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    MANSIONI E RESPONSABILITÀ? “LEADER MAXIMO E PEZZA DA PIEDI” – IL CURIOSO CURRICULUM DEL SINDACO DI COMO, ALESSANDRO RAPINESE: “EX FUMATORE ED ESTIMATORE DI PROSECCO. CICLISTA DELLA DOMENICA (MA NON TUTTE)” – ALLA VOCE "COMPETENZE ARTISTICHE" HA RISPOSTO: "NESSUNA. ALLE RECITA DELLE ELEMENTARI MI HANNO FATTO SUONARE IL TRIANGOLO. L’HO FATTO MALE” – LA VITA DI RAPINESE: I GENITORI PERSI DA RAGAZZO E DUE FRATELLI SCOMPARSI A 30 E 38 ANNI…


     
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    1 - “LEADER MAXIMO E PEZZA DA PIEDI”. DA RADIO POPOLARE A TWITTER, LE IRONIE SUL CURRICULUM DI RAPINESE

    Da www.comozero.it

     

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    Tutto è cominciato su Radio Popolare, venerdì scorso. Ossia quando i due conduttori del programma “Muoviti muoviti” hanno dedicato un intero spezzone satirico della trasmissione al curriculum del sindaco di Como, Alessandro Rapinese.

     

    Tra risate e battute, Luca Gattuso e Davide Facchini hanno letto riga per riga il documento che effettivamente ha un tono piuttosto scanzonato in diversi passaggi (e che è quello pubblicato ufficialmente sul sito del Comune di Como).

     

    Al passaggio dedicato sul curriculum alle “Principali mansioni e responsabilità” ricoperte, ad esempio, si legge come risposta “Leader Maximo e Pezza da piedi” oppure, rispetto alle principali mansioni svolte nello specifico in un’azienda tessile, l’indicazione è “facevo di tutto un po’”.

     

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    Sorrisi in radio anche sulle associazioni fondante da Rapinese in gioventù, tra cui “Polenta Uncia alle superiori” oppure sulla risposta in merito alle “Capacità e competenze artistiche”: “Nessuna – ha scritto il sindaco con humour – Alla recita di fine elementari mi hanno fatto suonare il triangolo. L’ho fatto male”. Qui sotto l’audio originale andato in onda.

     

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    Infine, i due conduttori hanno anche ironizzato sulle “Ulteriori informazioni” messe nero su bianco da Rapinese: “Ex fumatore, estimatore di Prosecco, ciclista della domenica (non tutte), amo la scherma ma lei non contraccambia”.

     

    “Signore e signori, il curriculum vitae di un sindaco di uno dei capoluoghi di provincia della produttiva Lombardia”, hanno dunque concluso Gattuso e Facchini.

     

    Ma in parallelo con la trasmissione, lo stesso documento è finito nelle “grinfie virtuali” anche di un celebre account di Twitter (a cui pochi giorni fa il Corriere della Sera ha dedicato un lungo articolo), ossia “Crazy Ass Moments in Italian Politics”, che però a sua volta l’ha ripreso da due altri account, @Frenchigg e @martays. Il titolo del thread è “Mayor of Como Alessandro Rapinese and his hilarious curriculum vitae”.

     

     

    In questo caso, sono state rilanciate sul social appena acquistato da Elon Musk alcune pagine del curriculum, ovviamente le stesse riprese da Radio Popolare, tra commenti ironici, sorpresi ma anche di gradimento per il tono alternativo usato da Rapinese.

     

    2 - BIOGRAFIA DI ALESSANDRO RAPINESE

    Da www.rapinesesindaco.com

     

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    Sono nato nell’Aprile del 1976, il 26. Toro. Mio padre si chiamava Paolo Sandro ed è tuttora il mio mito personale. Quando è morto, all’età di 61 anni, avevo compiuto i 17 anni da 12 giorni. Era il 7 Maggio del 1993. Era un fervente cattolico che non era riuscito nell’impresa di allevare ferventi cattolici. Prima perito tessile poi industriale tessile passato per la gavetta che, a suo dire, fa di un ragazzo un uomo. Alpino. Buono. Troppo.

     

    Mia madre era una “milanesa” doc, seppur con sangue mezzo pavese, si chiamava Maria Grazia e di cognome faceva Cattaneo. Anche lei morta troppo presto, 53 anni. Io ne avevo 21. Dura come l’acciaio. Gentile come un maggiordomo, quello di Batman. Fumatrice accanita. A 26 anni aveva già partorito il quinto figlio. Il sesto, io, a 31. Concreta.

     

    I miei fratelli? Marco, Paola e Matteo stanno bene e vivono la loro vita fuori Como. Roberta e Giordano hanno raggiunto i miei pochi anni dopo. La prima se ne è andata a trentotto anni per un brutto tumore al cervello il secondo quando è volato via di anni ne aveva 30 ed il tumore lo aveva all’anima. Overdose.

