Claudio Antonelli per “la Verità”
giuseppe conte 3roberto gualtieri
Il concetto di «salvo intese» si eleva a nuove vette. Il Consiglio dei ministri di lunedì notte (durato ben 5 ore e mezza) avrebbe dovuto approvare solo il Documento programmatico di bilancio, la base su cui costruire la manovra. Nel corso della riunione, descritta da tutti come molto turbolenta, si è provato a fare lo strappo.
Il premier Giuseppe Conte e il ministro dell' Economia, Roberto Gualtieri, hanno deciso di togliere dal cassetto il decreto fiscale per cercare di approvarlo. Sapendo delle enormi tensioni tra la componente grillina nei confronti dei renziani e di questi ultimi verso i dem, l' idea era approfittare dell' oscurità della notte per fare il blitz. Mettere nero su bianco il lungo elenco di tasse che si nasconde dietro l' apparenza della lotta all' evasione e delle attività green.
L' operazione non è riuscita e così il cdm si è dovuto limitare ad approvare il testo del decreto con la solita dicitura «salvo intese». Solo che il documento in ingresso - datato 14 ottobre, ore 19.30 - è stato già riscritto soltanto l' altro ieri a metà pomeriggio. In più, esso non è ancora nella sua versione definitiva, e dovrebbe essere completato entro lunedì 21, quando è previsto (anche se non confermato) un nuovo cdm.
Il balletto rende perfettamente l' idea della situazione. Nessuno degli attori in causa ha in mente il senso generale della manovra, ma solo il dettaglio particolare. Nonostante premier e ministro dell' Economia continuino a ripetere che «nessun partito deve intestarsi singoli provvedimenti», è sempre più chiaro che ciascuno schieramento chiede di tassare e penalizzare gli elettori degli altri.
giuseppe conte roberto gualtieri 15
Così facendo i giallorossi si accingono a produrre una manovra che riuscirà a scontentare tutti. Deficit alto senza crescita. Mini tasse per chiunque abbia una attività lavorativa o un poco di patrimonio e, pur di assecondare le richieste dell' Europa, si formerà un enorme fardello tutto sbilanciato sul 2021.
luigi di maio giuseppe conte
Man mano emergeranno le mancate coperture da contrasto all' evasione, e le voci ancora pendenti sarà necessario intervenire su altre leve, così da rendere praticamente impossibile la sterilizzazione delle clausole di salvaguardia per il 2021.
giuseppe conte luigi di maio
E a oggi restano ancora 18 miliardi di euro senza i quali l' imposta sui consumi verrà alzata formalmente. Perché informalmente accadrà già nel 2020. Con l' applicazione della Web tax nella forma ideata dall' attuale ministro Francesco Boccia, lo Stato avrà un gettito di circa 600 milioni, ma lo schema impositivo si rivarrà immediatamente sui prodotti e i servizi in vendita tramite piattaforme di e-commerce. Significa che per il consumatore finale i prezzi saliranno. Una sorta di rialzo dell' Iva a valle: solo che, quando gli italiani se ne accorgeranno, sarà troppo tardi per intervenire. Sempre che la norma rimanga nel testo del decreto fiscale.
Renzi Di maio
Fin qui abbiamo analizzato i numeri. L' incapacità di prendere una strada fiscale precisa si trasformerà in un Vietnam parlamentare, e questo è il vero punto politico.
Una volta che emergeranno in Aula gli scontri tra fazioni (e ci limitiamo a prendere in considerazione la maggioranza), la retorica dell' ambientalismo sparirà subito.
roberto gualtieri giuseppe conte
Sostenere che per il verde valga la pena di pagare più tasse - quando si capirà che le norme faranno persino perdere posti di lavoro in Italia - sarà durissima. Resterà così la guerra per bande per imporre tasse e mini tasse.
La minoranza dovrà approfittarne per calmierare i danni. La verità però è che nessun intervento riuscirà a cambiare qualcosa di informe. Alla meglio, lo si annacquerà. Speriamo almeno che vengano sminati quei dettagli che potrebbero rivelarsi più pericolosi. Non tanto l' ennesimo prestito ponte ad Alitalia o alle tasse sui giochi, ma soprattutto l' enorme ricorso alla burocrazia utilizzato per smontare il regime dei forfettari creato dalla Lega lo scorso anno.
renzi di maio
La flat tax fino a 65.000 euro è stato il primo intervento fatto a favore delle partite Iva in 15 anni. Ora il Conte bis lo vuole smontare da dentro, reintroducendo lo schema dei minimi. Non saranno tanto le tasse in più che verranno pagate dai liberi professionisti, quanto la mole di adempimenti costosi che si ritroveranno sulle spalle a far collassare l' economia.
Così come la scellerata idea di introdurre (sempre nel dl fiscale) la modifica di un piccolo comma che consentirà alla Pa di pagare ancor più in ritardo.
Roberto Gualtieri, Pierre Moscovici, Udo Bullmann
E proprio qui sta il busillis, e l' impronta comunista dietro alla futura legge finanziaria. I privati sudditi di norme che cambiano, e lo Stato libero di fare come pare e piace. Impiegare soldi per Alitalia, pagare più tardi o usare le fatture elettroniche nella speranza di trovare reati. Inutile che i grillini ieri se ne siano usciti con una richiesta di rimodificare gli interventi contro i forfettario. Farlo ora - dopo aver inviato il documento alla Ue - ha tutto il sapore della farsa.
luciana lamorgese paola de micheli giuseppe conte luigi di maio giuseppe conte roberto gualtieri 14
LUIGI DI MAIO MATTEO RENZI