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    IL DIVANO DEI GIUSTI - IN PRIMA SERATA VI SEGNALO LA NUOVA VERSIONE NON RIUSCITISSIMA DEL CAPOLAVORO MANGA “GHOST IN THE SHELL”, CON SCARLETT JOHANSSON COME L’EROINA ANIMATA CHE DI UMANO HA SOLO LA MENTE - IN SECONDA SERATA AVETE “LEGEND” CON TOM HARDY CHE INTERPRETA RONNIE E REGGIE KRAYS, DUE SCATENATI CRIMINALI, PER GIUNTA GEMELLI, CHE NEGLI ANNI ’60 DETTARONO LEGGE NELL’EAST END DI LONDRA - SU RETE 4 ALLE 3, 30 RITROVIAMO “CATTIVI PENSIERI” CON UGO TOGNAZZI E EDWIGE FENECH… - VIDEO


     
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    Marco Giusti per Dagospia

     

    GHOST IN THE SHELL GHOST IN THE SHELL

     E stasera in chiaro che vediamo? In prima serata in chiaro in un mare di repliche vi segnala l’uscita su Italia 1 alle 21, 20 della nuova versione non riuscitissima di un capolavoro manga come “Ghost in the Shell”. La cosa più sorprendente del film, che venne molto criticato da tutti, è la costruzione di Scarlett Johansson, pagata 10 milioni di dollari (bum!) come Motoko Kusanagi, il Maggiore, killer cibernetico della Sezione 9, l’eroina animata che di umano ha solo la mente, di uno dei manga più famosi di ogni tempo ideato e disegnato nel 1989 da Masamune Shirow e portato al cinema con estremo successo già nel 1995 da Mamoru Oshii. Un classico insuperabile.

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    Non c’è trentenne in tutto il mondo che non abbia visto il film. Io, personalmente, non capii molto del manga allora e nemmeno granché del film riproposto nella nuova versione ricca e internazionale diretta dal Rupert Sanders buon illustratore di Biancaneve e il cacciatore, prodotta da Avi Artad e Steven Paul per la Dreamworks (ma la Disney si è defilata) e scritta da un esercito di sceneggiatori che ci hanno lavorato fin dal 2008, cioè da quando Steven Spielberg pensò al progetto.

     

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    Proprio il via vai di sceneggiatori dimostra quanto non sia stato facile portare al cinema il progetto. Inoltre le scene più riuscite sono proprio quelle ricostruite paro paro dal vecchio film di Mamoro Oshii. Ma Scarlett, meravigliosa, nuda ma senza sesso, coi capelli neri tagliati corti come la vecchia Motoko, gli occhioni sempre aperti, che si butta nel vuoto con le pistole in mano, spacca di brutto.

     

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    E anche se non è né cinese né giapponese, e questo ha causato un bel casino per il cosiddetto whitewashing del personaggio, spacca ancor di più se pensiamo che è stata l’eroina aliena di Under the Skin di Jonathan Glazer, o la killer Lucy per Luc Besson, o Black Widow, o la voce di Her di Spike Jonze, o solo la Scarlett anti-Trump coi capelli corti del web. Scarlett aggiunge al personaggio una sua memoria di film che ci piacciono parecchio.

     

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    Così la sua ricerca di identità, una volta che scopre, nel non così distante 2029, che il passato che pensa di ricordare non è vero, ma le è stato imposto, mentre quello vero le è stato rubato assieme alla sua giovinezza, per costruire il primo soldato cibernetico del suo genere, diventa ancor più complessa e interessante. Perché il Maggiore si porta dietro anche tutto il cinema di Scarlett. Al punto che la frase e moraluccia del film “Noi pensiamo che sia la nostra memoria a definirci. Non è vero. E’ ciò che facciamo che ci definisce” diventa davvero fondamentale per la ri-costruzione della Motoko-Scarlett.

    ghost in the shell scarlett johansson ghost in the shell scarlett johansson

     

