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Marco Giusti per Dagospia
Che vediamo stasera? Se siete proprio disperati e vi manca un cinepanettone non freschissimo con Massimo Boldi potete vedere su Cine 34 alle 21 “Un Natale al sud” diretto alla sua opera prima, da Federico Marsicano, aiuto di Fausto Brizzi e Paolo Costella, con Massimo Boldi, Biagio Izzo, Anna Tatangelo, Paolo Conticini, Debora Villa. L’ho pure visto e recensito. Chi se ne ricordava più…
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Al suono di “Finalmente se tromba!” di Enzo Salvi e delle linguette di Massimo Boldi e Biagio Izzo che si muovono come passa una chiappa femminile, con questo cialtronissimo, scombinato, trashissimo ma divertente Un Natale al Sud, scrivevo, torna ciò che resta del cinepanettone o del pre-cinepanettone in versione Medusa-boldiana. E tornano, ben in evidenza, le scorregge, le gag con l’alito cattivo, le puzze di piedi, i doppi sensi (“L’ha preso? Ora lo mastichi?”), le milfone infoiate da evitare, perfino le pillole che ti fanno vedere bello Boldi, il Sud estivo pugliese (ancora Polignano a Mare…) trasformato in set da vacanza natalizio.
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Con l’aggiunta di sponsor imbarazzante, il dottor Mech della dieta comecazzosechiama, anche attore, il libro di certo Roberto Cerè (ma chi è?), le video chat usate come se fossimo in un film di fantascienza italiano anni ’60, che provocano soltanto la visione di Salvi al cesso mentre spinge con tanto di commento di Boldi, “Ma vai a cagare!”. Ma c’è pure Gianni Macchia, eroe dei film di Fernando Di Leo… Eppure. Sarò perfido. Ma a me questo Un Natale al Sud nel suo delirio ha fatto ridere.
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Mi hanno fatto ridere le scorregge paurose di Enzo Salvi (“ciò na botta de squaraus”, battuta capolavoro), buttate spesso lì senza nessun bisogno che ci siano, mi fanno ridere Massimo Boldi e Biagio Izzo che fanno i soliti mariti provoloni in cerca di divagazioni ma poi eternamente fedeli e non trombanti, mi fa ridere l’arrivo di una star popolare della canzone come Anna Tatangelo usata come bellona alla Belen che attizza Boldi, mi fa ridere il tentativo di mascherare Polignano come set alla Sharm-el-Sheik, la presenza di bellone targate Mediaset, come tal Paola Caruso, messe lì come tappezzeria. E il delirio di Medusa di puntare sul cinema basso e popolare come se fossimo ancora nel mondo di Berlusconi.
robert redford brad pitt spy game
Se prendete Tele San Marino vi consiglio alle 21 il vecchio classico sul pugilato “Il colosso d’argilla” diretto da Mark Robson con Humphrey Bogart, Rod Steiger, Mike Lane, Jan Sterling, Max Baer, Jersey Joe Walcott, dove si narra la carriera disastrata di Primo Carnera, che qui diventa tal Toro Moreno. Su Iris alle 21 avete un solido spy come “Spy Game” di Tony Scott con Robert Redford, vecchio uomo della Cia che deve salvare in Cina il suo pupillo, Brad Pitt, che è stato arrestato e se la vede brutta. Su Canale 20 alle 21, 05 passa il pasticcione fantascientifico “Selfless” di Tarsem Singh con Ryan Reynolds, Natalie Martinez, Matthew Goode, Victor Garber, Derek Luke.
spy game.
La storia vede Ben Kingsley, miliardario e malato terminale, che si compra un’altra vita, solo per scoprire che il corpo che indossa non è il suo, ma lo ha rubato a un altro, un soldato cazzuto totalmente inespressivo, Ryan Reynolds, con moglie latina, Natalie Martinez, e figlioletta. Il soldato si è venduto la sua vita per salvare quella della bambina. Sob. Ma, una volta che ha scoperto di chi è il suo corpo, che farà Ben Kingsley?
