1. E IN COMMISSIONE VA IN SCENA LA RETICENZA DEL TESORO
Rosaria Amato per ''La Repubblica''
IGNAZIO VISCO VINCENZO LA VIA
Inadeguato, reticente, disarmante. Nel migliore dei casi, « non brillante ». Il direttore generale del Tesoro Vincenzo La Via è stato fortemente criticato da vari componenti della Commissione d' inchiesta sulle banche nel corso dell' audizione di ieri mattina sul Monte dei Paschi. Tanto che il presidente Pier Ferdinando Casini, dopo le prime domande, s stato costretto a sospendere la seduta, per poi riprenderla mezzora dopo, alle 12.15, chiedendo a La Via di essere meno « reticente ».
Poco convincenti sono apparse le spiegazioni sulle scelte del Tesoro nel suo nuovo ruolo di azionista di maggioranza di Mps: ha infatti una quota del 68%, che verrà dismessa entro il 2021, ha detto La Via. In veste di azionista il Tesoro ha presentato alcuni giorni fa la lista dei propri candidati per il nuovo cda: tra i nomi per il collegio sindacale viene riproposto quello di Paolo Salvadori, imputato in un procedimento giudiziario a Milano.
VINCENZO LA VIA PIER CARLO PADOAN
«Sulla base della normativa esistente non esistono elementi ostativi alla candidatura», ha replicato La Via. Nessun ostacolo neanche alla conferma dell' attuale amministratore delegato Marco Morelli, nonostante, ricorda il senatore Andrea Augello ( Idea), sia « in una situazione di contenzioso con la Banca d' Italia » per una sanzione di alcuni anni fa: la delegazione del Tesoro ha replicato di « non essere a conoscenza» della vicenda.
Risposte contraddittorie sono arrivate sul voto contrario del rappresentante del Tesoro all' azione di responsabilità nei confronti degli ex top manager di Mps Fabrizio Viola e Alessandro Profumo, in occasione dell' assemblea degli azionisti del 2016. «L' azione di responsabilità fu promossa da un solo azionista e la proposta non era supportata da una adeguata documentazione » , è la prima risposta di La Via, alla quale segue la reazione indignata di Carlo Sibilia ( M5S). Dopo, una collaboratrice di La Via spiega invece che il rappresentante del Tesoro non avrebbe potuto votare a favore perché la proposta non faceva parte dell' ordine del giorno, anche perché il ministero « non può essere coinvolto in una causa temeraria » .
Vincenzo La Via
In ogni caso, ha concluso La Via, spetta al cda proporre l' eventuale azione di responsabilità. Al termine dell' audizione il vicepresidente della commissione, Renato Brunetta (Fi), ha accusato i rappresentanti del Tesoro di « totale inadeguatezza » . Ma anche l' altro vicepresidente, Mauro Marino (Pd), solitamente molto più cauto, ha avuto parole di critica, valutando l' audizione «non brillante» e rilevando che « si potevano approfondire meglio alcuni aspetti».
2. FONDO INGLESE FA CAUSA A MPS 400 MILIONI PER I DERIVATI
Andrea Greco per ''la Repubblica''
In conseguenza della riscrittura contabile dell' operazione Alexandria alcuni investitori potrebbero sostenere che gli acquisti di strumenti finanziari Mps prima del 16 dicembre 2015 siano avvenuti in un quadro informativo non corretto, e chiedere alla banca il risarcimento danni». Sei righe preveggenti che apparivano nel prospetto di offerta con cui la banca senese s tornata in Borsa, dopo la conversione dei bond subordinati e il ristoro per i titolari non professionali.
pierferdinando casini
Sei righe che neanche una settimana dopo generano la prima causa civile per danni da parte di un investitore istituzionale. E' il fondo britannico Alken, creato nel 2005 attorno a Nicolas Walewski, che gestisce oltre 4 miliardi di euro scegliendo azioni sui listini europei con stile autodefinito « pragmatico, indipendente, opportunistico » ( ma non si tratta di un vero hedge fund), crede nel « potere dell' umiltà » e ha per stella polare la « soddisfazione dei clienti».
Proprio nell' interesse dei suoi sottoscrittori Alken ha chiesto, con una causa civile depositata a Milano tre giorni fa, 434 milioni di euro a Mps tra perdite azionarie e costo opportunità, contestando la falsa rappresentazione a bilancio dei derivati "Alexandria" e "Santorini" con cui, 10 anni fa, si occultarono 220 milioni di perdite per non lasciare a secco di dividendi la Fondazione Mps . La somma s chiesta in solido anche a Nomura, controparte su Alexandria, ai vertici di allora Giuseppe Mussari (presidente) e Antonio Vigni ( dg), ai successori fino al 2016 Alessandro Profumo ( presidente) e Fabrizio Viola (ad).
ALESSANDRO PROFUMO
La richiesta, tra le più alte mai viste nel civile in Italia, si aggiunge ai 4,63 miliardi di richieste che a giugno Mps dichiarava, a fronte di un fondo rischi da 569 milioni. L' ingresso di Alken nel capitale risale al 2012 con acquisti in Borsa, poi rafforzati sottoscrivendo l' aumento di capitale 2014 e 2015, fin oltre il 3% a Siena. Secondo indiscrezioni l' atto sarebbe stato preparato dallo studio Pavia e Ansaldo, mentre Bluebell Partners - la società di consulenza di Giuseppe Bivona, grande censore di Mps - avrebbe fornito il supporto tecnico.
La ristrutturazione 2009 del veicolo di investimento Alexandria impegnò Mps a comprare da Nomura 3,05 miliardi in Btp, finanziati dai giapponesi contro garanzia dei titoli. Per sollevare Nomura dai rischi di tasso Mps stipulò anche derivati con cui lasciava a Nomura la cedola fissa dei Btp ( 5%) e riceveva un variabile all' 1%. Nel 2013 la gestione Profumo & Viola ristrutturò quei derivati, mantenendo però distinta la contabilizzazione tra Btp, rifinanziamenti e contratti swap.
VIGNI MUSSARI
L' alternativa era trattare l' operazione come unico derivato sintetico sul rischio Italia: ma avrebbe imposto la valutazione di mercato dei Btp, più onerosa. A fine 2015 un' inchiesta della Procura di Milano indusse Consob a far scrivere come derivato l' operazione nei bilanci Mps dal 2012, con successiva richiesta di rinvio a giudizio per false comunicazioni sociali e manipolazione del mercato per Viola, Profumo, il presidente dei sindaci Mps Paolo Salvatori e la banca per la legge 231.
Proprio ieri l' udienza preliminare a loro carico s stata "congelata" fino al 9 febbraio 2018, dopo obiezioni formali della difesa di Salvadori. Al procedimento, riporta il prospetto Mps, sono state ammesse 304 parti civili, tra « persone fisiche e associazioni » . Ora si unisce un fondo. Il prospetto avvisa: «se la banca e/o suoi esponenti ( anche ex) fossero condannati » si rischiano « impatti reputazionali nonché responsabilità per la 231».
A metà novembre alcuni titolari di bond Mps Fresh 2008 avevano fatto causa per un miliardo in Lussemburgo, contestando i modi della conversione forzosa in azioni da poco avvenuta.