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    IL CUPO TRAMONTO DI HILLARY - TUTTO È FINITO DOVE ERA INIZIATO: IL GALA DI BENEFICIENZA PER L'INFANZIA, DOVE LA CLINTON È APPARSA SFATTA E SENZA TRUCCO, CONFESSANDO LA TENTAZIONE DI ''NON VOLER USCIRE PIÙ DI CASA''. È DAVVERO LA FINE DELLA DINASTIA O CI TOCCHERÀ SORBIRCI PURE CHELSEA AL CONGRESSO? - FIOCCANO I RACCONTI SULLE SFURIATE, LE BOTTE, I FARMACI DEL DOPO-SCONFITTA


     
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    1. IL CUPO TRAMONTO DI HILLARY VOCI DI COMPLOTTO, IL VISO SEGNATO E LA TENTAZIONE DI NON USCIRE PIÙ

    Paolo Valentino per il “Corriere della Sera

     

    hillary clinton prima del voto hillary clinton prima del voto

    Tutto è finito dov' era iniziato. Fu al gala del Children' s Defense Fund, grazie a cui migliaia di bambini americani poveri ma di talento possono studiare, che nel 1992 Bill e Hillary Clinton fecero la loro prima apparizione pubblica dopo l' elezione di lui alla Casa Bianca. Mercoledì sera Hillary è tornata nello stesso luogo, una settimana dopo la sconfitta subita da Donald Trump, portando con sé i segni, gli umori cupi e i rimpianti di un crepuscolo, ma anche la maestà di una protagonista che è sembrata finalmente liberata dall' ossessione di una vita.

    hillary clinton dopo il voto hillary clinton dopo il voto

     

    È stato probabilmente l' ultimo atto della vita pubblica di Hillary Clinton. Accettare la disfatta non è stato facile, per lei. Raccontano di sfuriate e liti con Bill e crisi di pianto e profondissimi silenzi, nell' intimità della casa di Chappaqua. Qualcosa trapela anche nel discorso di Washington: «Ci sono state volte negli ultimi giorni in cui avrei voluto solo rannicchiarmi con un buon libro, i nostri cani e non uscire mai più di casa».

     

    Ma le parole non bastano, non basteranno mai: «So quanti di voi sono profondamente delusi dai risultati del voto. Lo sono anch' io, più di quanto potrò mai esprimere.

    So che non è semplice, so che molta gente in questa settimana si è chiesta se l' America sia il Paese che credevamo».

     

    Ma nel suo tracollo dai contorni shakespeariani, Hillary trova anche parole di speranza. «Ascoltatemi, tocca a ognuno di noi continuare a lavorare per un' America che sia migliore, più forte e più giusta. Ne vale la pena, per noi e i nostri figli». A questi ultimi dedica il messaggio politico più forte: «Una società si misura da come tratta i suoi bambini e nessun bambino in America dovrebbe aver paura di andare a scuola perché è latino, afroamericano, musulmano, o perché è disabile».

     

    hillary clinton hillary clinton

    Donald Trump è servito. La parte più struggente, quella che veramente odora di addio e ha il colore del tramonto, è quella dedicata alla madre, cioè a se stessa. Hillary immagina di tornare indietro nel tempo per dirle: «Guardami e ascolta. Sopravvivrai, avrai una famiglia tua, tre figli e per quanto possa essere difficile da immaginare, tua figlia diventerà senatore degli Stati Uniti, segretario di Stato e avrà più di 62 milioni di voti nella sua campagna per la presidenza».

     

    È un dolore acuto, profondo, quello di aver vinto il voto popolare, ma di aver perso la Casa Bianca. Che nell' universo clintoniano, sempre incline a intravedere i contorni sinistri della cospirazione, fortifica la convinzione di essere ancora una volta vittime di un complotto. Pochi giorni dopo la sconfitta, parlando con i donatori della sua campagna, Hillary ha infatti puntato il dito contro il direttore del Fbi, Comey, responsabile di aver inutilmente riaperto il caso delle email, già chiuso e digerito.

     

    È un fatto che dopo le dichiarazioni di Comey, la candidata democratica ha avuto un nuovo crollo dei sondaggi, dal quale non si è mai ripresa del tutto. Più esplicito, come sempre a tinte forti, è stato Sidney Blumenthal, il consigliere nell' ombra, l' uomo al quale erano indirizzate gran parte delle email del server privato.

     

    hillary clinton dopo il voto hillary clinton dopo il voto

    Per lui, si è trattato né più né meno che di un «colpo di Stato», un' azione eversiva decisa contro il parere del Dipartimento della Giustizia, orchestrata da Comey «in un ufficio di New York contiguo a quello di Rudi Giuliani» e forse concordata addirittura con «entità straniere». Forse Blumenthal dice a voce alta quello che Hillary pensa sommessamente.

     

    È in ogni caso una narrazione post clintoniana, quasi l' ultima colonna sonora che accompagna la fine della dinastia, che nel bene e nel male ha definito i democratici americani negli ultimi trent' anni. Cosa farà Hillary Clinton, finito il sogno del potere, svanita la nobile illusione di infrangere il tetto di cristallo della definitiva parità di genere, conclusa la sua eterna corsa alla Casa Bianca? Saprà essere madre nobile del partito? O riprenderà il circuito dei discorsi miliardari che hanno sporcato la sua immagine di campione liberal?

