giorgia meloni annoiata
"Signor Presidente, onorevoli colleghi, sono intervenuta molte volte in quest’aula, da parlamentare, da vice presidente della Camera e da Ministro della Gioventù. Eppure la sua solennità è tale che non sono mai riuscita ad intervenire senza un sentimento di emozione e di profondo rispetto.
Vale a maggior ragione oggi, che mi rivolgo a voi in qualità di presidente del consiglio per chiedervi di esprimervi sulla fiducia a un governo da me guidato. Una grande responsabilità per chi quella fiducia deve ottenerla e meritarsela e una grandissima responsabilità per chi quella fiducia deve concederla o negarla.
Sono i momenti fondanti della nostra democrazia ai quali non dovremmo mai assuefarci, e ringrazio fin da ora chi si esprimerà secondo le proprie convinzioni, qualsiasi sia la scelta che farà. Un sincero ringraziamento va al Presidente della Repubblica Sergio Mattarella che, nel dare seguito all’indicazione chiaramente espressa dagli italiani lo scorso 25 settembre, non ha voluto farmi mancare i suoi preziosi consigli.
giorgia meloni matteo piantedosi
E un ringraziamento sentito va ai partiti della coalizione di centrodestra, a Fratelli d’Italia, alla Lega, a Forza Italia, a Noi Moderati e ai loro leader.
A quel cdx che dopo essersi affermato nelle ultime elezioni ha dato vita a questo governo in uno dei tempi più brevi della storia repubblicana. Credo che questo sia il segno più tangibile di una coesione che alla prova dei fatti riesce sempre a superare le differenti sensibilità nel nome di un interesse più alto.
GIORGIA MELONI MATTEO SALVINI - MEME BY EDOARDO BARALDI
La celerità di questi giorni era per noi non soltanto un fatto naturale, ma anche un dovere nei confronti degli italiani: la difficilissima contingenza nella quale ci troviamo non consente di titubare o di perdere tempo. E non lo faremo.
E voglio per questo ringraziare il mio predecessore Mario Draghi, che tanto a livello nazionale quanto internazionale ha offerto la sua massima disponibilità per garantire un passaggio di consegne veloce e sereno con il nuovo Governo, nonostante, per ironia della sorte, fosse guidato dal presidente dell’unica forza politica di opposizione all’Esecutivo da lui presieduto. Si è molto ricamato su questo aspetto, ma io penso che non ci sia nulla di strano. Così dovrebbe sempre accadere, e così accade nelle grandi democrazie.
Tra i tanti pesi che sento gravare sulle mie spalle oggi, non può non esserci anche quello di essere la prima donna a capo del governo in questa Nazione.
MARIO DRAGHI E GIORGIA MELONI
Quando mi soffermo sulla portata di questo fatto, mi ritrovo inevitabilmente a pensare alla responsabilità che ho di fronte alle tante donne che in questo momento affrontano difficoltà grandi e ingiuste per affermare il proprio talento o il diritto di vedere apprezzati i loro sacrifici quotidiani.
Ma penso anche, con riverenza, a coloro che hanno costruito con le assi del proprio esempio la scala che oggi consente a me di salire e rompere il pesante tetto di cristallo posto sulle nostre teste. Donne che hanno osato, per impeto, per ragione, o per amore.
Come Cristina (Trivulzio di Belgioioso), elegante organizzatrice di salotti e barricate. O come Rosalie (Montmasson), testarda al punto da partire con i Mille che fecero l’Italia. Come Alfonsina (Strada) che pedalò forte contro il vento del pregiudizio.
nicola fratoianni saluta giorgia meloni
Come Maria (Montessori) o Grazia (Deledda) che con il loro esempio spalancarono i cancelli dell’istruzione alle bambine di tutto il Paese. E poi Tina (Anselmi), Nilde (Jotti), Rita (Levi Montalcini), Oriana (Fallaci), Ilaria (Alpi), Mariagrazia (Cutuli), Fabiola (Giannotti), Marta (Cartabia), Elisabetta (Casellati), Samantha (Cristoforetti), Chiara (Corbella Petrillo). Grazie! Grazie per aver dimostrato il valore delle donne italiane, come spero di riuscire a fare anche io.
Ma il mio ringraziamento più sentito non può non andare al popolo italiano: a chi ha deciso di non mancare all’appuntamento elettorale e ha espresso il proprio voto, consentendo la piena realizzazione del percorso democratico, che vuole nel popolo, e solo nel popolo, il titolare della sovranità. Con il rammarico, però, per i moltissimi che hanno rinunciato all’esercizio di questo dovere civico sancito dalla Costituzione.
giorgia meloni.
