Marco Giusti per Dagospia
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Che vediamo oggi? Lo so che scalpitate per vedere i due film di Laura Antonelli, prima alle 21, 10 “Casta e pura” di Salvatore Samperi con Massimo Ranieri, poi “Il merlo maschio” di Pasquale Festa Campanile con Lando Buzzanca su Cine 34. O forse preferite i due strepitosi film di Alberto Sordi su La7, prima alle 21, 15 “Bello onesto emigrato Australia sposerebbe…” di Luigi Zampa con Claudia Cardinale poi “Detenuto in attesa di giudizio” di Nanni Loy con Lino Banfi, francamente due capolavori della tarda commedia all’italiana.
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O forse volete vedere il thriller erotico con Serena Grandi scosciatissima e una sempre nuda Vittoria Belvedere, “Graffante desiderio” di Sergio Martino, Cielo alle 21, 15. Ma stasera vi consiglio di fare una capatina su Sky. Un po’ perché ci sono le prime due puntate della nuova stagione del notevolissimo “Das Boot”, più terra che mare, diciamo, ma sempre di gran classe. Poi perché a noleggio c’è la prima itaiana del film più sballato dell’anno, “Cats” diretto da Tom Holland tratto dal musical gattoso di Andrew Lloyd Webber con Francesca Hayward al suo esordio, Judy Dench con pelliccia e codona, Ian McKellan gattaccio vecchiotto, Idris Elba cattivissimo, Taylor Swift ultrasexy, tutti truccati da gattoni con baffi e coda, che ha fatto ridere una marea di americani. Ma l’idea di camp che hanno gli americani non è la stessa che hanno gli italiani.
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Qui diventa un film noiosetto, magari, in quanto musical, un po’ ridicolo, con tutti questi attori truccati da gatti e nemmeno uno doppiato che so da Elio Pandolfi o da Gisella Sofio come ai tempi di Carosello o da Renzo Montagnani come ai tempi de “Gli Aristogatti”. La realtà è che è una specie di “avanti un altro”, un numero con un attore o un’attrice che ne segue un altro, un po’ senza senso, e il trucco è davvero terrificante, ma la ballerina Francesca Hayward al suo esordio è deliziosa, Rebel Wilson che fa la gatta cicciotta fa ridere e Taylor Swift gatta ultrasexy è da urlo. E, flop o camp che sia, il film va assolutamente visto. Torniamo a Laura Antonelli. “Casta e pura”, terzo incontro tra la star e il regista di “Malizia” e “Peccato veniale”, non fu quello che il pubblico si aspettava. Anche se Laura Antonelli è ormai star che naviga su cifre da capogiro, si parla di 400 milioni del tempo contro i 70-80 di Edwige.
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Ma siamo agli ultimi bagliori del calore di provincia e della commedia sexy. Samperi usciva dal flop di “Scandalo”, era stato fermo un anno e mezzo. Poi legge il copione di Jemma e Di Geronimo e ci ripensa. Ricorda Ottavio Jemma, sceneggiatore del film, in “La fabbrica del riso”, che il film non fu affatto un’idea di Samperi. “Sinceramente non ricordo se [Maurizio] Amati mi abbia chiesto il soggetto di Casta e pura perché gliene aveva parlato Salvatore, o mi abbia soltanto chiesto se avessi una proposta da sottoporgli. Comunque gli mandai quel soggetto e Maurizio lo comprò subito commissionando a me e a Di Geronimo la sceneggiatura. Posso dire che lo scrivemmo senza praticamente mai vedere Salvatore. (..) Consegnato il lavoro non seppi più niente, e quando mi misi in contatto con la produzione per chiedere se la sceneggiatura avesse bisogno di ritocchi o modifiche appresi che Salvatore se l’era portata io non ricordo più quale località del Veneto per ‘adattarsela’, e che preferiva fare questa operazione da solo. (..)