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Siamo davanti a un’altra cazzatona da primato firmata dal regista indiano-hollywoodiano Tarsem Singh, già una star della pubblicità, e poi autore di una serie di film terribili, ma talmente trash da esaltarci, come The Cell con Jennifer Lopez e Immortals. Magari il copione firmato dai fratelli catalani David e Alex Pastor, non era neanche male, ma il tutto finito nelle mani di Tarsem Singh e dei suoi produttori diventa un divertente disastro. Perché se Ben Kingsley, malgrado gli restino pochi mesi di vita, dimostra uno sguardo vivo e interessato, il suo nuovo sé, il soldato Mark di Ryan Reynolds, non ha proprio nulla di vivo.
OCEAN S EIGHT
Su Canale 27 alle 21, 10 trovate invece la versione al femminile dei ladri eleganti di “Ocean’s Eleven”, cioè “Ocean's Eight” di Gary Ross con Sandra Bullock, Cate Blanchett, Anne Hathaway, Helena Bonham Carter, Sarah Paulson. Rai Movie alle 21, 10 passa invece un ormai lontano “Padri e figlie” di Gabriele Muccino con Amanda Seyfried, Russell Crowe, Aaron Paul, Diane Kruger, Quvenzhané Wallis.
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C’era di tutto. Scrivevo. Le corse romantiche in mezzo alla strada. I sentimenti. “Dio come ti amo!” Jovanotti che canta in inglese “Amore mio”, pezzo inedito. Michael Bolton. Le battute cattive: “Perché Dio ha fatto gli scarafaggi e i critici”. Le battute al femminile: “Gli uomini possono vivere senza amore, le donne no”. Le battute da vecchio pd prerenziano: “Qui non c’è spazio per amore e sentimenti, sono gli Stati Uniti del Dollaro!”. Pro o contro? Boh! E’ Muccino.
padri e figlie
Girato a Pittsburgh come se fossi a Prati, con una sceneggiatura di Brad Desch del 2012, interpretato da un Russell Crowe gonfio e triste, scrittore premio Pulitzer con mano tremolante e da una luminosa Amanda Seyfried come figlia piena di problemi che risolve con scopate rapide ma poco costruttive, non è niente male.
padri e figlie
Anzi, è forse il film americano più mucciniano che ha fatto. Prendere o lasciare. Un mélo, un lacrimetta movie, perché non si piange come ai bei tempi, ma pieno di sentimenti e di amore paterno e filiale. Il vecchio Russell Crowe, sempre più simile a uno dei fratelli Muccino, è Jake Davies, celebre romanziere, che si infuria in auto per la gelosia della moglie, che le ricorda una vecchia scopata di sette anni prima (mortacci…), va a sbattere e provoca un disastro.
russell crowe con gabriele muccino sul set di padri e figlie
Rimane vedovo, con forti problemi psichici, una mano che trema, e una figlioletta bionda con gli occhioni Katie, Kylie Rogers, che lo adora e che lui chiama Patatina (Potato Chip). Finisce per sette mesi in ospedale e lascia la figlioletta ai perfidi zii miliardari, Bruce Greenwood e Diane Kruger, che la vorrebbero tutta per sé. Jake non ci sta, ma il suo ultimo romanzo, “Tulipani amari” (beh, il titolo…) è massacrato dai perfidi critici (era ovvio) e non ha più una lira. Il tutto è alternato alla situazione 27 anni dopo, con Katie grande, è Amanda Seyfried, piena di problemi. Era il minimo.
