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    IL DIVANO DEI GIUSTI –  “‘O FAMO STRANO?” IN PRIMA SERATA RETE4 PASSA IL BELLISSIMO “VIAGGI DI NOZZE” DI CARLO VERDONE CHE SI SPOSA UNA COATTISSIMA CLAUDIA GERINI E, DURANTE LA LUNA DI MIELE, SCOPANO NEI POSTI PIÙ ASSURDI - IL FILM PIÙ STRAVAGANTE È LA COMMEDIA “SCUSI, FACCIAMO L’AMORE?”, SU RAI STORIA ALLE 21,20 - ALLA STESSA ORA SU ITALIA 1 C’È “RITORNO AL FUTURO PARTE 2” - SU CINE 34, SEMPRE IN PRIMA SERATA, TORNA L’IMMANCABILE “LA LICEALE NELLA CLASSE DEI RIPETENTI”... – VIDEO


     
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    Marco Giusti per Dagospia

     

    claudia gerini carlo verdone viaggi di nozze claudia gerini carlo verdone viaggi di nozze

    Ci risiamo. Mentre il braccio di ferro tra Hollywood e i sindacati di attori e sceneggiatori americani, e ora anche inglesi, stanno facendo saltare tutte le proiezioni dei film americani a Venezia, la domanda stasera rimane la stessa. Cosa vediamo? I più apprezzati, anche se molto visti, saranno sicuramente “Ritorno al futuro Parte 2” di Robert Zemeckis con Michael J. Fox, Christopher Lloyd, Lea Thompson, Thomas F. Wilson, Italia 1 alle 21,20, e

     

    il bellissimo “Viaggi di nozze” di Carlo Verdone su Rete 4 alle 21,25, dove Carlo torna a fare i personaggi, il medico maniaco Raniero che distrugge la povera moglie, Veronica Pivetti, portata a Venezia, quello che appena si sposa deve capire cosa fare del vecchio padre, e il coatto che si sposa con una coattissima Claudia Gerini e vanno in viaggio di nozze in giro per l’Italia scopando nei posti più assurdi. Ricorderete tutti la scena di “’o famo strano”, quando scopano in auto a 180 all’ora e vengono fotografati dalla polizia.

    carlo verdone claudia gerini viaggi di nozze carlo verdone claudia gerini viaggi di nozze

     

    O la scena magistrale a Firenze, dove Verdone cerca di individuare lo stadio dopo la battuta “Come è vecchia sta città”. Ottima Manuela Arcuri che mostra la depilazione di tendenza, “’n’ascella sì, n’ascella no”. Grande film, sempre divertente.

     

    Ottimo anche “Rush Hour – Due mine vaganti” di Brett Ratner con Jackie Chan, Chris Tucker, Tom Wilkinson, Tzi Ma, Ken Leung, Chris Penn, Canale 20 alle 21, 05. L’avete già visto “Café Society” di Woody Allen con Jesse Eisenberg, Kristen Stewart, Blake Lively, Steve Carell, Corey Stoll, Parker Posey, Canale 27 alle 21, 10? Fino a un certo punto funziona bene, poi si perde, ma alla fine è caruccio, malgrado una poeticuccia alla pupiavati e un respiro da raccontino già sentito.

     

     

    claudia gerini carlo verdone viaggi di nozze claudia gerini carlo verdone viaggi di nozze

    Insomma, non è né Blue Jasmine né un ritratto della Hollywood classica come “Ave, Cesare” dei Coen. Indeciso, come il suo protagonista, Bobby Dorfman, interpretato da Jesse Eisenberg come un giovane Woody Allen, tra New York e Los Angeles, il film si sposta da una città all’altra mentre regnano ovunque i meravigliosi anni trenta, quelli del jazz e dei gangster cresciuti nelle strade e quella dei divi e dei sogni di Hollywood. Tutto sotto il segno della frase “La vita è una commedia scritta da uno sceneggiatore sadico”. Bobby, giovane ebreo del Bronx, viene mandato in cerca di fortuna a Los Angeles dallo zio Phil, un quasi irriconoscibile Steve Carell, potente agente di Hollywood.

