Ilario Lombardo per “La Stampa”
POLITICO EU CONTRO GIORGIA MELONI
È vero: chi parla più dei balneari? Della riforma della Concorrenza si è persa ogni traccia. Eppure è cruciale per ricevere i prossimi assegni del Pnrr. Tra felpatissime raccomandazioni e qualche accenno di lusinga, per mostrare che Bruxelles non manca di fiducia verso la premier Giorgia Meloni, il commissario europeo Paolo Gentiloni ha detto chiaramente che quel nodo potrebbe rivelarsi enorme e mettere in seria discussione i finanziamenti europei: «Saremo inflessibili sulle riforme: concorrenza, giustizia e lavoro nero».
Temi, ha detto durante il programma In Mezz'Ora su Raitre, che riguardano «l'impegno politico e non una circostanza oggettiva». Sul resto si può ragionare: sui cantieri, sui progetti (ha fatto l'esempio dell'edilizia scolastica), su qualche rimodulazione del Piano di ripresa e di resilienza. Non sulla scadenza del 2026 - non ci saranno anni di proroga, Perché Paesi del Nord sono fermamente contrari - né sulle riforme che per l'Unione europea sono vincolanti e che l'Italia rinvia da troppi anni.
fitto meloni
Il percorso è obbligato, sostiene Gentiloni. Ed è bastato che il commissario sfiorasse il tema per scatenare una parte dell'opposizione, consapevole che sulla eterna incompiuta della concorrenza i partiti della maggioranza e la stessa presidente del Consiglio sono in evidente difficoltà. Ne va del principio di coerenza, che in politica è sempre molto flessibile, soprattutto quando si passa dall'opposizione al governo. Ma tant'è: l'esecutivo Meloni ha pronto un escamotage.
giorgia meloni con paolo gentiloni
Se le norme non saranno pronte entro il termine concordato del 31 dicembre finiranno nel decretone salva-Pnrr che Raffaele Fitto ha già pronto per garantire il raggiungimento dei 25 obiettivi rimasti su 55, da realizzare entro il 2022. Mario Draghi aveva dovuto sudare più del previsto per licenziare in extremis la legge sulla Concorrenza, la scorsa estate, con un anno di ritardo rispetto al crono- programma iniziale. Caduto il governo dell'ex banchiere centrale, a gestire i fondi del Pnrr è arrivata una maggioranza che sulle liberalizzazioni attese dall'Europa ha fatto battaglia opposta, in difesa delle categorie.
giorgia meloni alla prima della scala 2022.
Lega e Fratelli d'Italia avevano promesso di tutelare i gestori e le imprese contro «i burocrati di Bruxelles». L'imbarazzo ora è evidente, e le fonti contattate lo nascondono con difficoltà. Perché ora a Meloni si pone una scelta da prendere: ribadire i propri no e le proprie bandiere e perdere i miliardi del Recovery fund, oppure accettare che anche in questo caso la coerenza andrà sacrificata. Diciannove miliardi valgono quel dietrofront?
santanche' twiga
«Faremo un calcolo costi-benefici, e capiremo cosa è meglio» spiega una fonte del ministero dell'Economia. Nel frattempo però c'è una scadenza da rispettare. I decreti attuativi devono es. sere pronti entro venti giorni. Le norme sulla concorrenza sono sui balneari, sul le società di pubblici servizi, sulla messa a gara dei contratti del trasporto pubblico locale.
Argomenti che spaccano i partiti e le coalizioni Per evitare polemiche e rendere meno palese il dietrofront il governo ha in mente un'acrobazia, che in qualche modo è stata negoziata con gli uffici europei che fanno da guardia al Pnrr e al raggiungimento dei target. Sfruttando quel margine di ambiguità lasciato da Bruxelles su cosa voglia dire realizzare le riforme-se basta il via libera del Cdm o serve l'ok definitivo del Parlamento - il governo dovrebbe inserire le norme in un decreto apposito licenziato in Cdm. Decreto che, per scongiurare i rilievi del Quirinale, avrà omogeneità e urgenza, visto che tratta di Pnrr e che il tempo sta finendo.
CARLO NORDIO
E che nascerebbe in piena emergenza manovra e sotto una collettiva distrazione natalizia, aspetto non secondario per chi voglia far passare un provvedimento quasi in sordina, pur di non attrarre la rabbia di una parte dell'elettorato che si sentirà tradito. Di fatto, il decreto rinvierà a possibili modifiche in Parlamento. Serve a prendere tempo e a stare nei tempi fissati dagli accordi con l'Ue.
Discorso che vale anche per l'attuazione della riforma Cartabia sulla giustizia, rinviata dopo l'appello inviato dai magistrati al nuovo ministro Carlo Nordio, perché le nuove regole avrebbero mandato in tilt le procure, ancora impreparate. Sulla giustizia, però, a differenza della concorrenza, su Meloni e tutta la maggioranza non grava il peso degli impegni presi in campagna elettorale, soltanto qualche mese fa.
andrea giambruno e giorgia meloni alla prima della scala 2022 daniela santanche' 5 giorgia meloni alla prima della scala 2022