     

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    Arriviamo a me.

     

    Di genitori non ne ho avuti solo due, Maria Grazia e Paolo Sandro, ma tre, tra i quali due mamme, la seconda si chiamava Giacomina, mancata da pochissimo.

     

    Giacomina era la mamma dalla quale andavo quando a casa c’era “Baruffa nell’aria” ed a casa mia per cento ragioni un po’ di baruffa c’è sempre stata, non foss’altro perché eravamo in otto e tutti dotati di un bel caratterino. La mia vita quindi fino alla fine delle elementari si divide tra due case, a Como figlio di industriali tessili, a Cavallasca “figlio” di operai di tessili. Appartenevo a due mondi diversi ed opposti contestualmente.

     

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    Una famiglia tranquilla a Cavallasca ed una bella tosta a Como. Figlio unico a Cavallasca e sesto a Como. L’unica cosa comune ai due nuclei era la libertà che si respirava. Nessuno ha mai cercato di plasmarmi oppure di convincermi e/o di inculcarmi una verità. Mi è sempre stato chiesto cosa pensassi e subito dopo il perché lo pensassi.

     

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    Dopo 4 anni di elementari passati al Gallio a causa di un grave problema di salute di mia madre, poi superato, ho passato tutta la quinta elementare a casa di Giacomina frequentando la quinta alle elementari di Cavallasca. Anno stupendo. Diplomato con un bel, si fa per dire, sufficiente.

     

    Le medie le ho frequentate in Via Brambilla ma veramente le ho “fatte” al Palazzo del Ghiaccio di Casate. Giocando ad hockey. Diplomato con un bel, si fa ancora per dire, sufficiente. Molti degli amici di allora lo sono ancora oggi. Ottimo periodo.

     

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    Nel 1989 inizia il Setificio. Bocciato. Quell’anno però guadagno il titolo di capocannoniere nazionale della categoria “Baby” nell’hockey su ghiaccio. L’hockey Como, nel quale ero capitano, perde ai quarti di finale dei Play Off nazionali contro il Camporovere. Figuraccia. Pazienza. L’anno successivo l’ennesimo disastro scolastico: 4 esami a settembre. Passati.

     

    In seconda ne prendo altri 3. Passati. In terza due. Passati. In quarta uno. Passato. Nel 1995 mi diplomo, in piena progressione, con un bel quaranta che, per la cronaca, non è il minimo. Olè. Nonostante la bocciatura mi diplomo a 19 anni avendo iniziato le elementari un anno prima del dovuto.

     

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    Durante la quarta setificio, per gioco, mi candido alle elezioni scolastiche per il Consiglio d’Istituto. Io ed il mio amico Stefano Stromilli creiamo una lista e la chiamiamo “Polenta Uncia”, il nome doveva significare la lontananza dalle liste “pallose” di sinistra, che parlavano di temi che nemmeno conoscevamo, tipo guerre in Libano e tensioni israelopalestinesi e da quelle di destra aventi come sfondo l’antipatia per lo straniero e qualche “simpatico” richiamo al Duce. Sbaragliamo.

     

    Parliamo di riscaldamenti da revisionare e sedie rotte da sistemare. Portiamo al centro del dibattito studentesco temi seri e concreti dove realmente potevamo fare molto cercando di aprire gli occhi ai nostri “elettori” circa il fatto che in Israele ed in Palestina, con tutta la buona volontà, se ne sarebbero fregati dei nostri sit-in.

     

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    Vinciamo con oltre l’80% dei voti ed avremmo avuto diritto a tutti e 4 i seggi disponibili ma ci eravamo candidati solo in due e quindi i due seggi che non potevamo occupare vengono occupati da nostri antagonisti. L’anno successivo al Setificio, con lo stesso stile e forti di eclatanti risultati, vinciamo nuovamente con un risultato bulgaro. 4 seggi su 4. Again. Non vincemmo però solo in Via Castelnuovo. Vincemmo anche al Caio Plinio ed alle Orsoline.

     

    Polenta Uncia è stata l’unica esperienza comasca di una lista studentesca che con la stessa filosofia si presentava e vinceva in più istituti. Vinceva l’idea, non l’individuo. Nonostante la malattia e morte di mio padre in quarta, delle superiori, ho un ottimo ricordo.

     

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    Nel 1994, ancora minorenne, inizio la mia prima campagna elettorale, campagna conclusa festeggiando la mia elezione alla carica di consigliere di circoscrizione. Ero maggiorenne da 47 giorni. Probabilmente sono il più giovane politico di sempre nella storia della politica nazionale. La lista civica era vera. Davvero. Como per Como. Sono stato per 4 anni Presidente della Commissione Cultura e la cosa divertente è che tra i commissari annoveravo alcuni miei professori. Ottima esperienza.