     

    E’ proprio lo zio Phil, per cercare di farlo crescere, a metterlo nelle mani della sua bella segretaria Vonnie, una incantevole Kristen Stewart. Bobby si innamora subito di Vonnie, non sapendo che è l’amante dello zio, sposatissimo. Da parte sua Vonnie, dichiara di avere qualcuno, ma quando viene lasciata da Phil, promette a Bobby di sposarla e andare a vivere a New York con lui. Non andrà così, perché Phil ci ripensa e le chiede anche lui di sposarlo. E lei lo sposerà, obbligando Bobby a tornare da solo a New York.

     

    viaggi di nozze viaggi di nozze

    Lì farà fortuna nel club del suo loschissimo fratello Ben, Corey Stoll, vitalissimo gangster che seguita a mettere i nemici dentro il cemento armato. Bobby si sposerà con la bella Veronica, una statuaria, bellissima, anche se un po’ inespressiva Blake Lively, avrà un figlio, ma poi un giorno tornerà Vonnie… Si ride, diciamolo subito, perché la famiglia ebrea newyorkese di Bobby è fenomenale, perché il fratello gangster è uno spasso, perché la Hollywood degli anni ’30 di Woody Allen è piena di brio, ma quando la storiellina dell’amore contrastato prende corpo il film perde consistenza e perde il fascino delle citazione del vecchio cinema di Adolphe Menjou e Barbara Stanwick.

     

    gloria guida la liceale nella classe dei ripetenti gloria guida la liceale nella classe dei ripetenti

    Imperdibile su Cielo alle 21, 15 uno dei primi film italiani non solo protofemminista, ma diretto, scritto, prodotto, fotografato, montato da una crew di ragazze, “Io sono mia”, diretto da Sofia Scandurra, per anni assistente del marito, Antonio Leonviola, anche se spesso girava lei, ma anche di celebrità come Luigi Zampa e di esordienti di nome come Nino Manfredi e Fausto Tozzi.

     

    Il cast è composto da Stefania Sandrelli, moglie fin troppo sottomessa e abusato di un violento Michele Placido, Maria Schneider, come l’ideologa del gruppo, quella che farà svegliare la Sandrelli, Anna Henkel, Grischa Huber. Nel ruolo della Schneider doveva esserci Teresa Ann Savoy e non ricordo più chi in quello di Anton Diffring, che fa suo padre.

    la liceale nella classe dei ripetenti 1 la liceale nella classe dei ripetenti 1

     

    La Scandurra, presentando il film al Cinema Trevi di Roma assieme a Pietro Valsecchi, che un buon ruolo, in una spettacolare proiezione del film disse che dopo qualche settimana la situazione sul set era quasi ingestibile. Anche perché non era praticabile, allora, avere un set solo di donne. Eppure il film ha la sua grazia e la sua potenza. E alla Sandrelli ci credi.

     

    Su Cine 34 alle 21, 15 torna l’immancabile “La liceale nella classe dei ripetenti” di Mariano Laurenti con Gloria Guida, Alvaro Vitali, Lino Banfi, Gianfranco D'Angelo, Rodolfo Bigotti. Ricordo come molto buono l’horror “Morte a 33 giri” di Charles Martin Smith con Marc Price, Tony Fields, Lisa Orgolin, Doug Savant, Ozzy Osbourne, dove l’ultimo disco di una celebre rockstar fatto girare all’incontrario fa sentire al protagonista uno strano messaggio del cantante e scatena l’inferno.

     

    Ma forse il film più stravagante della serata è la commedia “Scusi, facciamo l’amore?” diretta da Vittorio Caprioli, scritta con Enrico Medioli e Franca Valeri, interpretata da Pierre Clementi, Juliette Mayniel, Claudine Auger, Carlo Caprioli, Edwige Feuillère, Beba Loncar, Franca Valeri, Rai Storia alle 21, 20, dove seguiamo le avventure erotiche e sociali del giovane rampollo napoletano Lallo, interpretato da un Pierre Clémenti, ancora bello e dannato come ai tempi di Belle de Jour, in quel di Milano.

