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    PUTIN PERDE I PEZZI - IL KIRGHIZISTAN MANIFESTA LA VOLONTÀ DI ALLONTANARSI DALLA CULTURA RUSSA E IL CREMLINO MINACCIA UN INTERVENTO MILITARE CONTRO IL TENTATIVO DI "DERUSSIFICAZIONE" - IL PAESE E' UNA DELLE REPUBBLICHE EX SOVIETICHE DOVE SI PARLA ANCORA RUSSO E FINO A POCO TEMPO FA ERA CONSIDERATO UNO STATO FEDELE A MOSCA - GIÀ LO SCORSO ANNO, QUANDO SI SONO TENUTE LE ELEZIONI, PER LA PRIMA VOLTA...


     
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    Carlo Nicolato per “Libero quotidiano”

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    La nuova dottrina Putin, quella secondo la quale la Russia «accorre a protezione» di tutti i russofoni del mondo, è una spina nel fianco delle repubbliche ex sovietiche dove la lingua di Tolstoj è disgraziatamente ancora la più parlata. Ma dove i russi cominciano a essere inquadrati per degli invasori capaci, con la scusa del cirillico, di muovere i carri armati e imporre di nuovo il loro dominio.

     

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    Il Kirghizistan è uno di quelli e anche se geograficamente è molto più vicino alla Cina di quanto non sia alla Russia è sempre stato considerato uno Stato fedele a Mosca. Questo almeno si pensava al Cremlino fintanto che i kirghisi non hanno iniziato a pensarla in modo differente, manifestando addirittura la volontà di volersi "derussificare".

     

    BATTAGLIA SUI TOPONIMI

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    «Cominciamo dalle strade e dai quartieri della nostra cara capitale Bishkek», hanno suggerito vari politici tra i quali il presidente del Parlamento locale Nurlanbek Shakiev. Quartieri che ancora portano i nomi sovietici, come se nulla fosse successo alla fine degli anni '80, come Pervomaisky, chiamato così per il Primo Maggio, o Oktyabrsky per la Rivoluzione d'Ottobre. Oppure Leninsky in onore ovviamente a Lenin e Sverdlovsky, in quello primo capo di Stato bolscevico Jakov Sverdlov.

     

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    La stessa Bishkek prima del 1991 si chiamava Frunze, così battezzata per ricordare il comandante militare Michail Vasilevic Frunze. I politici kirghisi sostengono che i nomi di tali distretti e di vari altri villaggi del Paese sono addirittura diventati "moralmente obsoleti" e che per tale motivo vanno cambiati. La reazione di Mosca è stata scomposta, esagerata se si pensa che quasi tutte le altre repubbliche ex sovietiche tale lavoro di pulizia lo hanno già fatto da decenni.

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    Dmitry Novikov, il primo vice capo della commissione per gli affari internazionali della Duma, ha avvertito che «i processi negativi molto seri spesso iniziano con tali sciocchezze, ed è meglio fermarli subito prima che sia troppo tardi».

     

    Il commento di Novikov è stato ripreso da un'altra parlamentare russa di alto livello, Svetlana Zhurova, che ha affermato che la rimozione dei nomi sovietici «è il primo piccolo passo per eliminare completamente la lingua russa», aggiungendo minacciosa che «anche in Ucraina è iniziata così». La Zhurova in effetti non è poi andata così lontano dal dire la verità. Lo stesso Bishkek ha recentemente sostenuto che ogni cittadino del suo Paese dovrebbe cercare di dimenticare il russo e di parlare il kirghiso.

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    MINORANZE ETNICHE

     Ma soprattutto lo scorso anno a novembre in Kirghizistan si sono tenute le elezioni e perla prima volta nella storia del Paese da quando ha raggiunto l'indipendenza non è stato eletto neanche un deputato russo. Tutte le minoranze hanno ottenuto i loro rappresentanti, i tagiki, gli uzbeki e perfino i "dungan", termine russo per indicare una minoranza musulmana di origine cinese hui. Ma non loro, i russi.

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    A Mosca l'hanno presa molto male e hanno spinto i partiti a loro più vicini a contestare il risultato sulla base di un "incidente" che si sarebbe verificato durante lo spoglio automatico dei voti. Inutilmente. L'anno successivo, cioè un paio di mesi fa, visto anche la brutta piega presa da tutte le altre repubbliche aderenti al Otsc, Vladimir Putin in persona si è recato in visita nella remota repubblica a marcare il territorio.

     

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    E per far presente in particolare quanto il "sostegno" di Bishkek alla Russia sia "la base fondamentale per lo sviluppo delle relazioni bilaterali in molte altre aree". Il presidente russo ha ricordato che la Russia è il «più grande fornitore di risorse energetiche per il Kirghizistan» e che Bishkek riceve le sue forniture a condizioni particolarmente favorevoli.

     

     Se ancora il ricatto non fosse abbastanza chiaro Putin ha ringraziato il presidente Japarov per il suo «sostegno alla lingua russa» e per l'apertura di nuove scuole russe e l'assunzione di insegnanti dalla Russia per le istituzioni educative. Come dire, "visto che tutte queste cose non le hai fatte sei pregato di muoverti".

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