prima pagina del giornale del 22 agosto 2023 titolo contro ernesto maria ruffini
1. MR TASSE AVVERTE GLI ITALIANI: «IL FISCO NON SARÀ MAI AMICO»
Estratto dell’articolo di Lodovica Bulian per “il Giornale”
Tra le due facce del Fisco, quella intollerante verso gli evasori, e quella «amica» dei contribuenti onesti in difficoltà costretti al «pizzo di Stato», ieri, alla vigilia della settimana che conta ben 147 scadenze fiscali, Ernesto Maria Ruffini ha scelto di mostrare la prima. Il direttore dell’Agenzia delle Entrate, con in un’intervista al Corriere della Sera, ha annunciato l’imminente entrata in funzione del meccanismo di incrocio dei dati dei conti correnti con quelli delle banche dati dello Stato per stanare gli evasori, nell’ambito della convenzione triennale appena siglata col Mef.
ernesto maria ruffini foto di bacco
Nell’annunciare l’introduzione di strumenti innovativi e processi di digitalizzazione per accelerare i controlli incrociati delle Entrate, il tono è quello della giusta intransigenza verso i contribuenti infedeli. Con l’aggiunta però di una netta presa di distanza dalle politiche attentamente comunicate sin qui dal governo Meloni.
Il Fisco amico del contribuente? «Mai, gli amici ce li scegliamo, non me li può dare la legge, gli amici stanno altrove. Il Fisco non può essere amico. Ma invece può essere un corretto ed equo interlocutore, deve essere questo. Io non vorrei avere un fisco amico ma un Fisco con cui interloquire in modo corretto», ha corretto il tiro il direttore, ospite alla Versiliana. Agli antipodi rispetto a quanto sin qui rivendicato dall'esecutivo. […]
2. IL COMMIS DI STATO GRANDE UFFICIALE DI MATTARELLA
Estratto dell’articolo di Domenico Ferrara per “il Giornale”
giorgia meloni e il pizzo di stato - vignetta by emiliano carli
Il guardiano del fisco ha lo sguardo algido e implacabile. Per Ernesto Maria Ruffini, nato a Palermo nel primo giorno dell’estate del 1969, la lotta all’evasione è sempre stata una questione di giustizia. Lui le stagioni politiche le ha conosciute tutte e si può dire che sia rimasto in sella durante i governi di ogni colore. E dal 2015 a oggi di esecutivi ce ne sono stati parecchi.
Ma c’è una data che segna l’inizio e da cui parte il declivio pubblico: 5 novembre 2010, stazione Leopolda di Firenze. Ruffini, all’epoca più civatiano che renziano, partecipa per presentare la ricetta del Fisco 2.0. Digitalizzazione dei servizi, snellimento dei processi, ausilio della tecnologia con strumenti come la dichiarazione dei redditi precompilata, la fatturazione elettronica e la lotteria degli scontrini. I temi folgorano presto Renzi e finiscono compendiati in un libro dal titolo «L’evasione spiegata a un evasore: anche a quello dentro di noi», pubblicato nel 2013 con prefazione di Romano Prodi e postfazione di Vincenzo Visco.
la verita contro ernesto maria ruffini
[…] Dicono che Mr. Fisco sia una delle poche persone che è riuscita a mettere d’accordo il Pd renziano e quello non renziano. Di sicuro c’è che a sinistra è sempre stato considerato un civil servant, un servitore dello Stato ligio al dovere a tal punto da non prendere neanche un’ora di malattia e di far le chemioterapie per sconfiggere un tumore durante le videoconferenze di lavoro.
I BASTARDI DEL PIZZO DI STATO - NUOVA FICTION RAI - MEME BY IL GIORNALONE - LA STAMPA
Cattolico, figlio del politico democristiano e ministro Attilio Ruffini (nipote del cardinale Ernesto Ruffini), fratello minore del giornalista Paolo, Ruffini si laurea in giurisprudenza a Roma e dal 1998 comincia a lavorare come avvocato tributarista nell’importante studio dell’ex ministro delle Finanze nel governo Dini Augusto Fantozzi dove rimane fino alla nomina - fortemente voluta da Renzi, al vertice di Equitalia nel 2015.
[…] Nel 2017, su proposta del ministro dell’Economia Padoan, il governo Gentiloni lo nomina direttore dell’Agenzia delle entrate. Nel 2018 l’unica battuta d’arresto, quando viene cacciato dal governo Conte I per poi tornare in carica due anni dopo durante il governo Conte II su proposta del ministro dell’Economia dem Gualtieri. Confermato poi nel 2021 da Draghi e nel gennaio 2023 dal governo Meloni.