Cittadini che reputano sempre più spesso inutile il loro voto, perché, dicono, tanto poi decidono altri, decidono nei palazzi, nei circoli esclusivi. E, purtroppo, spesso è stato così negli ultimi 11 anni, con un susseguirsi di maggioranze di governo pienamente legittime sul piano costituzionale, ma drammaticamente distanti dalle indicazioni degli elettori. Noi oggi interrompiamo questa grande anomalia italiana, dando vita ad un governo politico pienamente rappresentativo della volontà popolare.
giorgia meloni alla camera 3
Intendiamo farlo, assumendoci pienamente i diritti e i doveri che competono a chi vince le elezioni: essere maggioranza parlamentare e compagine di governo. Per 5 anni. Facendolo al meglio delle nostre possibilità, anteponendo sempre l’interesse dell’Italia a quello di parte e di partito. Non utilizzeremo il voto di milioni di italiani per sostituire un sistema di potere con un altro diverso e contrapposto.
Il nostro obiettivo è liberare le migliori energie di questa nazione e di garantire agli italiani, a tutti gli italiani, un futuro di maggiore libertà, giustizia, benessere, sicurezza. E se per farlo dovremo scontentare alcuni potentati, o fare scelte che potrebbero non essere comprese nell’immediato da alcuni cittadini, non ci tireremo indietro. Perché il coraggio, di certo, non ci difetta".
MATTEO SALVINI - GIORGIA MELONI - ANTONIO TAJANI
Ci siamo presentati in campagna elettorale con un programma quadro di governo della coalizione e con programmi più articolati dei singoli partiti. Gli elettori hanno scelto il centrodestra e all’interno della coalizione hanno premiato maggiormente determinate proposte rispetto ad altre. Manterremo quegli impegni, perché il vincolo tra rappresentante è rappresentato è la base di ogni democrazia.
IL DISCORSO DI GIORGIA MELONI ALLA CAMERA PER LA FIDUCIA
So bene che ad alcuni osservatori e alle forze politiche di opposizione non piacciono le nostre proposte, ma non intendo assecondare quella deriva secondo la quale la democrazia appartiene a qualcuno più che a qualcun altro, o che un esito elettorale sgradito non vada accettato e ne vada invece impedita la realizzazione con qualsiasi mezzo. Negli ultimi giorni sono stati in parecchi, anche fuori dai nostri confini nazionali, a dire di voler vigilare sul nuovo governo italiano.
EMMANUEL MACRON GIORGIA MELONI
Direi che possono spendere meglio il loro tempo: questo parlamento ha valide e battagliere forze di opposizione più che capaci di far sentire la propria voce, senza bisogno, mi auguro, del soccorso esterno. E mi auguro che quelle forze convengano con me sul fatto che chi dall’estero dice di voler vigilare sull’Italia non manca di rispetto a me o a questo governo, manca di rispetto al popolo italiano che, voglio dirlo chiaramente, non ha lezioni da imparare.
GIORGIA MELONI E FRANCESCO LOLLOBRIGIDA
L’Italia è a pieno titolo parte dell’Occidente e del suo sistema di alleanze. Stato fondatore dell’Unione Europea, dell’Eurozona e dell’Alleanza Atlantica, membro del G7 e ancor prima di tutto questo, culla, insieme alla Grecia, della civiltà occidentale e del suo sistema di valori fondato sulla libertà, l’uguaglianza e la democrazia; frutti preziosi che scaturiscono dalle radici classiche e giudaico cristiane dell’Europa. Noi siamo gli eredi di San Benedetto, un italiano, patrono principale dell'intera Europa. L'Europa.
Permettetemi innanzitutto di ringraziare i vertici delle istituzioni comunitarie, il Presidente del Consiglio Charles Michel, la Presidente della Commissione Ursula Von der Leyen, la Presidente del Parlamento europeo Roberta Metsola, il Presidente di turno del Consiglio Petr Fiala, e con loro i tanti capi di stato e di governo che in queste ore mi hanno augurato buon lavoro.