     

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    Nel 1995 mi iscrivo a giurisprudenza a Como. Fondo con Duccio Campisani, Giuliana Castelnuovo, Francesco Moretti ed altri amici l’associazione studentesca l’”Avv.Oltoio”. Divertente. Fioccano voti pesanti tra i quali un bel 30 in diritto costituzionale con la D’Amico ma sento che il mio inglese non è adeguato al mondo moderno e chiedo a mia madre di finanziarmi un semestre negli Stati Uniti per imparare un inglese in grazia di Dio. In famiglia con le lingue siamo messi bene per via delle costanti contaminazioni da parte di mio padre che ci portava a casa settimanalmente amici/clienti.

     

    Memorabile un rito del caffè di un tale che era così nero che il bianco degli occhi lo si notava a km. A casa tutti parlavamo il francese come seconda lingua madre perché un nonno era Alsaziano e specialmente noi figli abbiamo passato parte della nostra vita estiva in quel territorio che i tedeschi hanno più volte invaso ed i francesi hanno più volte ripreso e che gli europei hanno voluto loro capitale. Torniamo all’inglese. Mia madre accetta di finanziarmi l’inglese e nel gennaio 1996 si parte alla volta di NYC.

     

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    Si torna a Giugno con un bell’inglese ma soprattutto con un bagaglio stracolmo di esperienze. Alcune toste toste. Si continua l’università. Ad Agosto, il 19, la vita cambia di nuovo. Muore Mary Grace e con lei la mia vita tranquilla ed agiata. Mi ritiro dall’università ed inizio a lavorare nella ditta di famiglia per qualche anno. Poi una piccola ditta informatica fino al 2002 anno in cui decido di iniziare a fare l’agente immobiliare. Vendere case è il mio lavoro perché mi consente di frequentare costantemente persone ed immobili. Le mie passioni.

     

    Alla fine del 2000 conosco Sara. Ventidue mesi dopo conosco anche Olivia. Nostra figlia. Chi mi conosce sa che ho sempre dichiarato e desiderato avere una figlia che avesse i capelli rossi. Olivia ha i capelli rossi ed il bel profilo di Sara. Ottima bimba. Ora ha nove anni e frequenta la quarta elementare in Via Fiume. Ottima scuola.

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    A scuola facevo politica senza partiti. In circoscrizione nel 1994 ho fatto politica senza partiti. A causa di una serie di eventi catastrofici sono dovuto restare lontano dalla politica attiva per nove anni. Gli anni durante i quali questa classe dirigente diventava quella che conoscete e della quale mi fregio essere stato l’oppositore più duro che mai potesse trovare lungo il suo percorso. Dal 2008 ho fatto politica, ancora, senza nascondermi dietro loghi bolliti di partiti bolliti. Fiero. Di bestia.

     

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    Nel 2007 non mi sembrava vero aver ricevuto l’invito da parte del mio grandissimo amico Andrea Taborelli di incontrare suo zio, Mario Alberto, al fine di verificare la possibilità di far parte della compagine di “Area 2010”. Ci incontriamo ed accetto. Sarò il primo dei non eletti e quando Carcano, il nostro candidato sindaco alle elezioni, deciderà di dimettersi realizzo il mio più grande sogno. Essere un Consigliere Comunale. Lo era stato mio zio Bruno Amoletti.

     

    Nonostante abbia giocato ad hockey su ghiaccio a buoni livelli non ho mai sognato la nazionale oppure di giocare in serie A. Mai. Non ho mai sognato di vincere un biglietto della lotteria. Mai. Non ho mai sognato di possedere macchinoni. Non ho mai sognato nemmeno di diventare il capo della Microsoft.

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    Ho sempre però sognato di entrare nel Consiglio Comunale di Como ed il 26 Aprile del 2008 quando ho saputo che Carcano si sarebbe dimesso ed ho saputo che due giorni dopo il Consiglio Comunale avrebbe votato la surroga che mi consentiva l’accesso a Palazzo Cernezzi, beh, ho realizzato un mio grande sogno che ancora oggi fatico a credere di aver realizzato.

     

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    Che sindaco sarò? Sarò un sindaco incoercibile. Sarò un sindaco libero. Sarò un sindaco che quando sbaglierà, e sbaglierà, si scuserà. Sarò un sindaco che avrà sempre ben chiaro che il tempo per noi esseri umani è limitato e quindi molto prezioso. Sarò un sindaco democratico ma non per questo meno determinato. Sarò un sindaco indipendente ma non per questo avulso dal sistema politico.

     

    Sarò un buon Sindaco. Il tuo.

     

     

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