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Ha un fidanzato ricco e scrittore, l’Aaron Paul di Breaking Bad, che gli ricorda il babbo, ma lei ha troppe paure e buchi sentimentali che riempie con scopate e blowjob occasionali. Di giorno lavora come psicanalista e cura una bambina nera orfanella, la grande Quvenzhané Wallis. Merita la felicità. Mettiamoci anche l’agente di Jake, una notevole Jane Fonda, un cameo di Janet McTeer e uno di Octavia Spence. E la musica di Paolo Buonvino come ai vecchi tempi dei film girati a Roma Nord.
harry potter e i doni della morte parte 2
Su Italia 1 alle 21, 15 avete invece “Harry Potter e i doni della morte – Parte II” di David Yates con Daniel Radcliffe, Ralph Fiennes, Emma Watson, Alan Rickman, Helena Bonham Carter. Su Cielo alle 21, 15 il sofisticato thriller canadese “The Captive - Scomparsa" di Atom Egoyan con Ryan Reynolds, Scott Speedman, Rosario Dawson, Mireille Enos, Kevin Durand, Alexia Fast.
harry potter e i doni della morte parte 2
Più strutturato, più ricco il potente “Era mio padre” di Sam Mendes con Tom Hanks, killer della mala in fuga inseguito assieme al figlio, Tyler Hoechlin, dagli uomini del suo boss, Paul Newman. Soprattutto dal terribile Jude Law, ma ci sono anche Stanley Tucci e la mia adorata Jennifer Jason Leigh. Su Rai 4 alle 21, 20 passa “Charlie's Angels” in versione film diretto da Elizabeth Banks con Kristen Stewart, Naomi Scott, Ella Balinska, Elizabeth Banks, Djimon Hounsou.
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Passiamo alla seconda serata con la commedia matrimoniale gay “Puoi baciare lo sposo” di Alessandro Genovesi con Diego Abatantuono, Monica Guerritore, Salvatore Esposito, Cristiano Caccamo, Cine 34 alle 22, 50. Allora fu una sorpresa. “Anto’ so’ tutti buoni a ffa i gay a Berlino!” – “Se hai un figlio frocio è chiaro che lo sai!”. Perché vedemmo finalmente un po’ di politicamente scorretto nel cinema italiano. Tratto da una celebre commedia musicale di Broadway del 2003 che aveva ben altro titolo, “My Big Gay Italian Wedding”, scritta da Anthony J. Wilkinson, e ironizzava sulle famiglie cattoliche italiane di fronte a un matrimonio fra due uomini, della commedia originale prendeva solo l’ossatura.
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La mamma di uno degli sposi, in questo caso Anna, Monica Guerritore, madre di Antonio, Cristiano Caccamo, accetta infatti di mettere in piedi un clamoroso matrimonio per il figlio a patto che venga anche la madre dell’altro sposo, cioè la napoletana Vincenza, Rosaria D’Urso, mamma di Paolo, Salvatore Esposito. Non solo. C’è pure un ex-boyfriend di Antonio che si mette in mezzo.
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Nella versione italiana inoltre tutto si sposta da New York a Civita di Bagnoreggio, dove vivono i genitori di Antonio, l’ex-boyfriend diventa una ex-fidanzata, Beatrice Arnero, e si dà molto più spazio al padre di Antonio, anche sindaco di Bagnoreggio, cioè Diego Abatantuono, che non accetta né l’idea di un figlio gay, né che si sposi, né che sia lui stesso a celebrare le nozze. E la mamma giura che gliela farà pagare. Nel gruppo mettiamoci anche gli amici italiani che dividono l’appartamento di Paolo e Antonio a Berlino, una ricca ragazza squinternata, Diana Del Bufalo, e un autista di autobus pugliese, Dino Abbrescia, che ha la passione di vestirsi da donna. E che sarà utile come simil mamma di Paolo quando la vera mamma rifiuterà l’invito.
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Su Tv 2000 alle 23 torna il divertente “Giulietta e Romanoff” diretto da Peter Ustinov, tratto dalla sua commedia del 1957 (389 rappresentazioni!) con i giovani Sandra Dee e John Gavin, imposti dalla Universal, che fanno gli innamorati di due parti avverse, una americana e l’altro russo, in tempi di guerra fredda. Ci sono anche lo stesso Peter Ustinov, Akim Tamiroff, Tamara Shayne, Suzanne Cloutier, la Desdemona dell’Otello di Orson Welles e moglie nella realtà di Ustinov, Rik Van Nutter, che fu per breve tempo sposo di Anita Ekberg. Ma soprattutto è l’unico film dove è possibile vedere la mitica baronessa Maria Budberg, nobile russa che scappò nel 1917 e mai tornò in patria, celebre traduttrice di Cechov, amante storica di Massimo Gorki e di H.G.Wells.
