Il divano dei giusti 14 settembre 2022
the departed
Che vediamo stasera? Se non l’avete visto, ma l’avrete sicuramente visto, avete su Iris alle 21 un capolavoro di Martin Scorsese come “The Departed” con Leonardo DiCaprio, Matt Damon, Jack Nicholson, Mark Wahlberg, Vera Farmiga, Martin Sheen, Ray Winstone, remake del thriller hongkonghese “Infernal Affairs”, riscritto da William Monahan e ambientato a Boston tra gangster e poliziotti irlandesi.
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Vinse quattro Oscar, miglior film, sceneggiatura non originale, montaggio e regia, che Scorsese non aveva mai vinto fino allora. Scorsese disse di essersi molto ispirato al capolavoro di Raoul Walsh con James Cagney “La furia umana”, uno dei più celebri film sui poliziotti infiltrati tra i gangster, ma che non aveva voluto vedere il film originale.
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Ricordate la scena con Di Caprio e Nicholson? E dire che nel ruolo di Nicholson, Frank Costello, la prima scelta di Scorsese era Al Pacino. Inoltre Nicholson in un primo tempo non lo voleva fare. Ma come si può non fare il gangster per Scorsese?
Cine 34 alle 21 propone “Sapore di te” dei Vanzina Brothers. Era una delle commedie più serie e oneste di una decina d’anni fa. Che ci volete fare? Non si resiste al richiamo dei Vanzina Brothers che tornano nella Viareggio del 1984, ai tempi proprio di “Sapore di mare”, che è del 1983, e mettono in piedi le loro storie di amori e tradimenti fra La Capannina e i Bagni Costanzo, con la Roma di Falcao che si allena lì vicino, mentre ascoltiamo “Tropicana”, “True” degli Spandau Ballet, “Survivor” di Mike Francis, “Time After Time” di Cindy Lauper.
nancy brilli sapore di te
Certo. “Sapore di te”, trent’anni dopo, non può che rimandarci una pallida luce del vero “Sapore di mare”. Anche perché non è più facile ottenere i diritti per inserire così tante canzoni, perché il parco attori e caratteristi non è più quello di un tempo. Ma vedendo il film, diviso in due parti, estate 1984 e estate 1985, si rimane stupiti a tanti anni di distanza della freschezza dei Vanzina, o forse della loro gioiosa futilità, nel mettere in scena le storie dei ragazzetti, figli di borghesi romani e milanesi, ma anche del loro saper inquadrare e mostrare le ragazze, i loro corpi, senza mai nessuna volgarità.
sapore di te.
Vero. Non ci sono grandi riferimenti alla politica precedente. Anche l’onorevole socialista che presentano, un divertente Vincenzo Salemme, sposato con Valentina Sperlì e innamorato della bella soubrette Serena Autieri, è craxiano, potente, può piazzare la Autieri a “Drive In”, può risolvere con un paio di telefonate i problemi del negoziante romano Maurizio Mattioli, sposato con la sempre favolosa Nancy Brilli, ma tutto ciò non ha nessuna pesantezza moralistica.
sapore di te
Anche senza aver letto anni e anni di Repubblica l’Italia dei Vanzina è forse più vicina di quanto si creda alla vera Italia che abbiamo vissuto allora e che abbiamo attraversato dopo. E’ quella che si esprime con frasi tipo “Chierico nun po’ gioca’ a sinistra”, quella dove si va a vedere al cinema “Mezzo destro mezzo sinistro” di Luciano Martino solo perché c’è Falcao, dove un film si può mettere in piedi, con fondi statali, solo perché un onorevole socialista vuole scoparsi l’attrice durante l’estate di nascosto dalla moglie.
sapore di te katy louise saunders eugenio franceschini foto dal film mid
Così Susanna Acampora detta Susy diventa protagonista di “Amori d’estate”, film vanziniano diretto da Luis Molteni. Il film funziona più nella prima parte, ambientata a Viareggio nel 1984, che nella seconda, quasi un sequel, ambientata nel 1985. Forse perché è quella più spontanea dove si presentano i tanti personaggi. Funzionano benissimo i ragazzetti protagonisti, gli inediti o quasi Matteo Leoni e Eugenio Franceschini che si contendono Katy Saunders, figlia dei romani Mattioli e Brilli, funzionano ancora meglio le amiche Martina Stella e Virginie Marsan, che hanno la prima una storia con Giorgio Pasotti e la seconda una storia con un uomo sposato.