     

     

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    L’idea è di costruire un ritratto cattivo e ironico della Milano dell’alta borghesia con i suoi nobili, le signore annoiate, i nuovi ricchi. Caprioli può servirsi di una produzione di serie A, addirittura Alberto Grimaldi che al tempo si divideva tra Federico Fellini e Bernardo Bertolucci, e di un cast tecnico prestigioso che va da Pasqualino De Santis a Ferdinando Scarfiotti, l’art director dell’Ultimo tango, da Morricone in grande spolvero a Ruggero Mastroianni. Allora il film non venne capito bene. Troppo sofisticato, troppo diviso tra commedia all’italiana e film d’autore. Per chi aveva meno di 18 anni rimase qualcosa di irraggiungibile allora e dopo, purtroppo, privo del fascino del momento.

     

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    In un articolo del 4 aprile 1968, “La Stampa”, Pierre Clémenti, intervistato sul set del film, è presentato come l’attore del momento e il “successore di Belmondo”. Lui risponde ai giornalisti con una pelliccia di lupo grigio addosso e un colbacco: «Un attore deve fare una rivoluzione personale, buttare via gli schemi interiori che la società ci ha imposto, rifiutare i criteri con cui il mondo è organizzato: il denaro, il successo, il lavoro come mezzo di affermazione sociale. Solo a patto di respingere tutto ciò, si ridiventa liberi e l'artista può cominciare ad esprimersi».

     

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    Su Rai Movie alle 21, 10 avete “Il ladro di giorni” di Guido Lombardi con Riccardo Scamarcio, Massimo Popolizio, Augusto Zazzaro, Giorgio Careccia. Anche se Lombardi può vantare una filmografia decisamente da autore con le regie di opere pregevoli come Là-bas e Take Five, è evidente che la presenza di Scamarcio, presente in ogni scena dall’inizio alla fine, trasformi il film in uno Scamarcio-movie, anzi in uno Scamarcio-movie on the road per le strade della Apulia Film Commission e del Trentino Film Commission.

     

    Essendo uno Scamarcio-movie il protagonista può fare cosa vuole, cantare “L’estate sta finendo” dei La Bionda, “Love Boat” di Little Tony, ma soprattutto l’inno dell’Andria in uno dei momenti più stracult di tutto il film, visto che Scamarcio è nato proprio in quel di Andria. Ma in quale serie gioca l’Andria? Boh?! Devo dire che il film magari è un filo lungo, ma si segue bene, Lombardi, come aveva dimostrato con Take Five, ha ben presente le regole del cinema di genere, soprattutto del noir.

     

    Scamarcio è un ex-galeotto, un duro, per nulla pentito, che dopo sette anni torna dal figlioletto, Augusto Zazzaro, e lo trascina dal Trentino, dove stava tranquillo con la zia parlando in tedesco, a Bari in un viaggio alquanto avventuroso. Perché questo padre ex-galeotto, Enzo, ha dei conti da regolare con chi lo ha mandato sette anni in prigione e 70 chili di coca da portare proprio a Bari nel bagagliaio.

     

     

    il ladro di giorni 8 il ladro di giorni 8

    Spuntano così vecchi soci d’affare, un grande Massimo Popolizio, due ragazze tedesche, una bella pugliese, Rosa Diletta Rossi, un vecchio malavitoso e così via. Non c’è ragazza nel film che non adocchi il sedere di Scamarcio, ovvio, e non c’è momento che Scamarcio non si senta Scamarcio. Il ragazzino che interpreta il figlioletto si piscia nei pantaloni due volte e impara a dire “cazzo”.

     

    il ladro di giorni 1 il ladro di giorni 1

    Passiamo alla seconda serata, dove brilla un Muccino americano, “Padri e figlie” diretto, appunto, da Gabriele Muccino con Amanda Seyfried, Russell Crowe, Aaron Paul, Diane Kruger, Quvenzhané Wallis, Rai Movie alle 23. Oh!, le corse romantiche in mezzo alla strada. I sentimenti. “Dio come ti amo!” Jovanotti che canta in inglese “Amore mio”, pezzo inedito. Michael Bolton. Le battute cattive: “Perché Dio ha fatto gli scarafaggi e i critici”. Le battute al femminile: “Gli uomini possono vivere senza amore, le donne no”.