GIURAMENTO GIORGIA MELONI
Ovviamente non mi sfuggono la curiosità e l’interesse per la postura che il governo terrà verso le istituzioni europee. O ancora meglio, vorrei dire dentro le istituzioni europee. Perché è quello il luogo in cui l’Italia farà sentire forte la sua voce, come si conviene a una grande nazione fondatrice. Non per frenare o sabotare l’integrazione europea, come ho sentito dire in queste settimane, ma per contribuire ad indirizzarla verso una maggiore efficacia nella risposta alle crisi e alle minacce esterne e verso un approccio più vicino ai cittadini e alle imprese. Noi non concepiamo l’Unione Europea come un circolo elitario con soci di serie A e soci di serie B, o peggio come una società per azioni diretta da un consiglio di amministrazione con il solo compito di tenere i conti in ordine.
MATTEO SALVINI - GIORGIA MELONI - ANTONIO TAJANI
L’Unione Europea per noi è la casa comune dei popoli europei e come tale deve essere in grado di fronteggiare le grandi sfide della nostra epoca, a partire da quelle che gli Stati membri difficilmente possono affrontare da soli. Penso agli accordi commerciali, certo, ma anche all’approvvigionamento di materie prime e di energia, alle politiche migratorie, alle scelte geopolitiche, alla lotta al terrorismo.
Grandi sfide, di fronte alle quali l’Unione Europea non sempre si è fatta trovare pronta. Perché come è stato possibile, ad esempio, che un processo di integrazione nato come comunità del carbone e dell’acciaio nel 1950 si ritrovi a distanza di più di 70 anni - e dopo aver esteso a dismisura le materie di propria competenza - a non avere soluzioni efficaci proprio in tema di approvvigionamento energetico e di materie prime? Chi si pone questi interrogativi non è un nemico o un eretico, ma qualcuno che vuole contribuire a una integrazione europea più efficace nell’affrontare le grandi sfide che l’attendono, nel rispetto di quel motto fondativo che recita 'Uniti nella diversità.
GIORGIA MELONI - PRIMO DISCORSO ALLA CAMERA
Perché è questa la grande peculiarità europea: Nazioni con storie millenarie, capaci di unirsi, portando ciascuna la propria identità come valore aggiunto. Una casa comune europea vuol dire certamente regole condivise, anche in ambito economico-finanziario. Questo Governo rispetterà le regole attualmente in vigore e nel contempo offrirà il suo contributo per cambiare quelle che non hanno funzionato, a partire dal dibattito in corso sulla riforma del patto di stabilità e crescita.
Per la sua forza e la sua storia l’Italia ha il dovere, prima ancora che il diritto, di stare a testa alta in questi consessi internazionali. Con spirito costruttivo ma senza subalternità o complessi di inferiorità, come troppo spesso è accaduto durante i governi della sinistra, coniugando l'affermazione del nostro interesse nazionale con la consapevolezza di un destino comune europeo. E occidentale".
discorso di giorgia meloni alla camera 5
L’Alleanza Atlantica garantisce alle nostre democrazie un quadro di pace e sicurezza e che troppo spesso diamo per scontato. È dovere dell’Italia contribuirvi pienamente, perché, ci piaccia o no, la libertà ha un costo e quel costo per uno Stato è la capacità che ha di difendersi e l’affidabilità che dimostra nel quadro delle alleanze di cui fa parte. L’Italia negli anni ha saputo dimostrarla, a partire dalle tante missioni internazionali delle quali siamo stati protagonisti.
E voglio per questo ringraziare le donne e gli uomini delle nostre Forze Armate per aver tenuto alto il prestigio dell’Italia nei contesti più difficili, anche a costo della propria vita: la Patria vi sarà sempre riconoscente. L’Italia continuerà ad essere partner affidabile in seno all’Alleanza Atlantica, a partire dal sostegno al valoroso popolo ucraino che si oppone all’invasione della Federazione Russa. Non soltanto perché non possiamo accettare la guerra di aggressione e la violazione dell’integrità territoriale di una nazione sovrana ma perché è il modo migliore per difendere anche il nostro interesse nazionale".
giorgia meloni dopo il giuramento 12
Soltanto un’Italia che rispetta gli impegni può avere l’autorevolezza per chiedere a livello europeo e occidentale, ad esempio, che gli oneri della crisi internazionale siano suddivisi in modo più equilibrato. È quello che intendiamo fare, a partire dalla questione energetica. La guerra ha aggravato la situazione già molto difficile causata dagli aumenti del costo dell’energia e dei carburanti.