Sapore di te il nuovo film dei Vanzina al cinema Trailer
Ovvio che Mattioli come romanista che segue la sua squadra in ritiro a Forte dei Marmi ruba la scena a tutti, soprattutto quando si lancia nel sogno della finale di Champions Roma-Liverpool con la Roma vittoriosa. O quando si lancia in battuta da vacanziero burino alla Mario Brega: “La prossima volta ti porto a Vipiteno?” o “Ha detto i Caraibi mica Coccia de’ Morto!”.
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Canale 20 alle 21, 05 se la cava col polpettone peplum di una decina d’’anni fa “La furia dei Titani” di Jonathan Liebesman, sequel di “Scontro fra titani”, che probabilmente non ricordate. “Sei ringiovanito di 10.000 anni!” urla Ade, Ralph Fiennes, al fratello Zeus, Liam Neeson, dopo un travaso di forza divina che lo rende arzillo come Berlusconi ai tempi del bunga bunga. Solo nei peplum si possono sentire questi dialoghi. Purtroppo, però, non siamo in un vecchio peplum italiano con Ercole e Maciste all’inferno diretti da Mario Bava o da Riccardo Freda.
la furia dei titani
Siamo in un peplum americano di oggi, cioè in un giocattolone da centinaia di milioni di dollari con trucchi pazzeschi che i nostri vecchi produttori, non si sarebbero mai sognati di avere, con un cast che va dal Sam Worthington di “Avatar” come Perseo all’Edgar Ramires di “Carlos” di Olivier Assayas come il fratello cattivo Ares, cioè Marte, da Bill Nighy ai già citati Fiennes e Neeson fino alla bella Rosamund Pike come regina dei greci Andromeda.
la furia dei titani
I risultati però, come è ovvio, sono decisamente meno romantici di quelli dei vecchi peplum, malgrado i trucchi, il 3D, gli sceneggiatori laureati all’Ucla e il cast stellare. La cosa più divertente sono i giganti monocoli ripresi dal Polifemo del vecchio “Ulisse” di Mario Camerini, che sembrano i pupazzi king size di Ron Mueck. Perché nel peplum conta più l’ispirazione, la scrittura e perfino l’ingenuità che la tecnica.
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La5 alle 21, 10 avete spionaggio/controspionaggio durante la Seconda Guerra Mondiale con “Allied – Un’ombra nascosta”, giocattolino da 85 milioni di dollari diretto con mano sicura da Robert Zemeckis e scritto dallo Steven Wright di “Locke” e “La promessa dell’assassino”, con Brad Pitt, Marion Cotillard, Jared Harris, Lizzy Caplan. Più che vedibile, anche se non tutto funziona come previsto. Il film è diviso in due parti ben distinte.
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La prima è una vera e propria azione di guerra. Il bel tenente canadese Max Vatan, Brad Pitt, viene fatto scendere a Casablanca, dove si finge marito della altrettanto bella Marianne Beausejour, Marion Cotillard, in realtà partigiana francese antinazista, e assieme devono uccidere un ambasciatore tedesco durante un ricevimento. Bang! Bang! Zemeckis dirige tutto alla perfezione in una Casablanca ricostruita alle Canarie.
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Nella seconda parte i due, che si sono innamorati a Casablanca, si sposano, vanno a vivere in Inghilterra, a Hampstead, mentre i tedeschi bombardano pesantemente. Hanno anche una bella bambina, Anna. Ma l’intelligence inglese avverte Max Vatan che c’è qualcosa di sospetto. Una spia tedesca fra di loro. A lui il compito di scoprirla e di eliminarla. In pratica Zemeckis, con grande eleganza fonde assieme, con una regia molto classica, elementi di cinema anni ’40 di Michael Curtiz e di Alfred Hitchcock.
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Purtroppo, nel profondo, qualcosa non funziona. Malgrado un cast di così alto livello, una grande Marion Cotillard. Intanto, Brad Pitt è un po’ esangue e senza voglia. Ma credo che il non funzionamento di Brad Pitt sia il non funzionamento dello stesso film, un po’ un guscio vuoto benissimo girato, di un film che non c’è.