    I fan ritroveranno nel film anche molti dei personaggi storici del manga, da Batou, fedele soldato del Maggiore, interpretato dal danese Pilou Asbaek, Kuze, capo dei terroristi, interpretato da Michael Pitt, ma ci sono anche Michael Wincott in un cameo, Juliette Binoche come dottoressa e Takeshi Kitano come buffo maestro. Visivamente è molto bello, soprattutto nella ricostruzione della città del futuro, New Port City, mentre come storia, francamente, non si segue molto bene. E alla fine, come scrisse Peter Bradshaw nel Guardian, c’è più guscio (shell) che anima (ghost).

    arma letale arma letale

    Passiamo al mare di repliche, Anche buone, come “Arma letale” di Richard Donner con Mel Gibson e Danny Glover, Iris alle 21, o “The Wife” di Bjorn Runge, Rai Scuola alle 20, 55, con Glenn Close che accompagna il marito scrittore Jonathan Pryce al Nobel e si scopre che tutti i meriti andrebbero in realtà a lei. Scritto da Jane Anderson, la stessa sceneggiatrice di Olive Kitteridge, e tratto dal romanzo di Meg Wolitzer, è un film per signore (Prati-Pinciano-Paroli) da vedere senza mariti.

     

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    Diciamo che lui, il verme, il marito, Joe Castleman, cioè Jonathan Pryce, è uno scrittore ebreo americano di successo, ma è lei, la moglie, Joan, cioè Glenn Close, a avergli scritto tutti i libri in segreto. E quando “lui” vince addirittura il Nobel e la coppia deve andare a ritirarlo in Svezia le cose si complicano e il ruolo della moglie di “lei” diventa troppo stretto. Costruito come una commedia offre una grande occasione ai suoi due protagonisti, soprattutto a Glenn Close, ma devo dire che funziona anche nella sua totale antipatia lo scrittore pomposo e fanatico dipinto da Jonathan Pryce coi mille vezzi del romanziere di successo.

    THE WIFE - VIVERE NELL OMBRA THE WIFE - VIVERE NELL OMBRA

     

    Non solo. Perché è vero che è “lei”, la moglie, a scrivere, ma è “lui”, coi suoi tradimenti e il suo carattere narcisista, a vivere la vita descritta nei romanzi firmati John Castleman, romanzi che la moglie scrive nel più totale segreto e nella più totale lontananza dalla sua vita, e allora la cosa si complica. Si amano? Non si amano? Quanto questo funziona all’interno della costruzione dei romanzi? Le signore di Prati più informate avranno di cosa discutere per ore, anche rispetto alle “Elena Ferrante” di oggi o alla coppia Trevi-Gamberale o Fedez-Ferragni.

    ma che bella sorpresa di alessandro genovesi ma che bella sor 1 ma che bella sorpresa di alessandro genovesi ma che bella sor 1

    Su Cine 34 alle 21 torna la commedia milanese girata a Napoli di Alessandro Genovesi “Ma che bella sorpresa” con Claudio Bisio, Frank Matano, Valentina Lodovini e la coppia di vecchi signori milanesi Ornella Vanoni – Renato Pozzetto. Il film inizia benissimo, con la “Madame Bovary” di Gustave Flaubert letta in classe dal professor Bisio a un gruppo di studenti napoletani che pensano a inventarsi poesie sul culo. E prosegue ancora meglio con Bisio che canta benissimo “Chella là, chella là”.

    ma che bella sorpresa ma che bella sorpresa

     

     Purtroppo si apre poi a un remake, più o meno (in)fedele di un grande successo brasiliano, A mulher invisivel di Claudio Torres, prima film nel 2009 e poi serie di Rede Globo, dove un uomo, abbandonato dalla moglie, si innamora di una bellissima ragazza di sua invenzione, che qui diventa la supermodella Chiara Baschetti, bella e disinvolta, anche se forse un po’ troppo Yamamay.

