Marco Giusti per Dagospia
natale a tutti i costi
E stasera che vediamo in tv? Ho visto un paio di sere fa “Natale a tutti i costi”, commedia natalizia prima in classifica nelle top ten di Netflix, scritta e diretta da Giovanni Bognetti e, ovviamente, remake di un successo francese di solo un anno fa, il divertente ma volgaruccio “Mes très chers enfants”, scritto e diretto da Alexandra Leclère con Josiane Balasko e Didier Bourdon.
natale a tutti i costi christian de sica
L’idea è quella di una coppia di genitori che, avvicinandosi il Natale, snobbati dai figli che vogliono fare la loro vita, li adescano fingendo di aver vinto 18 milioni di euro alla lotteria. Ma è tutto falso, perbacco. Qui la storia è la stessa, anche se al posto della lotteria c’è un’improvvisa eredità e i milioni sono solo 6. Al posto dei due protagonisti troviamo Angela Finocchiaro, che è l’opposto della Balasko, e Christian De Sica, molto più calmo che nei vecchi, gloriosi cinepanettoni.
natale a tutti i costi christian de sica angela finocchiaro
Il ruolo della figlia, che nel film francese lo aveva la forte e grottesca Marilou Berry, va all’interessante, ma completamente diversa Dharma Mangia Woods, mentre il ruolo del figlio un po’ bambacione va al buffo Claudio Colica, già noto come Er Kolica in “Grosso guaio a Roma Sud”, mentre ruoli minori, ma divertenti, vanno a Fiorella Mari, la nonna, e a Iaia Forte, la vicina napoletana.
Non è il cinepanettone che aspettavamo. C’è una variazione minima, produttivamente parlando, rispetto ai remake abituali della vecchia Colorado di Maurizio Totti, che ha lasciato la direzione a Alessandro Usai e Igino Straffi, quello delle Winx, del tipo Christian De Sica al posto di Diego Abatantuono, due giovani attori ignoti in ruoli importanti, un’ambientazione romana e non milanese. Ma i risultati cambiano di poco, anche se la regia sembra più da sitcom televisiva che cinematografica.
natale a tutti i costi christian de sica angela finocchiaro 1
Il fatto inoltre che sia una commedia pensata per Netflix e non per lo schermo, modifica il tipo di commedia, che diventa qualcosa di meno ricco, meno aggressivo del film originale e di come qualche anno fa sarebbe stato trattato. I due genitori non sono due coatti, ma due piccolo borghesi un po’ pantofolai. Come gli spettatori del film. Ma confesso che un paio di risate con De Sica e la Finocchiaro, ma anche con gli altri attori, le ho fatte.
locandina le strade del male
Sempre su Netflix mi sono visto un grosso film che non aveva avuto alcuna distribuzione in Italia durante la pandemia del 2020 e ancor meno riscontro critico, “Le strade del male” (“The Devil All the Time)”, scritto e diretto da Antonio Campos, lo showrunner del notevole “The Staircase” con Colin Firth e Toni Collette, con un ricchissimo cast, da Tom Holland a Robert Pattinson, da Riley Keough a Mia Wasikowska, da Bill Skarsgard a Harry Melling.
Tratto da un romanzo di Donald Ray Pollock, è una sorta di mélo ambientato nel profondo sud americano, tra l’Iowa e il West Virginia, in un periodo che va dai primi anni ’50 alla metà degli anni ’60, dove si muovono predicatori pazzi e predicatori scopatori, reduci di guerra con qualche problema mentale, fanatici della fede di ogni tipo, sceriffi corrotti, coppie di serial killer psicotici.
le strade del male 6
Sembra un film di un’altra epoca, ma in fondo la storia di Bill Skarsgard che torna dalla guerra, sposa una ragazza che lo lascerà presto, Haley Bennett, rinunciando a quella che voleva per lui la mamma, l’orfanella Mia Wasikowska, che sposerà un predicatore svitato che si fa torturare dai ragni come numero speciale non è male. Anche se appena ti affezioni ai personaggi i più ci lasciano le penne e vengono rimpiazzati dai figli che ereditano, ovviamente, i loro problemi mai superati.
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Robert Pattinson che mette incinte le ragazzine stupide di questo terribile sud è piuttosto bravo, ma anche la coppia di serial killer formata da Jason Clarke e Riley Keough che adescano giovani autostoppisti per fotografarli in pose erotiche e poi eliminarli. Tom Holland, cioè Spiderman, è il figlio cresciuto di Bill Skarsgard, che eredita la vecchia Luger del padre. E se tu piazzi una Luger all’inizio di un film sai già che alla fine qualcuno dovrà usarla. Bang Bang.
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