     

    Le battute da vecchio pd prerenziano: “Qui non c’è spazio per amore e sentimenti, sono gli Stati Uniti del Dollaro!”. Gabriele Muccino lo ha girato a Pittsburgh come se fossi a Prati, con una sceneggiatura di Brad Desch del 2012, interpretato da un Russell Crowe gonfio e triste, scrittore premio Pulitzer con mano tremolante e da una luminosa Amanda Seyfried come figlia piena di problemi che risolve con scopate rapide ma poco costruttive. Non è niente male.

    padri e figlie padri e figlie

     

    Inoltre, è forse il film americano più mucciniano che ha fatto. Prendere o lasciare. Un mélo, un lacrimetta movie, perché non si piange più come ai bei tempi, ma pieno di sentimenti e di amore paterno e filiale. Il vecchio Russell Crowe, sempre più simile a uno dei fratelli Muccino, è Jake Davies, celebre romanziere, che si infuria in auto per la gelosia della moglie, che le ricorda una vecchia scopata di sette anni prima (mortacci…), va a sbattere e provoca un disastro.

     

    padri e figlie padri e figlie

    Rimane vedovo, con forti problemi psichici, una mano che trema, e una figlioletta bionda con gli occhioni Katie, Kylie Rogers, che lo adora e che lui chiama Patatina (Potato Chip). Finisce per sette mesi in ospedale e lascia la figlioletta ai perfidi zii miliardari, Bruce Greenwood e Diane Kruger, che la vorrebbero tutta per sé. Jake non ci sta, ma il suo ultimo romanzo, “Tulipani amari” (beh, il titolo…) è massacrato dai perfidi critici (era ovvio) e non ha più una lira.

     

    Il tutto è alternato alla situazione 27 anni dopo, con Katie grande, è Amanda Seyfried, piena di problemi. Era il minimo. Ha un fidanzato ricco e scrittore, l’Aaron Paul di Breaking Bad, che gli ricorda il babbo, ma lei ha troppe paure e buchi sentimentali che riempie con scopate e blowjob occasionali. Di giorno lavora come psicanalista e cura una bambina nera orfanella, la grande Quvenzhané Walls. Merita la felicità. Mettiamoci anche l’agente di Jake, una notevole Jane Fonda, un cameo di Janet McTeer e uno di Octavia Spence.

     

    la minorenne la minorenne

    Cine 34 alle 23, 05 presenta “La minorenne” di Silvio Amadio con Gloria Guida, Rosemary Dexter, Marco Guglielmi, Luciano Roffi. Secondo film in assoluto di Gloria Guida, ancora quindicenne, e molto nuda. Iniziato a girare, nel giugno 1974, mentre il primo film, La ragazzina, è stato appena sequestrato. E delirio di Silvio Amadio che perde la testa dietro alla giovanissima Gloria Guida come fosse la sua Brigitte Bardot e le fa fare sogni stravaganti conditi da pruriti da cattolico represso all’inizio del film e si scatena anche nella parte più normale.

     

    la minorenne 1 la minorenne 1

    Un delirio che lancio ancora più in alto il mito della Guida, circondata da maschi adulti arrapati. Raymond Léfevre su “La revue du cinéma” osserva che “questa insignificante commedia italiana è stata riempita di inserti pornografici filmati in dettaglio con dei figuranti anonimi (si riconoscono qua e là delle starlette del porno francese e qualche stallone che fa loro frequentemente da partner)”. Léfevre segnala anche una scena interessante del film, quando Valeria, Gloria Guida, decide di perdere la verginità con l’amante della madre, un maniaco che la fa vestire da deportata mentre lui si veste da torturatore SS. “per sfuggire a questa prova impervia la bella ragazza si lancia in questa risposta di un candore disarmante: ‘Ma… io non sono ebrea’.

     

    gloria guida in la minorenne 1 gloria guida in la minorenne 1

    Tutto il resto è senza interesse. Il film nel 1977 viene ridotto abusivamente a super 8 e venduto sottobanco “a cifre da capogiro”, come ricordava la “Stampa Sera”. Su Rai Storia alle 23, 40 mi sembra particolarmente interessante il documentario su Franco Cerri, jazzista e attore di caroselli, “Franco Cerri – L’uomo in bemolle” di Nanni Zedda, con lo stesso Cerri che si racconta. Rai Tre a mezzanotte presenta la commedia col vecchio gruppo sfigato che si riunisce per tentare una nuova avventura, “Boys” di Davide Ferrario con Neri Marcoré, Marco Paolini, Giovanni Storti, Giorgio Tirabassi, Paolo Giangrasso.