     

    ma che bella sorpresa ma che bella sorpresa

    Ci dispiace non tanto perché fosse così originale l’idea che ci stavamo facendo dai primi venti minuti del film, col professore milanese a Napoli, Claudio Bisio, l’amico insegnate di educazione fisica, Frank Matano, alla sua prima prova di comicità tradizionale, e il problema di una moglie, l’Anna Ammirati di Monella, che lo molla perché troppo perfettino (“Mi manca l’aria, soffoco!”), ma con una bella vicina, Valentina Lodovini, con marito cafone e prepotente (“Giada, tengo fame, preparami lo spuntino!”), che è da sempre innamorata di lui. Ma perché ci stavamo facendo proprio un altro film. Che l’idea del remake cambia completamente.

    caro zio joe caro zio joe

    Su Canale 20 alle 21, 15 avete “Trespass” di Joel Schumacher con Nicolas Cage, Nicole Kidman, Cam Gigandet, Ben Mendelsohn. Modesto, ma forse da vedere “Caro zio Joe” di Jonathan Lynn, uno degli ultimi film di Kirk Douglas, che recita con Michael J. Fox e Olivia D’Abo, Canale 27 alle 21, 10.

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    Non era male, ma siamo a livello del puro intrattenimento il thriller con un pizzico di fantamedicina “Criminal” di Ariel Vromen, Rai Movie alle 21, 10, dove al detenuto criminale Kevin Costner viene schiaffata nella capoccia la memoria dell’agente della Cia Ryan Reynolds testé defunto dal mad doctor Tommy Lee Jones per volere di Gary Oldman. Si ricorderà davvero tutto Kevin Costner una volta libero?

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    Su Tv2000 alle 21, 10 uno degli ultimi film diretti da James Ivory, “La Contessa Bianca”, scritto da Kazuo Ishiguro, ambientato nella Shanghai del 1930 tra ambienti languidi, un ricco americano cieco, Ralph Fiennes, che si innamora di una nobildonna costretta dalla miseria a ballare a pagamento, Natasha Richardson. Per fortuna ci sono anche la mamma e la zia, cioè Vanessa Redgrave e Lynn Redgrave.

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     Non è bellissimo, ma si vede volentieri. E poi è una delle rare occasioni per rivedere la luminosa Natasha Richardson, morta così giovane, 45 anni, per una stupida caduta sui campi di neve sciando. Non credo sia proprio da vedere, ma fate come vi parte, “Lo stagista inaspettato” di Nancy Meyers con Anne Hathaway che si trova come stagista il settantenne Robert De Niro.

     

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    In seconda serata vi segnalo “Legend” di Brian Helgeland con Tom Hardy che interpreta Ronnie e Reggie Krays, due scatenati criminali, per giunta gemelli, uno psicopatico e omosessuale, l’altro più normale, ma non poi così tanto, che negli anni ’60 dettarono legge nell’East End di Londra.  Sparano, menano, scopano, nei loro eleganti vestiti neri in un'Inghilterra ancora pre-Carnaby Street, protetti più volta dai politici.

     

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    La storia dei gemellini, ricordiamo, era già stata portata sullo schermo nel 1990, The Krays, con la regia di Peter Medak, con una grande sceneggiatura dello scrittore e poi regista Philip Ridley, e i due gemelli Martin e Gary Kemp, cioè gli Spandau Ballet, come protagonisti. Lì i Krays erano molto più legati alla mamma, Billie Whitelaw, qui la mamma è un po’ in sottofondo, e viene maggiormente fuori il personaggio della ragazza di Reggie, interpretata dall’attrice australiana Emily Browning.

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    Helgeland parte invece dal vecchio libro di John Pearson, “The Profession of Violence: The Rise and Fall of the Kray Twins”, i cui diritti erano stati acquistati già più di venticinque anni fa da Roger Daltrey, che pensava di fare una versione dei gemelli con Hywell Bennett e Gerry Sundquist protagonisti. Il problema vero è come costruire i due gemelli se non hai due attori davvero gemelli come i Kemp.