Costi insostenibili per molte imprese, che potrebbero essere costrette a chiudere e a licenziare i propri lavoratori, e per milioni di famiglie che già oggi non sono più in grado di fare fronte al rincaro delle bollette. Ma sbaglia chi crede sia possibile barattare la libertà dell’Ucraina con la nostra tranquillità. Cedere al ricatto di Putin sull’energia non risolverebbe il problema, lo aggraverebbe aprendo la strada ad ulteriori pretese e ricatti, con futuri aumenti dell’energia ancora maggiori di quelli che abbiamo conosciuto in questi mesi".
sergio mattarella giorgia meloni
I segnali arrivati dall’ultimo Consiglio europeo rappresentano un passo avanti, raggiunto anche grazie all’impegno del mio predecessore e del ministro Cingolani, ma sono ancora insufficienti. L’assenza, ancora oggi, di una risposta comune lascia spazio alle misure dei singoli governi nazionali, che rischiano di minare il mercato interno e la competitività delle nostre imprese. Sul fronte dei prezzi, se da un lato è vero che il solo aver discusso di misure di contenimento ha frenato momentaneamente la speculazione, dall’altro dobbiamo essere consapevoli che se non si darà rapidamente seguito agli annunci con meccanismi tempestivi ed efficaci la speculazione ripartirà.
emmanuel macron giorgia meloni by edoardo baraldi
Anche per questo, sarà necessario mantenere e rafforzare le misure nazionali a supporto di famiglie e imprese, sia sul versante delle bollette sia su quello del carburante. Un impegno finanziario imponente che drenerà gran parte delle risorse reperibili, e ci costringerà a rinviare altri provvedimenti che avremmo voluto avviare già nella prossima legge di bilancio.
Ma oggi la nostra priorità deve essere mettere un argine al caro energia e accelerare in ogni modo la diversificazione delle fonti di approvvigionamento e la produzione nazionale. Perché voglio credere che dal dramma della crisi energetica possa emergere, per paradosso, anche un’occasione per l’Italia. I nostri mari possiedono giacimenti di gas che abbiamo il dovere di sfruttare appieno.
giorgia meloni dopo il giuramento 4
E la nostra Nazione, in particolare il Mezzogiorno, è il paradiso delle rinnovabili, con il suo sole, il vento, il calore della terra, le maree e i fiumi. Un patrimonio di energia verde troppo spesso bloccato da burocrazia e veti incomprensibili. Insomma, sono convinta che l’Italia, con un po' di coraggio e di spirito pratico, possa uscire da questa crisi più forte e autonoma di prima.
Oltre al caro energia, le famiglie italiane si trovano a dover fronteggiare un livello di inflazione che ha raggiunto l’11,1% su base annua e ne sta erodendo inesorabilmente il potere d’acquisto, nonostante una parte di questi aumenti sia stata assorbita dalle aziende. "È indispensabile intervenire con misure volte ad accrescere il reddito disponibile delle famiglie, partendo dalla riduzione delle imposte sui premi di produttività, dall’innalzamento ulteriore della soglia di esenzione dei cosiddetti fringe benefit e dal potenziamento del welfare aziendale.
MARIO DRAGHI - ROBERTO GAROFOLI - GIORGIA MELONI
Allo stesso tempo dobbiamo riuscire ad allargare la platea dei beni primari che godono dell’ IVA ridotta al 5%. Misure concrete, che dettaglieremo nella prossima legge di bilancio, sulla quale siamo già al lavoro. Il contesto nel quale si troverà ad agire il governo è molto complicato, forse il più difficile dal secondo dopoguerra ad oggi. Le tensioni geopolitiche e la crisi energetica frenano la auspicata ripresa economica post-pandemia. Le previsioni macroeconomiche per il 2023 indicano un marcato rallentamento dell’economia italiana, europea e mondiale, in un clima per di più di assoluta incertezza.
giorgia meloni dopo il giuramento 5
La Banca Centrale Europea nel mese di settembre ha rivisto le previsioni di crescita 2023 per l’area euro, con un taglio di ben 1,2 punti percentuali rispetto alle previsioni del mese di giugno, prevedendo una crescita di appena lo 0,9%. Rallentamento e revisioni al ribasso che riguardano anche l’andamento dell’economia italiana per il prossimo anno. Nell’ultima Nota di aggiornamento al Def, la previsione di crescita del PIL per il 2023 si ferma allo 0,6%, esattamente un quarto del 2,4% previsto nel Documento di economia e finanza di aprile.
