Mauro Evangelisti per "il Messaggero"
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Sicilia e Sardegna sono invase dai turisti che arrivano dalle altre regioni italiane e vogliono evitare le complicazioni di un viaggio all'estero con una pandemia in corso. Sicilia e Sardegna, però, sono anche le prime due regioni che potrebbero tornare in fascia gialla a causa della corsa del virus. Da sapere: la Sicilia è anche la Regione con la percentuale più bassa di vaccinati, 52,5 per cento, e la più alta di posti letto occupati da pazienti Covid in area medica, secondo Agenas, il 14 per cento.
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Questa tendenza alla crescita interessa anche le terapie intensive e rischia di trascinare l'isola in fascia gialla. Potrebbe accadere già dal 16, con le valutazioni della cabina di regia che saranno diffuse domani. Più probabilmente il passaggio è atteso tra dieci giorni. L'infelice slogan dell'estate 2020 rilanciato da Mondello - «non c'è Coviddi» - continua a portare sfortuna.
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La Sicilia ieri ha segnato il record di decessi (18 sui 31 notificati in Italia), è la regione con meno vaccinati, appena il 52,5 per cento ha la protezione piena (Lazio e Lombardia, per fare un paragone, sono oltre dieci punti sopra), ma paga anche la presenza di molti turisti, che favorisce la circolazione del virus. Va ricordato che, su scala nazionale, come ha spiegato il presidente della Federazione Italiana delle Aziende Sanitarie ed Ospedaliere (Fiaso), Giovanni Migliore, «il 90 per cento dei pazienti in rianimazione non era stato vaccinato».
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INVASIONE Un dato: solo ieri e solo da Roma, dagli aeroporti di Fiumicino e Ciampino, sono decollati 29 voli diretti nei quattro aeroporti siciliani. Un potenziale di 5.000 turisti in arrivo. Scenario simile in Sardegna, altra regione a rischio giallo entro la fine del mese, dove però la percentuale di persone protette dalla doppia dose è un po' più alto, al 56,8 per cento. Quali sono gli indicatori che fanno scattare il passaggio in fascia gialla? Fondamentalmente sono 3 e devono essere tutti oltre il limite. Il primo è l'incidenza, il numero dei casi ogni 100 mila abitanti su base settimanale, che diventa un problema se è sopra 50.
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Quasi tutte le regioni sono sopra quel limite (escluse Abruzzo, Molise, Puglia, Piemonte e le province autonome di Trento e Bolzano), ma a preoccupare sono quelle sopra 100: secondo le rilevazioni di Agenas, sono Sardegna (142,03), Toscana (119,73) e Sicilia (104,55). La Toscana però si salva perché ha pochi ricoveri. E qui si arriva agli altri due indicatori: si passa in giallo se, con una incidenza sopra quota 50, il tasso di riempimento supera il 10 per cento per le terapie intensive e il 15 per l'area medica. Ad oggi la Sicilia non è lontano da questo scenario, visto che - sempre stando ai dati di Agenas - è al 14 per cento per l'area medica, al 7 per le terapie intensive.
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Ieri la Sicilia è stata anche la Regione con più casi positivi, 848, e con questa tendenza l'incremento dei ricoveri sembra inevitabilmente andare verso il doppio superamento dei limiti. La Sardegna è già sopra il limite per le terapie intensive (11 per cento) ma ha ancora margine di sicurezza per l'area medica (7). Secondo il matematico Giovanni Sebastiani, del Cnr, la Sicilia potrebbe raggiungere nell'arco di 10 giorni i requisiti per essere classificata come zona gialla, mentre la Sardegna potrebbe avviarsi a un esito analogo in 17 giorni.
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Cosa comporta il passaggio in fascia gialla? Non è previsto il coprifuoco, le limitazioni non sono molto traumatiche: si va dall'obbligo della mascherina anche all'aperto al massimo di quattro commensali al tavolo di un ristorante. Ha spiegato al Giornale di Sicilia l'assessore alla Sanità, Ruggero Razza: «Dobbiamo entrare nell'ottica che da qui alla fine della stagione nell'Isola ci sarà un ulteriore rialzo di positivi, perché in giro per il territorio avremo almeno due milioni di persone in più tra turisti e lavoratori che rientrano per le ferie: il giallo, dunque, è solo questione di giorni, e non è un caso che le regioni che rischiano oggi di lasciare il bianco sono tutte a vocazione turistiche».
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Per la verità non è esattamente così. Prendiamo altre due regioni che d'estate hanno un'impennata di presenze turistiche. La Puglia, nonostante alcuni focolai segnalati nel Salento, è ancora lontano dalla zona gialla, sia per la bassa incidenza sia per le modeste percentuali di ricoveri. In Emilia-Romagna (ma qui il discorso si fa complicato perché se la riviera romagnola vive di turismo, le province emiliane no) ha una incidenza alta, sopra 90, ma le percentuali di occupazione dei posti letto con pazienti Covid sono ancora lontane dai limiti d'allarme (4 per cento terapia intensiva, 5 in area medica).
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COME L'ANNO SCORSO Ma in Sardegna stiamo assistendo a una replica di quanto avvenne nell'estate del 2020? No. Allora a essere colpito dalla diffusione del virus fu il Nord dell'isola, a partire dalla Costa Smeralda. In queste settimane il virus corre invece nell'area metropolitana di Cagliari e nella provincia di Sud Sardegna. Dunque dalla parte opposta. «Teniamo sempre conto - avverte un dirigente della sanità sarda - che dei 3 milioni di turisti che vengono in Sardegna in un anno, il 75 per cento si concentra in estate.
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Ci troviamo con la popolazione raddoppiata, inoltre chi arriva da altre regioni italiane, in traghetto o in aereo, non deve neppure fare un tampone antigenico. Per comprendere cosa sta succedendo in Sardegna, bisogna partire da questo scenario perché l'incidenza come è calcolata oggi non ha senso».
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