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    Segnalo che passa anche, Iris alle 23, 20, il bellissimo thriller di Michael Cimino “L’anno del Dragone” con Mickey Rourke, John Lone, Ariane, tutto ambientato a Chinatown, prodotto da Dino De Laurentiis quando cercò di risollecare le sorti di Michael Cimino dopo il flop mortale di “I cancelli del cielo”. I fan della fantasceinza apprezzeranno il notevole “Ex Machina” scritto e diretto da Alex Garland con Alicia Vikander come bellissima donna robot, Oscar Isaac e Domhnall Gleeson, Italia 1 alle 23, 25.

    rossana di lorenzo alberto sordi il comune senso del pudore rossana di lorenzo alberto sordi il comune senso del pudore

     

    Nella notte ritroviamo su Rete 4 alle 0, 55 “Il comune senso del pudore”, film ad episodi scritto da Rodolfo Sonego e diretto da Alberto Sordi sullo scatenamento degli italiani rispetto al sesso, tra film erotici e giornali porno. Da rivedere per il meraviglioso episodio con Sordi e la moglie, la simpaticissima Rossana Di Lorenzo, da poco scomparsa, in giro per Roma alla ricerca di un film sentimentale da vedere per festeggiare il loro anniversario di nozze.

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    Ovviamente trovano solo film hard, ma l’immagine delle sale di Roma ancora aperte e dei grandi manifesti cinematografici (i 24 fogli…) appesi per le strade è qualcosa di incredibile. Su Cine 34 all’1 la situazione si scalda con “Blue Nude” di Luigi Scattini con Gerardo Amato, fratello di Michele Placido nella realtà, Susan Elliot alias Susan McBain, Giacomo Rossi Stuart, Monica Scattini, una sorta di taxidriverata col giovane italiano Rocco nel mondo del porno. Curioso. Non funzionò benissimo.

    l asino d oro – processo per fatti strani contro lucius apuleius, cittadino romano 4 l asino d oro – processo per fatti strani contro lucius apuleius, cittadino romano 4

     

    La perla della notte mi sembra piuttosto l’erotico letterario “L’asino d’oro – Processo per fatti strani contro Lucius Apuleius, cittadino romano” diretto in Algeria dal televisivo Sergio Spina con Barbara Bouchet, Samy Pavel, Steffen Zacharias, John Steiner e addirittura Paolo Poli. Ispirato all’opera e alla biografia di Lucio Apuleio, il film mischia le carte di un dopo-Satyricon mettendo in scena una commedia boccaccesca con punte di intellettualismo volute da Sergio Spina, già regista del curioso ma non certo eccelso Fantabulous – La donna, il sesso, il superuomo.

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    Troppe le battute sulle situazioni del tempo, le guardie che chiedono “documenta” come i carabinieri, i magistrati che accusano Lucio Apuleio di intellettualismo e estremismo.  Ne viene fuori un po’ un pasticcio dove, alla fine, funzionano soprattutto le grazie di Barbara Bouchet, al suo secondo film italiano e in ben tre ruoli, e il gran numero di Paolo Poli preso di peso dai suoi spettacoli teatrali come la Santa Martire che finisce in bocca al leone.

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    Su Rete 4 alle 3, 30 ritroviamo “Cattivi pensieri” di Ugo Tognazzi con Tognazzi terrorizzato dall’idea che la moglie, la bellissima Edwige Fenech lo tradisca con tutti, soprattutto con Luc Merenda. Della sua nuova partner Edwige Fenech il regista Tognazzi dice sui giornali del tempo: «L’ho scelta sebbene non abbia mai visto nemmeno un film di quelli che ha girato [...] Tuttavia anch’io la farò recitare, quando sarà necessario, senza vestiti».