E le previsioni del MEF sono addirittura ottimistiche rispetto a quelle più recenti del Fondo Monetario Internazionale, secondo le quali per l'economia italiana il 2023 sarà un anno di recessione: meno 0,2%, il peggior risultato tra le principali economie mondiali, dopo quello della Germania. E non si tratta purtroppo di una congiuntura isolata. I dati sono chiari: negli ultimi vent’anni l’Italia è cresciuta complessivamente del 4%, mentre Francia e Germania di più del 20%.
andrea giambruno e la figlia al giuramento del governo meloni
Negli ultimi dieci anni l’Italia si è collocata negli ultimi posti in Europa per crescita economica e occupazionale, con la sola eccezione del rimbalzo registrato dopo il crollo del Pil nel 2020. Non a caso dieci anni durante i quali si sono succeduti governi deboli, eterogenei, senza un chiaro mandato popolare, incapaci di risolvere le carenze strutturali di cui soffrono l’Italia e la sua economia e di porre le basi per una crescita sostenuta e duratura.
Crescita bassa o nulla, quindi, accompagnata dall'impennata dell’inflazione che ha superato il 9% nell’area euro e ha indotto la BCE, al pari di altre banche centrali, per la prima volta dopo 11 anni, a rialzare i tassi di interesse. Una decisione da molti reputata azzardata e che rischia di ripercuotersi sul credito bancario a famiglie e imprese, e che si somma a quella già assunta dalla stessa Banca centrale di porre fine, a partire dal 1° luglio 2022, al programma di acquisto di titoli a reddito fisso sul mercato aperto, creando una difficoltà aggiuntiva a quegli Stati membri che hanno un elevato debito pubblico".
"Siamo, dunque, nel pieno di una tempesta, con un'imbarcazione che ha subito diversi danni, e gli italiani hanno affidato a noi il compito di condurre la nave in porto in questa difficilissima traversata. Eravamo consapevoli di quello che ci aspettava, come lo sono tutte le altre forze politiche, anche quelle che governando negli ultimi dieci anni hanno portato un peggioramento di tutti i principali fondamentali macroeconomici, e oggi diranno che hanno le ricette risolutive e sono pronte a imputare al nuovo governo, magari con il supporto di mezzi d’informazione schierati, le difficoltà che l’Italia affronta.
giorgia meloni lascia il quirinale dopo il giuramento
Eravamo consapevoli del macigno che ci stavamo caricando sulle spalle, e ci siamo battuti lo stesso per assumerci quella responsabilità. Perché? In primo luogo perché non siamo abituati a fuggire di fronte alle difficoltà, e in secondo luogo perché sappiamo che la nostra imbarcazione, l’Italia, con tutte le sue ammaccature, rimane 'La nave più bella mondo', per riprendere la celebre espressione usata dalla portaerei americana Independence quando incrociò la nave scuola italiana Amerigo Vespucci. Una imbarcazione solida, alla quale nessuna meta è preclusa, se solo decide di riprendere il viaggio.
Allora noi siamo qui per ricucire le vele strappate, fissare le assi dello scafo e superare le onde che si infrangono su di noi. Con la bussola delle nostre convinzioni a indicarci la rotta verso la meta prescelta, e con un equipaggio capace di svolgere al meglio i propri compiti. Ci è stato chiesto come intendiamo tranquillizzare gli investitori a fronte di un debito al 145% del Pil, secondo in Europa soltanto a quello della Grecia.
sergio mattarella giorgia meloni
Potremmo rispondere citando alcuni fondamentali della nostra economia, che rimangono solidi nonostante tutto: siamo tra le poche nazioni europee in costante avanzo primario, ovvero lo Stato spende meno di quanto incassa, al netto degli interessi sul debito. Il risparmio privato delle famiglie italiane ha superato la soglia dei 5 mila miliardi di euro e, in un clima di fiducia, potrebbe sostenere gli investimenti nell’economia reale.
Ma ancor più di questi dati, già significativi, sono importanti le potenzialità ancora inespresse che ha l’Italia. Mi sento di dire che se questo Governo riuscirà a fare ciò che ha in mente, scommettere sull’Italia potrebbe essere non solo un investimento sicuro, ma forse perfino un affare. Perché l’orizzonte al quale vogliamo guardare non è il prossimo anno o la prossima scadenza elettorale, quello che ci interessa è come sarà l’Italia tra dieci anni.
sergio mattarella giorgia meloni
La strada per ridurre il debito non è la cieca austerità imposta negli anni passati e non sono neppure gli avventurismi finanziari più o meno creativi. La strada maestra è la crescita economica, duratura e strutturale". "E per conseguirla siamo naturalmente aperti a favorire gli investimenti esteri: se da un lato contrasteremo logiche predatorie che mettano a rischio le produzioni strategiche nazionali, dall’altro saremo aperti ad accogliere quelle imprese straniere che sceglieranno di investire in Italia, portando sviluppo, occupazione e know-how in una logica di benefici reciproci. In questo contesto si inserisce il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza.