Il tormentone So che sei gay in Molto incinta jpeg
Su Canale 37 alle 21, 10 avete la commedia “Molto incinta” di Judd Apatow con Katherine Heigl, Seth Rogen, Paul Rudd, Alan Tudyk, su Cielo alle 21, 15 il fantascientifico “Hydra – L’isola del mistero” di Andrew Prendergast con George Stults, Dawn Olivieri, Michael Shamus Wiles, dove c’è proprio la terribile Hydra a tre teste della mitologia greca. Rai Movie alle 21, 10 se la cava con “Modalità aereo” di Fausto Brizzi con Paolo Ruffini, Lillo, Violante Placido, Dino Abbrescia, Caterina Guzzanti.
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La prima parte, con Lillo e Dinoi Abbrescia che si ritrovano lo smartphone di un ricco egocentrico, Paolino Ruffini, bloccato in aereo fino in Australia, è più divertente, la seconda dove, il ricco egocentrico, che ha perso tutto, si deve ricostruire una vita, un po’ meno. E il vip, chiuso in un lungo viaggio in aereo nulla può fare per bloccare i manigoldi? Il film segnò il ritorno ufficiale alla regia di Fausto Brizzi, dopo la sua pesante disavventura legale legata al #metoo, e ricordiamo solo che gli venne oscurato il nome sui trailer e sui flani del suo film precedente, “Poveri ma ricchissimi”.
LILLO E SABRINA SALERNO MODALITA AEREO
Cosa che gli permette anche di lanciarsi in qualche spunto autobiografico legato alla cosiddetta macchina del fango. Perché i due manigoldi che stanno usando il telefonino di Paolino, oltre a scatenarsi in superfeste con Sabrina Salerno al ritmo di “Boys, Boys”, in seratine con escort e nel ripulirgli il conto in banca, si lanciano anche in malefici tweets che minano la rispettabilità del vip, il giovane industriale di successo, che come arriva dall’altra parte del mondo e già un uomo finito odiato da tutto il mondo.
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Su canale Nove alle 21, 25 trovate l’avventuroso “Sei giorni sette notti” di Ivan Reitman con Harrison Ford e la sfortunata Anne Heche, da poco scomparsa. Su Tv200 alle 21, 40 passa un biopic su Jane Austem, “Io, Jane Austen” di Jeremy Lovering con Olivia Williams, Greta Scacchi, Imogen Poots, mai visto.
al posto tuo
Passiamo alla seconda serata. Ci sarebbero un Nicolas Cage movie, “Left Behind – La profezia” di Vic Armstrong con Chad Michael Murray, Cassi Thomson, Lea Thompson, Rai Due alle 23, la commedia con scambio di ruoli “Al posto tuo” di Max Croci con Luca Argentero e Stefano Fres che si scambiano le famiglie, con Ambra Angiolini, Grazia Schiavo e Carolina Poccioni. Grazioso. Un altro Vanzina movie, “Vip”, con Marco Branciamore, Enrico Brignano, Carlo Buccirosso, Maria Grazia Cucinotta, Cine 34 alle 23.
LE MANI DI UNA DONNA SOLA
Si comincia a ragionare in termini di soft porno (magari con scene hard che non troverete qui) du Cielo alle 23, 15 con il rarissimo “Le mani di una donna sola” di Nello Rossati con Vanni Materassi, Marina Frajese, Bibi Cassanelli, Cristiana Borghi. Marina è la contessa Fabiani, lesbica, che ospita una coppia di sposi nel suo albergo. Così di fa la moglie, Bibi Cassinelli, scatenando le ire della sua amante, Cristiana Borghi, che per vendetta si mette col marito, Vanni Materassi (grande nome) al suo primo e unico ruolo da protagonista.
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I pazzi di un manicomio vicino, come vedono il gran trombare a casa della contessa, si eccitano e se la prenderanno proprio con lei. Ahi! Ritrovate la Frajese anche nel fin troppo programmato “La compagna di viaggio” di Ferdinando Baldi con Anna Maria Rizzoli, Moana, Moschin, Bracardi, 7Gold alle 23, 30. Filomione di azione un po’ sprecato in seconda serata è “Special Forces. Liberate l’ostaggio” di Stéphane Rybojad con la bellissima Diane Kruger, il gigantesco Djimon Hounsou, la star francese Benoît Magimel, Denis Menochet, Raphaël Personnaz, Canale 20 alle 23, 20.