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E’ appena uscito un librone di Alexandra Lapierre su di lei, edizioni E/O. Musiche di Mario Nascimbene, scenografie di Alexandre Trauner. Tutto girato a Todi in esterni e a Cinecittà durante le Olimpiadi del 1960. Su Cielo alle 23, 30 fece colpo Ornella Muti nuda con la testa rasata a zero che si fa il bagno in quel di Trieste nel drammatico “La ragazza di Trieste”, scritto e diretto da Pasquale Festa Campanile con Ornella Muti, Ben Gazzara, Mimsy Farmer, Andréa Ferréol, William Berger, Consuelo Ferrara, Romano Puppo. Lui è un disegnatore di fumetti e lei una malata dell’ospedale psichiatrico di Trieste.
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La7 alle 23, 30 passa alla Thatcher con “The Iron Lady” di Phyllida Lloyd con Meryl Streep premio Oscar, Jim Broadbent, Anthony Head, Richard E. Grant, Roger Allam, Olivia Colman. Cine 34 alle 0, 45 presenta il Vecchio e divertente “il ragazzo del pony express” di Franco Amurri con Jerry Calà, Isabella Ferrari, Alessandro Benvenuti, Emanuela Taschini, Gabriella Saitta. Piuttosto rara, Iris all’1, 45, la commedia francese con truffe e grossi colpi “Buccia di banana” diretta da Marcel Ophüls, che poi divenne celebre documentarista, scritta con Daniel Boulanger e Claude Sautet e tratta da un racconto di Charles Williams con star del calibro di Jeanne Moreau, Jean-Paul Belmondo, Claude Brasseur, Jean-Pierre Marielle e Gert Fröbe appena uscito da Goldfinger.
la ragazza di trieste
Cine 34 alle 2, 15 presenta un polpettone di Renzo Martinelli, che allora si atteggiava a regista della nuova destra cercando grandi miti nazionali, “Carnera il campione più grande” con Andrea Iaia, Anna Valle, F. Murray Abraham, Antonio Cupo, Neculai Predica, Paolo Seganti. Possibile che Carnera, che già durante il fascismo venne usato come mito italiano, ricicci con la voglia di cultura di destra meloniana attuale. Rai Tre alle 2, 40 presenta un raro film per la tv di Nelo Risi girato nel 1965, “La strada più lunga”, tratto da “Il voltagabbana” di Davide Lajolo, con Gian Maria Volonté soldato fascista che si è fatto Etiopia, Albania e Grecia che diventa partigiano ai tempi di Salò, Graziella Galvani, Giampiero Albertini, Augusto Mastrantoni. A
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lle 4, 15 su Cine 34 passa “Il tigre”, di Dino Risi con Vittorio Gassman, Ann-Margret, Eleanor Parker, Fiorenzo Fiorentini, che allora sembrò a tutti bellissimo ma che ora non ha proprio culto. Ma allora anche Ann-Margret era qualcosa di spettacolare per noi ragazzetti spettatori. Girato in inglese, perché faceva parte di un gruppo di film che Mario Cecchi Gori aveva pensato per l’esportazione della commedia all’italiana.
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Ma non solo l’idea non funzionò all’estero, funzionò poco anche in Italia perché tutto questo doppiaggio in italiano si sentiva. Chiudo alla 5 su Rai Movie con il bellissimo e paurosissimo thriller “Gli occhi della notte” di Terence Young con Audrey Hepburn, Alan Arkin, Richard Crenna. Nessun cattivo ci sembrò mai più cattivo di Alan Arkin.
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