     

    È il banco di prova che l' attende. Per il momento, dalla foto sorridente in campagna con la fan dal «cuore spezzato», all' uscita di mercoledì gonfia di emozioni appena dissimulate, quello di Hillary assomiglia tanto a un autopensionamento .

     

     

    2. URLA, BESTEMMIE E BOTTE LA CRISI ISTERICA DI HILLARY

    Carlo Nicolato per “Libero quotidiano

     

    lena dunham hillary clinton lena dunham hillary clinton

    C' è voluta più di una settimana perché Hillary Clinton tornasse a parlare in pubblico e dimostrasse con l' evidenza del suo viso provato e la sua voce roca che la batosta politica, ma anche personale, è tutt' altro che digerita. C' è voluta un' ora di discorso mercoledì sera a Washington in occasione della serata di gala annuale organizzata dal Children' s Defense Fund, l' organizzazione in cui negli anni '70 aveva iniziato la sua carriera legale, per dimostrare che Hillary perdendo quella maschera da statista programmata è forse più convincente.

     

    katy perry for hillary katy perry for hillary

    Certamente meno antipatica, come quando con evidente emozione ha raccontato di sua madre costretta da ragazzina a trasferirsi in California da quei nonni rivelatisi poi violenti e di quanto adesso, a distanza di quasi 80 anni, vorrebbe abbracciarla per dirle «mamma, sopravviverai, avrai una famiglia e tre bambini, e anche se per te è difficile immaginarlo, tua figlia crescerà fino a diventare un senatore degli Stati Uniti, un segretario di Stato, e ottenere più di 62 milioni di voti per la presidenza».

     

    Voti che però non sono stati sufficienti per andare alla Casa Bianca, e che anziché essere un conforto, fanno male e umiliano più di quelli presi da Trump, un milione in meno. «Ci sono state volte, in quest' ultima settimana, in cui l' unica cosa che volevo fare era raggomitolarmi con un buon libro, portare a spasso i cani e non uscire mai più di casa», ha ammesso Hillary che infatti solo qualche giorno fa è stata immortalata dal selfie di una cittadina qualunque mentre portava a spasso i cani in quel di Chappaqua, nei pressi di New York.

     

    la foto che ha fatto commuovere il web hillary clinton la foto che ha fatto commuovere il web hillary clinton

    Hillary sconfitta, Hillary rassegnata, Hillary che depone le armi anche se alla sua platea dice, al contrario, di non arrendersi mai, di «continuare a lavorare per rendere l' America più forte e più giusta», «per la sicurezza dei nostri bambini, delle nostre famiglie e del nostro Paese».

     

    Eppure c' è chi racconta un' altra verità. C' è chi dice, nello specifico il magazine The American Spectator, che in realtà, i libri li abbia fatti volare fuori dalla finestra. Prendendosela con tutti da John Podesta a James Comey, il capo dell' Fbi, per finire con l' incolpevole marito, pare abbia fatto volare qualsiasi cosa non fosse ancorata per terra sulle teste dei poveri assistenti e del personale che cercava di rifugiarsi scappando da una stanza all' altra. Testimoni raccontano di grida disumane, insulti, bestemmie e di gente che si tappava le orecchie per non sentirle.

     

    LA COPERTINA DI NEWSWEEK CON HILLARY CLINTON PRESIDENTE LA COPERTINA DI NEWSWEEK CON HILLARY CLINTON PRESIDENTE

    Naturalmente il bersaglio numero uno era John Podesta, presidente della campagna elettorale e principale indiziato della sconfitta. Il quale, quando ormai alle prime ore di mercoledì mattina la sconfitta era evidente a tutti, lui solo, kamikaze per vocazione, ha offerto la sua faccia, e probabilmente la sua carriera, per annunciare al popolo Dem riunito al Manhattan' s Javitz Center che non tutto era perduto, che bisognava aspettare perché in qualche contea stavano ancora contando i voti. Qualcuno in Italia se l' è pure bevuta, non la Clinton che contemporaneamente chiamava Trump, trattenendo a stento la rabbia, per riconoscergli la vittoria.

     

    R. Emmett Tyrrell dello Spectator racconta che anche il marito Bill se l' è vista brutta e ammette di essere sorpreso che il loro matrimonio riesca ancora a reggere. Si narra di una telefonata infuocata tra i due coniugi qualche giorno prima delle elezioni, quando Hillary stava perdendo punti nei sondaggi: lei sosteneva che la colpa era di Comey e di quelle mail tirate fuori all' ultimo momento, Bill l' accusava invece di aver sottovalutato i milioni di americani che fanno fatica ad arrivare alla fine del mese. Fece centro. Ma uno dei consiglieri dell' ex presidente racconta che alla fine della telefonata la faccia di Bill era così paonazza che si temeva avesse un infarto.

    bill e hillary clinton al seggio bill e hillary clinton al seggio

     

    L' unico della partita ad aver tirato un sospiro di sollievo dopo la sconfitta della Clinton è proprio Comey, che con Trump ora ha il posto assicurato. Il «cugino» della Cia invece, il numero uno dell' Intelligence James Clapper, no. Lui, uomo di Obama, ha preferito licenziarsi prima che lo licenziassero.

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