Fondi raccolti con l’emissione di debito comune europeo per fronteggiare crisi di portata globale. Una proposta avanzata a suo tempo dal governo di centrodestra con l’allora ministro dell’economia Giulio Tremonti, per anni avversata, talvolta derisa, ed infine adottata. Il PNRR è un’opportunità straordinaria di ammodernare l’Italia: abbiamo tutti il dovere di sfruttarla al meglio.
giancarlo giorgetti giuramento governo. 3
La sfida è complessa a causa dei limiti strutturali e burocratici che da sempre rendono difficoltoso per l’Italia riuscire ad utilizzare interamente persino i fondi europei della programmazione ordinaria. Basti pensare che la Nota di aggiornamento al Def 2022 ha ridotto la spesa pubblica attivata dal PNRR a 15 miliardi rispetto ai 29,4 miliardi previsti nel Def dell’aprile scorso. Il rispetto delle scadenze future richiederà ancora più attenzione considerato che finora si sono per lo più rendicontate opere già avviate in passato, cosa che non si potrà continuare a fare nei prossimi anni.
Spenderemo al meglio i 68,9 miliardi a fondo perduto e i 122,6 miliardi concessi a prestito all’Italia dal Next Generation EU. Senza ritardi e senza sprechi, e concordando con la Commissione europea gli aggiustamenti necessari per ottimizzare la spesa, alla luce soprattutto del rincaro dei prezzi delle materie prime e della crisi energetica. Perché queste materie si affrontano con un approccio pragmatico, non ideologico".
giancarlo giorgetti giuramento governo. 2
"Il PNRR non si deve intendere soltanto come un grande piano di spesa pubblica, ma come l’opportunità di compiere una vera svolta culturale. Archiviare finalmente la logica dei bonus, per alcuni, utili spesso soprattutto alle campagne elettorali, in favore di investimenti di medio termine destinati al benessere dell’intera comunità nazionale. Rimuovere tutti gli ostacoli che frenano la crescita economica e che da troppo tempo ci siamo rassegnati a considerare mali endemici dell’Italia. Uno di questi è certamente l’instabilità politica .
giorgia meloni sergio mattarella
Negli ultimi vent’anni l’Italia ha avuto in media un governo ogni due anni, cambiando spesso anche la maggioranza di riferimento. E’ la ragione per la quale i provvedimenti che garantivano sicuro e immediato consenso hanno sempre avuto la meglio sulle scelte strategiche. E’ la ragione per la quale le burocrazie sono spesso diventate intoccabili e impermeabili al merito. E’ la ragione per la quale la capacità negoziale dell’Italia nei consessi internazionali è stata debole. Ed è la ragione per la quale gli investimenti stranieri, che mal sopportano la mutevolezza dei governi, sono stati scoraggiati.
IL COMPAGNO E LA FIGLIA DI GIORGIA MELONI AL GIURAMENTO
Ed è la ragione la quale siamo fermamente convinti del fatto che l’Italia abbia bisogno di una riforma costituzionale in senso presidenziale, che garantisca stabilità e restituisca centralità alla sovranità popolare. Una riforma che consenta all’Italia di passare da una “democrazia interloquente” ad una “democrazia decidente”. Vogliamo partire dall’ipotesi di semipresidenzialismo sul modello francese, che in passato aveva ottenuto un ampio gradimento anche da parte del centrosinistra, ma rimaniamo aperti anche ad altre soluzioni.
giorgia meloni firma giuramento governo
Vogliamo confrontarci su questo con tutte le forze politiche presenti in Parlamento, per giungere alla riforma migliore e più condivisa possibile. Ma sia chiaro che non rinunceremo a riformare l’Italia di fronte ad opposizio
IL COMPAGNO DI GIORGIA MELONI, ANDREA GIAMBRUNO, E LA FIGLIA, AL GIURAMENTO DEL GOVERNO IGNAZIO LA RUSSA GIORGIA MELONI