     

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    La Fenech risponde in un'intervista del 1989 a Oggi: «Ho fatto il film di Tognazzi, Cattivi pensieri [...], un film di qualità, ma mi spoglio lo stesso. D’altra parte il nudo nel cinema esiste da sempre. Anche Bergman spoglia le donne». Ursula Andress ricorda, però, che prima della Fenech, il ruolo della donna sempre nuda e infedele Tognazzi lo aveva offerto a lei.

     

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    «Non avevo mai letto un copione così brutto». Inoltre doveva recitare non solo lei nuda, ma anche Tognazzi stesso. Rifiutò. Poco prima dell’uscita, Tognazzi protesta con il produttore che ha tagliato la pellicola per ottenere il divieto ai 14 anni. Alla fine il «film importante» di Tognazzi è un mezzo disastro, salvato da pochissimi fan. Per fortuna che ci sono Veruschka, bellissima, Mircha Carven, Beppe Viola, che con Enzo Jannacci rivedono i dialoghi in milanese del film, una giovanissima Mara Venier. Edwige Fenech è davvero notevole.

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    Angelo Pellegrino ricorda che una delle sue scene, dove doveva per sbaglio stringere i seni a Edwige, aveva sempre qualcosa di sbagliato. Al punto che dovette battere 14 ciak, e quindi maneggiare per 14 volte i seni dell’attrice, prima che la scena funzionasse. Anche io lo ritenevo allora una delle regie più disastrose di Ugo Tognazzi. Di una noia paurosa, ripetitivo, ma con una Edwige Fenech che, siccome pensa di stare recitando in un film “alto”, è molto più nuda qui che nelle sue solite commediacce del tempo e quindi esalta tutta l’operazione.

    amico, stammi lontano almeno un palmo amico, stammi lontano almeno un palmo

    Chiudo con un western di Giuliano Gemma dove fa coppia con George Eastman, “Amico, stammi lontano almeno un palmo” di Michele Lupo, Cine 34 alle 4, 05 e con il curiosissimo “Gegè Bellavita” di Pasquale Festa Campanile con Flavio Bucci, Lina Polito, Enzo Cannavale, Pino Caruso, Rai Movie alle 5.

     

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    Il primo, “Amico stammi lontano almeno un palmo” nasce da un soggetto originale di Luigi Montefiori, cioè George Eastman, scritto con l’aiuto segreto di Dardano Sacchetti, che collaborerà anche alla sceneggiatura insieme a Sergio Donati, soffre un po’ nel non riuscire a essere né un western amaro con finale tragico, previsto nel soggetto, né uno spaghetti comicarolo sul modello dei Trinità dove Gemma potrebbe riciclarsi. Gemma e Eastman sono un po’ legnosi, ma il cast minore, Vittorio Congia in testa nella parte di Alan Smith detto Tre per cento (doppiato da Ferruccio Amendola), è fantastico. E poi c’è anche Marisa Mell nei panni di una mignotta vecchia fiamma di Gemma. Sarà per vivere con lei che Gemma decide di unirsi a una banda.

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    “Gegè Bellavita”, invece,  è una piccola commedia intelligente, 450 milioni di lire, girata addirittura in 16 mm, con attori che entrano in produzione, di ambientazione napoletana con un bel cast teatrale, per un Pasquale Festa Campanile in vena di esperimenti. Flavio Bucci veniva dal successo del “Ligabue” televisivo e di “La propietà non è più un furto” di Elio Petri. Aveva appena prodotto assieme a Michele Placido e Stefano Satta Flores “Ecce Bombo” di Nanni Moretti e si apprestava a produrre, e a interpretarne, un secondo, mai girato. Primo titolo “Bello ma dannato”, cambiato già a metà lavorazione.

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    Festa Campanile cerca di farne un Giannini-Mimì. Ma rispetto all’allora lanciato Bucci, che non diventò mai l’attore comico che si pensava, funzionava meglio, anche nel ricordo di allora, la strepitosa Lina Polito, già vista nei film della Wertmüller. Bella storia e bel cast secondario, però. C’è pure Marina Frajese come moglie del duca Pino Caruso e Marisa Laurito come mignotta dal seno di fuori.

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