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Su La7 alle 23, 40 trovate uno dei migliori film civili italiani degli ultimi anni, “Fortapasc”, diretto da Marco Risi e interpretato da Libero De Rienzo nel ruolo del giornalista Giancarlo Siani che venne ucciso dai camorristi che aveva osato sfidare a Napoli il 23 settembre del 1985. Con Liberio De Rienzo ci sono anche Michele Riondino, Ivano Marescotti, Gianfelice Imparato, Valentina Lodovini. Il film ebbe la sfortuna di uscire subito dopo “Gomorra” di Matteo Garrone e di apparire quindi derivativo, quando non lo era affatto.
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Su Iris a mezzanotte in punto passa “Insider – Dietro la verità” diretto nel 1999 da Michael Mann con Al Pacino, Russell Crowe, Christopher Plummer, Diane Venora, Philip Baker Hall, un film che tratta una celebre storia di media e scandali legati alle industrie del tabacco che non vediamo da parecchio. Al Pacino è Lowell Bergman, il produttore di un celebre programma di in formazione e di interviste importanti, “60 minutes”, mentre Russell Crowe è il dirigente della multinazionale del tabacco pronto a lanciarsi contro i disastri provocati dalla sua azienda. Ma questa intervista riuscirà davvero a andare in onda? Fatelo vedere a Giletti e a Lilli Gruber.
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Su Rai Movie alle 00, 30 vedo che passa un bellissimo film di Andrew Haigh, “45 anni” con Charlotte Rampling, Tom Courtenay, Dolly Wells, Geraldine James, Sam Alexander. Una vecchia coppia si prepara a festeggiare non so quanti anni di nozze, quando la notizia del ritrovamento del cadavere, ancora intatto, di una ragazza morta 45 anni tra i ghiacciai inizia a turbare il rapporto fra i due. Perché la ragazza era la fidanzata del marito, Tom Courtenay, che si mostra ancora innamorato di lei dopo tanti anni e che avrebbe sposato se non fosse scomparsa così tragicamente.
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Per la moglie, Charlotte Rampling, che pensava di aver vissuto fino a lì una vita piena e amorosa, è un disastro, perché capisce di essere in fondo stata una sostituta rispetto alla prima fidanzata del marito. E si sente intrappolata in una vita che non ha scelto, ma dove si è trovata. Bellissimo film di attori e grande thriller sentimentale. Da vedere ognuno per conto suo, magari in camere separate, o su divani separati.
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Su Cielo alle 0, 45 trovate un rarissimo film erotico a episodi del 1979 che non ho visto, “Collections privée” diretto dall’appena scomparso Just Jaeckin (“L’ile aux sirénes”), il giapponese Shuji Terayama (“Kusa Meikyu”) e il grande Walerian Borowczyk (“L’armoire”) con Roland Blanche, Marie-Catherine Conti, Marpessa Dawn, Laura Gemser, Jûzô Itami. La Gemser, la nostra Emmanuelle nera, recita sempre nuda nell’episodio di Jaeckin. L’episodio di Borowwczyk è tratto da un racconto di Maupassant. Assolutamente da registrare. Uffa!
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Su cine 34 all’1, 05 c’è il primo film con Luigi Luciano protagonista, “Quel bravo ragazzo”, diretto da Enrico Lando, il regista de I soliti idioti, con Tony Sperandeo, Enrico Lo Verso, Daniela Virgilio, Giampaolo Morelli e Gigi Burruano nel suo ultimo ruolo. Fa molto ridere. Rai Due alle 2, 25, davvero troppo tardi, passa uno dei migliori film italiani degli ultimi anni, “Veloce come il vento” di Matteo Rovere con Matilda De Angelis, Stefano Accorsi, Paolo Graziosi.
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Cine 34 alle 2, 40 toglie dal freezer del pacchetto Cecchi Gori un buon film d’autore come “Vesna va veloce” di Carlo Mazzacurati con Tereza Zajickova, Antonio Albanese, Silvio Orlando, che andrebbe rivisto. Rai Movie alle 3, 30 si butta su una commedia diretta e interpreta da Alessandro benvenuti, “Ti spiace se bacio mamma?” con Natasha Stefanenko, Marina Massironi, Arnoldo Foà.
