Estratto dell'articolo di www.tg24.sky.it
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Dopo la lunga battaglia legale e politica, a cavallo fra Regno Unito e Italia, il destino della piccola Indi Gregory è stato deciso. A mettere un punto definitivo sul fine vita della bimba inglese di 8 mesi, affetta da una patologia mitocondriale gravissima, decretata come terminale dai medici del Queen's Medical Centre di Nottingham e dai giudici britannici, è stato effettuato ieri il distacco dai principali dispositivi vitali, più volte annunciato e rinviato.
Distacco eseguito alla fine sotto scorta di polizia in un hospice locale, come imposto dalle corti del Regno alla famiglia, a partire dall'interruzione della ventilazione assistita e dall'aggancio a strumenti alternativi che dovrebbero garantire alla piccola di non soffrire, mentre le verranno somministrati i famaci palliativi incaricati d'accompagnarla "gradualmente" verso la morte.
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Inutile è stata la strenua opposizione dei genitori, Dean Gregory e Claire Staniforth. Toghe e camici bianchi d'Oltremanica hanno deciso per quella indicata come la soluzione meno crudele e dolorosa possibile, per quanto tragica, da adottare "nel miglior interesse" della sfortunata bebè. Un epilogo che resta sospeso fino a quando il cuore di Indi smetterà di battere. Potrebbero volerci poche ore come alcuni giorni. [...]
Il caso ha sollevato polemiche, dubbi di coscienza, recriminazioni incrociate tra Italia e Uk. Dal fronte italiano a farsi sentire restano gli attivisti che hanno hanno appoggiato e promosso strenuamente la battaglia della famiglia - assieme a un team di avvocati e ad associazioni pro life cristiane inglesi - in favore di un prolungamento dell'assistenza e poi dell'opzione del trasferimento al Bambino Gesù messa disposizione un paio di settimane fa dall'ospedale pediatrico romano come in altre situazioni analoghe precedenti.
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Ma pure esponenti della maggioranza di Giorgia Meloni, impegnatasi personalmente negli ultimi giorni per assicurare la concessione lampo della cittadinanza italiana a Indi (come fatto invano 5 anni fa anche per Alfie) e tentare poi tutta una serie di passi successivi. Fino all'appello senza precedenti al ministro della Giustizia della governo Tory di Rishi Sunak, Alex Chalk, a "sensibilizzare" la magistratura per provare a indurla a cedere la giurisdizione sul dossier all'Italia, sulla base d'un'interpretazione ampia della Convenzione dell'Aia del '96 in materia di cooperazione giudiziaria internazionale.
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La scelta dei giudici
Interpretazione che i tre giudici della Corte d'Appello di Londra, protagonisti del verdetto di ultima istanza. hanno rigettato in toni perentori.