Michela Allegri per "il Messaggero"
PIETRO CURZIO
Non è passata nemmeno una settimana da quando il Consiglio di Stato, con due sentenze gemelle, ha decapitato i vertici della Cassazione, annullando le nomine di Pietro Curzio e Margherita Cassano rispettivamente a primo presidente e presidente aggiunto della Suprema corte.
Da quel momento, per il Csm è stata una corsa contro il tempo per trovare un accordo prima di stamattina, quando ci sarà la cerimonia di inaugurazione dell'anno giudiziario. E ieri Palazzo dei Marescialli si è espresso: il Csm ha ribadito la scelta di Curzio e della Cassano, durante un plenum presieduto, non a caso, dal Capo dello Stato.
Le motivazioni, ovviamente, sono state riscritte, in modo da superare i rilievi dei giudici di Palazzo Spada. I consiglieri parlano di clima disteso e respingono le ipotesi di scontro con il Consiglio di Stato, che poco tempo fa aveva annullato anche la nomina di Michele Prestipino a capo della Procura di Roma. Ma non tutti sono d'accordo.
LA NOMINA
MARGHERITA CASSANO
I voti favorevoli alla scelta di Curzio e della Cassano sono stati sono 19. Gli astenuti sono stati 3, e altri 3 consiglieri hanno votato contro. Alla precedente tornata, nel 2020, si era sfiorata l'unanimità, con un unico astenuto.
A presiedere la seduta è stato il capo dello Stato, Sergio Mattarella, per l'ultima volta nelle vesti del presidente del Csm, visto che da lunedì comincerà il voto per il nuovo presidente della Repubblica. È stato lo stesso Mattarella a ricordarlo, esprimendo gli auguri a tutti i componenti «per l'attività che il Consiglio svolgerà con la presidenza di un nuovo Capo dello Stato».
corte di cassazione
La presenza di Mattarella ha un peso e mette un sigillo alla decisione: il presidente si è complimentato con i magistrati confermati e ha ringraziato il plenum e la Commissione Direttivi per la «tempestività» con cui hanno agito, «assicurando la piena operatività dell'esercizio delle funzioni di rilievo per l'ordinamento giudiziario».
pietro curzio
A ringraziare Mattarella, il vicepresidente David Ermini: «Per me e il Consiglio - ha detto - è stato in questi anni guida saggia e autorevole, esempio di etica istituzionale e fermo sostegno nei frangenti più amari», che sono stati parecchi: Palazzo dei Marescialli è stato travolto dallo scandalo delle nomine pilotate venuto a galla con l'inchiesta sull'ex pm Luca Palamara, che ha portato diversi consiglieri a dimettersi dall'incarico. Ermini ha anche sottolineato il momento di crisi di Palazzo dei Marescialli, parlando di una «perdita di credibilità» che rende necessaria al più presto una riforma.
SEBASTIANO ARDITA NINO DI MATTEO
LE REAZIONI
Non tutti sono stati d'accordo con la decisione di ribadire le nomine di Curzio e della Cassano. Per il laico della Lega, Stefano Cavanna, che nel 2020 fu l'unico ad astenersi e che ieri ha votato contro insieme ai togati indipendenti Sebastiano Ardita e Nino Di Matteo - ad astenersi, tutto il gruppo di Unicost -, i tempi sono stati troppo rapidi: si è discusso e deliberato di scegliere i massimi vertici della magistratura in soli «4 giorni, domenica compresa».
Cassazione
Il consigliere, insieme ad Ardita, lamenta anche i contenuti della nuova delibera: le motivazioni riproporrebbero le stesse argomentazioni di due anni fa, senza rispondere ai rilievi del Consiglio di Stato. La maggioranza, però, sottolinea che era necessario agire in tempi strettissimi perché non era possibile lasciare scoperte «funzioni cruciali», soprattutto in vista della cerimonia di inaugurazione dell'anno giudiziario. I rilievi di Palazzo Spada, inoltre, sarebbero stati recepiti.
pietro curzio margherita cassano margherita cassano 1