificatori».

     

    Lei è sempre stato sostenitore dell’obbligo. Mantiene la linea?

    «Certo, ma ci vorrebbe una legge ad hoc che porterebbe con sé polemiche infinite. Invece serve compattezza. Ecco allora che una forma di obbligo indiretto come lo strumento della certificazione verde appare un buon compromesso. Non c’è coercizione però se vuoi partecipare a eventi e occasioni pubbliche devi munirti del biglietto. Hai il diritto a mettere a repentaglio la tua salute ma non quello di mettere a repentaglio quella altrui. Condivido l’impostazione del presidente francese Macron. Da noi bisognerà ispirarsi a quel modello».

     

    vaccino alle giovani donne vaccino alle giovani donne

    Si aspetta conseguenze sul piano dell’impennata dei contagi dagli assembramenti seguiti alle vittorie dell’Italia del calcio?

    «Speriamo di no. Un picco delle infezioni dovrebbe essersi già visto. Sta avvenendo quello che è stato osservato in Spagna e Inghilterra dove i casi sono saliti velocemente da 2.400 fino a 40-50 mila al giorno in 4-6 settimane. Mi aspetto succeda lo stesso da noi. Spero di sbagliarmi».

     

    E dice che non dobbiamo spaventarci?

    sergio abrignani sergio abrignani

    «Nelle terapie intensive e nei reparti di medicina la situazione è sotto controllo. Ci aspettiamo un tasso di letalità dieci volte inferiore rispetto a quando i vaccini non erano disponibili. Il 55% degli italiani ha ricevuto almeno una dose e il 38% ambedue. L’età media dei contagiati si è abbassata sotto i 30 anni. Nei giovani i casi di malattia grave e complicanze sono estremamente rari».

     

    Provi a convincere gli esitanti...

    «Su 800 milioni di vaccinati nel mondo gli effetti avversi gravi sono davvero molto pochi. Un caso di tromboembolia su 100 mila per il vaccino AstraZeneca, uno su 300 mila per J&J. Il vantaggio della vaccinazione rispetto al rischio è nettamente superiore. Lo stesso vale per il vaccino Pfizer-Biontech nei giovani tra 20 e 30 anni, associato a rarissimi episodi di miocardite e pericardite (infiammazioni del muscolo del cuore) che oltretutto sono stati curati in pochi giorni con la terapia a base di cortisone».

     

    C’è già chi parla di terza dose di vaccino, da fare il prossimo anno per rinforzare l’immunità.

    «Pensiamo intanto a farne due. E vediamo se, come pensiamo, l’immunità indotta dal doppio inoculo è duratura. Da tutti gli altri vaccini sappiamo che la memoria immunologica generalmente dura anni non mesi, niente lascia prevedere che i vaccini anti-Covid inducano una memoria immunologica più breve».

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