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Rete 4 alle 4, 05 passa una grande commedia alla soliti ignoti diretta da Lucio Fulci, “Colpo gobbo all’italiana” con Mario Carotenuto, Marisa Merlini, Andrea Checchi, Gina Rovere, Gino Bramieri. Da vedere, ovvio. Ricordo come un filo pretenzioso “Un taxi color malva” di Yves Boisset con un grande cast internazionale, Philippe Noiret, Charlotte Rampling, Fred Astaire, Agostina Belli, Iris alle 4, 40.
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Chiudo con un peplum assolutamente stracult, “La battaglia di Maratona” diretto da Jacques Tourneur, Bruno Vailati e Mario Bava con Steve Reeves, Mylène Demongeot, Daniela Rocca, Rai Movie alle 5. Malgrado la forza produttiva della Titanus e della Galatea di Nello Santi, il film fu un flop colossale. Il problema centrale è nel tentativo, un po’ goffo, di trasformare la storia della battaglia di Maratona, con occhiolino alle imminenti Olimpiadi romane, in un’ercolata e il suo eroe, Filippide, in un fratello di Ercole.
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Non solo vediamo Steve Reeves che vince tutte le gare dell’Olimpiade mostrando i muscoli fin dai titoli di testa, ma seguiamo poi l’impostazione classica dei film di Ercole con le prove che il nostro eroe deve superare. Di questo fiasco è in gran parte responsabile il pur geniale Jacques Tourneur, che ha diretto quasi tutti gli interni (realizzati negli studi Titanus alla Farnesina) mentre Vailati si è occupato delle scene marine e Bava ha fatto un po’ di tutto. Tourneur ricordava che entrò nel film per esplicito desiderio di Steve Reeves, che aveva adorato La leggenda dell’arciere di fuoco.
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“A quel tempo io ero anche sceneggiatore, per cui fui pagato generosamente, dopo tutto erano loro che mi avevano cercato. Ma era uno di quei film in cui gli attori parlano diverse lingue, e questo rende tutto insopportabilmente statico. La ragazza parlava in francese, Steve Reeves rispondeva in inglese, e andava avanti così. Io iniziai a girare le scene drammatiche. Avevo un contratto di otto settimane e il mio compenso era calcolato per quelle otto settimane. Ma non sapevo che si lavorava così lentamente in Italia. Alla fine delle otto settimane, finii in pro-rata, pagato giorno per giorno”.
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Ma siccome tutte le scene di dialogo erano state girate, la produzione decise di fare girare il resto del film a Vailati e a Bava e rimandare a casa Tourneur. Sergio Fantoni, che interpreta il cattivo Teocrito, lo ricordava con precisione: “Le riprese marine erano di Bruno Vailati, mentre Jacques Tourneur era il regista: quello che vedevo sul set era lui…”.
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Fantoni non ricorda Bava regista, anche se non era presente in molte delle scene di battaglia. Non si capisce bene chi abbia girata inizialmente la vera battaglia di Maratona in Jugoslavia. Non Bava, che aveva preferito rimanere con gli amici a Ponza, e dovette però rigirare tutto a Grottarossa, alle porte di Roma. “Quando il materiale della battaglia iniziò a arrivare, dovetti vederlo per montarlo. C’erano momenti da sganasciarsi dalle risate. Un film comico. Quattrocento comparse dell’esercito jugoslavo coi sandali sopra gli scarponi militari.
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I carristi che guidavano le carrozze del re con le tuniche e con la sigaretta in bocca, seguiti da nugoli di cagnolini bastardi che circolavano in tutti i set slavi. Materiale inutilizzabile. Il produttore si voleva suicidare. Misero il film nelle mie mani. Avevamo solo dieci giorni. Prima Roma. Girai 287 scene in una settimana.
Poi a Grottarossa con centinaia di comparse che quasi morirono dal freddo del vento del nord, e che dovevano sembrare ventimila. Il combattimento all’arma bianca, che sembrava fatto di carezze perché gli jugoslavi avevano paura di farsi del male, lo ripresi a cinque fotogrammi al secondo invece dei normali 24. Dalla disperazione uscì fuori una vera battaglia”.
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