     

     

    ALLONSANFAN. ALLONSANFAN.

    La7D all’1, 10 ricupera il magistrale “Allonsanfan” di Paolo e Vittorio Taviani con Marcello Mastroianni nel ruolo più tormentato della sua carriera, quello che non ti aspetti, il traditore, Lea Massari come vecchia amante e compagna, Mimsy Farmer come nuova amante, Laura Betti come sua sorella che canta “Quant’è bella l’uva fogherina”, Claudio Cassinelli e Bruno Cirino come vecchi compagni che non vogliono capire. Film strepitoso con la marcetta di Morricone che venne trapiantata di sana pianta da Tarantino in “Inglorious Bastards”. Stava bene, è vero, ma era proprio un furto.

     

    ALLONSANFAN ALLONSANFAN

    Su Iris all’1, 15 avete “Basta che funzioni” di Woody Allen con il comico Larry David a far le veci di Woody Allen, Evan Rachel Wood, Henry Cavill, Patricia Clarkson, Kristen Johnston. Divertente. Su Rai Tre all’1, 50 siamo ancora in tema tradimento, come fosse un vecchio numero di “Filmcritica”, la storica rivista di cinema di Edoardo Bruno, con “La strategia del ragno” di Bernardo Bertolucci con Giulio Brogi, Alida Valli, Pippo Campanini, Tino Scotti, Franco Giovannelli. Piccolo film bellissimo. Lo vidi a Genova al Cinema Centrale presentato dallo stesso Bertolucci.

     

     

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    Aveva il suo perché anche “Quando l’amore è sensualità” di Vittorio De Sisti con Agostina Belli, Gianni Macchia, Ewa Aulin, Françoise Prévost, Femi Benussi, Cine 34 alle 2, 30, notevole erotico-con-idee, prodotto da Enzo Doria, scritto da Luigi Russo e diretto da Vittorio De Sisti che riprende la coppia alla Di Leo formata da Gianni Macchia e Françoise Prevost e aggiunge la superstar sexy Agostina Belli, ma anche Ewa Aulin e Monica Monet. Come scriveva Giovanni Buttafava, è soprattutto un “successo di assonanza Belli-Antonelli (900 milioni)”.

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    La Belli si trova in breve tempo in cima alle richieste del tempo. “E’ stato un film molto nuovo e diverso per me…”, dice la Belli a “Cine70”, soprattutto difficile da interpretare perché toccava l’argomento della violenza sessuale tra le mura domestiche e dovendo girare delle scene di nudo molto provocanti vivevo il set con una grande angoscia.

     

    Questo mi ha creato molti problemi a livello psicologico. Oltre tutto c’era anche un Gianni Macchia molto bravo che faceva questo ruolo di marito padrone e brutale con molto impeto e virilità. Devo ammettere che è il film che mi ha imbarazzato di più…”.

     

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    Nella notte più fonde Rai Tre/Fuori orario presenta una serie di grandi film italiani a cavallo tra i ’60 e i ’70 . Alle 3, 25 “Nel nome del padre” di Marco Bellocchio con Yves Beneyton, Renato Scarpa, Laura Betti, Piero Vida, spero nell’edizione originale montata da Kim Arcalli e non in quella rimontata qualche anno fa dallo stesso Bellocchio.

     

    nel nome del padre nel nome del padre

    Alle 4, 45 “L’inchiesta” diretto da Gianni Amico, scritta da Bernardo Bertolucci con Claudio Camaso, il fratello di Volonté, Joel Barcellos, Anne Wiazemsky, Christoph Bantzer, Hans Caninenberg, Paolo Bonacelli, tutto girato in Liguria. Iris alle 4, 10 presenta però “La rossa” di Luigi Capuano con Fulvia Franco, Aldo Bufi Landi, Virna Lisi, Riccardo Garrone. Mai visto, mi sa… E Rai Movie alle 5 una vecchia commedia americana di Tay Garnett del 1938 che dovrei vedere, “Gioia d’amare” con Irene Dunne, Douglas Fairbanks jr., Alice Brady, Jean Dixon. Da registrare…

    renato scarpa nel nome del padre renato scarpa nel nome del padre

     

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