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    LE CARCERI ITALIANE SONO UN GIRONE INFERNALE - IL DETENUTO CHE IERI HA AMMAZZATO IL SUO COMPAGNO DI CELLA A VELLETRI, IN PASSATO AVEVA SCONTATO LA SUA PENA IN UNA “REMS”, CHE HA SOSTITUITO L'OSPEDALE PSICHIATRICO GIUDIZIARIO – DOPO POCHI MESI DALLA SUA SCARCERAZIONE, È TORNATO IN GALERA E, IN ATTESA DELLA PROCEDURA PER UN NUOVO “RICOVERO” IN UNA STRUTTURA PIÙ ADATTA MA POI...


     
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    Estratto dell’articolo di Grazia Longo per "la Stampa"

     

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    Un detenuto brasiliano di 43 anni, Marcos Schinco, è stato ucciso a calci e pugni lunedì pomeriggio nel carcere di Velletri dal compagno di cella con problemi psichici. L'assassino, Federico Brunetti, 26 anni, era in attesa di essere trasferito in una delle Rems (Residenze per l'esecuzione delle misure di sicurezza) che hanno sostituito gli ex ospedali psichiatrici giudiziari.

     

    Ora è stato arrestato e messo in isolamento, ma il caso ripropone in tutta la sua gravità il problema dei detenuti «malati di mente» costretti a convivere con gli altri, con tutte le conseguenze negative che ne derivano, mentre aspettano una sistemazione adeguata ai loro problemi.

     

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    «In questa specifica circostanza - sottolinea il garante nazionale dei detenuti Mauro Palma - Brunetti si era addirittura rivolto alla Corte dei diritti umani di Strasburgo per ottenere una collocazione diversa dalla prigione a causa del suo profondo disagio psichico». Peraltro, per un periodo era stato pure trasferito in una Rems ma poi era stato dimesso in libertà vigilata.

     

    Palma precisa: «Nel settembre 2021 era a Regina Coeli ma il 24 febbraio 2022 è stato spostato alla Rems di Rieti. Dopo alcuni mesi è uscito, ma mentre era in libertà vigilata ha commesso di nuovo il reato di maltrattamenti in famiglia. Ecco quindi che lo scorso dicembre è finito nuovamente in carcere dove era attualmente in attesa di un accertamento definitivo per andare di nuovo in una Rems. Purtroppo nel frattempo ha ucciso un uomo».

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    Dell'esigenza di un maggior raccordo con il territorio è convinto anche il presidente di Antigone, Patrizio Gonnella: «Con l'omicidio a Velletri siamo di fronte a un fatto drammatico che ci pone davanti alla necessità di prevedere percorsi di cura all'esterno per chi ha problemi psichiatrici. Non si può devolvere al carcere la gestione della malattia psichica o fisica che sia. Dobbiamo assicurare risorse alle Asl e ai servizi perché possano prendere in carico persone con problemi psichici».  […]

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