Nel 2022, Ruffini è tornato in libreria con «Uguali per Costituzione» con prefazione di Sergio Mattarella, uno dei suoi principali sponsor. Non per nulla, l’8 agosto 2022 è stato proprio Mattarella, di sua iniziativa, a conferire a Ruffini l’onorificenza di Grande Ufficiale Ordine al Merito della Repubblica Italiana.
articoli del giornale contro ernesto maria ruffini
Sul sito dell’Espresso è ancora visibile il blog che ha inaugurato nell’aprile del 2012 e nel quale scriveva: «Le tasse, belle o brutte che siano, sono il mezzo più onesto e trasparente che abbiamo per contribuire bene comune del nostro paese, di tutti noi. Ed è per questo che è arrivato il momento di stipulare un nuovo patto fiscale». […]
3. MR. ENTRATE RINNEGA L’ERA DEL «FISCO AMICO»
Estratto dell’articolo di Claudio Antonelli per “La Verità”
Che triennio di promesse quello tra il 2014 e il 2017. I tempi d’oro di Matteo Renzi quando da premier prometteva di smaltire con il semplice utilizzo degli sms un milione di contenziosi fiscali. È stato sempre Renzi a coniare il termine «Fisco amico». L’uovo di Colombo politico. L’amministrazione finanziaria si sarebbe dovuta evolvere sul modello anglosassone.
Meno burocrazia, risposte anticipate per agevolare o evitare i contenziosi e poi massima disponibilità a fronte della massima severità di fronte agli evasori. Il tutto preceduto da sanatorie e condoni, per tirare una linea. Al di là del fatto che le promesse nel 90% dei casi sono rimaste tali.
articolo della verita contro ernesto maria ruffini
Nel 2014, Ernesto Maria Ruffini viene chiamato a far parte del tavolo permanente per l’innovazione, nel 2015 è nominato ad di Equitalia e nel 2017 diventa per la prima volta direttore dell’Agenzia delle entrate. Renzi lo vuole proprio per lanciare lo slogan «Fisco amico». Quando si insedia, Ruffini manda una lunga lettera ai dipendenti per annunciare: «Meno burocrazia, carta e timbri, meno adempimenti, ingiustizie, meno distacco dalla vita reale di chi produce, meno distanza dalla lingua italiana e, se saremo bravi, anche meno balzelli».
Il direttore dell’Ade e Renzi diventano la coppia perfetta, d’altronde si frequentavano già dalla prima Leopolda. Anche se tra i due è il primo che riesce a superare il governo Gentiloni intatto e a farsi riconfermare dall’attuale esecutivo a guida centrodestra. Fino allo scorso anno, lo slogan «Fisco amico» è passato un po’ in cavalleria. Sostituito da quello degli algoritmi e dell’Intelligenza artificiale. Le Entrate ne hanno fatto un punto d’orgoglio.
Peccato che, al momento, l’uso dei software non sembra aver risolto i problemi della burocrazia. Anzi. Il grande progetto dei documenti precompilati non è quel successo che sarebbe dovuto essere.
QUANTO DEVONO GLI ITALIANI AL FISCO
L’Agenzia punta a usare l’Intelligenza artificiale per scovare gli evasori ma fa fatica a dialogare correttamente con i software informatici di base per inviare le comunicazioni di irregolarità ai contribuenti. Dopo la rivelazione che il 95% dei 730 precompilati presenta errori, sempre prima dell’estate è arrivato un altro allarme. Secondo fonti legate al mondo dei commercialisti di Milano, Roma e Pistoia anche gli avvisi bonari inviati dal Fisco presentano un altissimo livello di errori; fatte dieci le irregolarità inviate, sette risultano essere sbagliate. […]
[…] Ruffini dovrebbe conoscere la situazione dell’Agenzia ma sembra sfuggirgli che, ormai da molti mesi, gli uffici sono praticamente chiusi al pubblico, prendere un appuntamento è una chimera e, ovviamente ottenere risposte spesso impossibile.
ERNESTO MARIA RUFFINI
Le Pec - sostengono decine di commercialisti - sono sistematicamente ignorate. Sulle difficoltà di trattare alla pari con la Pubblica amministrazione delle Entrate potremmo scrivere dei libri e, quindi, non ci sorprende che domenica, parlando alla Versiliana, il direttore abbia pubblicamente ammesso che «il Fisco non può mai essere amico del contribuente.
Gli amici ce li scegliamo, non me li può dare una legge, il Fisco deve essere un equo e corretto interlocutore», ha detto, aggiungendo: «Io non vorrei avere un Fisco amico ma un fisco con cui interloquire in modo corretto».
evasione fiscale 2
È chiaro che le parole di per sé non sono sbagliate. Il problema è che oltre a rinnegare quanto di buono aveva promesso Renzi ai tempi, esse rinnegano anche la colonna portante della legge di delega fiscale che mira a riformare proprio i rapporti con il Fisco. Nessuno pensa né vuole che le Entrate si mettano a fare differenze o chiudano un occhio di fronte agli evasori per cui la frase di Ruffini è un pleonasmo.
Ci preoccupa invece che diventi la scusa per sostenere una digitalizzazione che invece di risolvere i problemi aggiungerà errori e soprusi spersonalizzando ancora di più la controparte pubblica. Bene che partano i controlli incrociati con i conti correnti e pure che sia facile bloccare i soldi di chi fa il furbo. Ma a quel punto lo Stato non potrà permettersi di sbagliare un colpo. Questo è il «Fisco amico» che ci aspettiamo. E non ci interessa il parere di Ruffini, ma del governo che l’ha appena riconfermato.