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Se avessi visto il film prima della sua uscita mi sarebbe stato possibile ritirare il nome. La sceneggiatura che Di Geronimo e io avevamo scritto nello stesso ‘registro’ di Malizia, era stata totalmente stravolta e sgangherata.” Laura Antonelli si dichiarò felice però del suo ritorno a casa con Samperi: “Sono passati quasi dieci anni dal mio incontro sul set con Samperi e ci siamo immediatamente ritrovati. I nostri caratteri sono simili, entrambi parliamo poco e siamo chiusi. Durante la lavorazione ci capiamo al volo, senza bisogno di spiegazioni tecniche, prove e riprove”. Nel film ha giurato alla madre di rimanere vergine fino alla morte del padre. Notevole tutto il cast intorno, da Fernando Rey a Massimo Ranieri, appena uscito dal teatro con Strehler, da Christian de Sica a Enzo Cannavale.
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C’è pure Valeria Fabrizi con delle mutande trasparenti che “richiamano la mano morta del figliastro Sergio Di Pinto” (Carlo Avondola). Decisamente superiore “Il merlo maschio”, grande, divertente versione buzzanchiana di un racconto di Bianciardi, con Bianciardi stesso come attore. Ma è anche uno dei migliori film di Pasquale Festa Campanile, che lo gira tra i due “cavernicoli” con Senta Berger, e il trionfo definitivo di Laura Antonelli, nudissima come ogni star dell’erotico italiano anni’70, prima del salto verso “Malizia”. Buzzanca impazzisce per la Antonelli, sognando di suonarla nuda come un violoncello e tutto il suo pubblico sogna con lui. E’ Buzzanca a costruirsela nel suo immaginario come donna del desiderio maschile di tutta una generazione. “Io la Antonelli non la conoscevo.
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Pasquale Festa Campanile in realtà voleva Marina Vlady che all’epoca era sposata e viveva a Mosca. La prima volta che l’ho incontrata mi son trovato con questa ragazza che aveva un’aria un po’ casalinga, Lei venne fuori senza vestiti e allora…”. La follia erotica buzzanchiana trova finalmente una regia e una storia che lo nobiliti e la contenga in un quadro di un certo rigore sviluppando così una fortissima tensione erotica. Campanile ricordava che il film “piacque moltissimo a Visconti, il quale mi disse una cosa che mi lasciò un po’ perplesso: ’Se invece di esserci Buzzanca ci fosse stato Dustin Hoffman sarebbe stato un capolavoro!’ Io sono contrario a questo atteggiamento.
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Quando Il merlo maschio uscì in Francia in francese, non avendo consuetudine con il genere Buzzanca, col filone Buzzanca, non avendo quindi le prevenzioni che c’erano in Italia nei riguardi dei film interpretati da Buzzanca, scrissero inni su Buzzanca e sul film. Buzzanca era bravissimo.”. In piena lavorazione, 30 giugno 1971, è previsto nel cast anche Frank Wolff, che aveva appena girato con Buzzanca Quando le donne persero la coda, e si ucciderà il 12 dicembre 1971. Non sappiamo a chi sia andato il suo ruolo, ammesso che non avesse girato qualcosa davvero. Altrettanto drammatico il fatto che a film appena presentato, Luciano Bianciardi, già malatissimo al fegato, entrasse in ospedale e ci morisse il 14 novembre 1971, col film appena in sala.
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Questa è quindi la sua prima e ultima apparizione cinematografica. “Graffiante desiderio” di Sergio Martino, Cielo alle 21,15, è un disastroso thriller del 1993 ambientato a Rimini con una Serena Grandi già un po’ in disarmo e un Andrea Roncato che non è più quello del “Che ci do che ci do”. La protagonista in realtà è la bella stellina della tv Vittoria Belvedere nei panni di una specie di strega che cerca di distruggere con pratiche magiche il cugino che, a differenza di lei, ha avuto tutto dalla vita. “Discutibile miscela tra Luna di fiele e Basic Instint” leggo tra le fanzine del tempo. Come ricordava Martino stesso “La grande difficoltà di quel film, che aveva una componente drammatica, era di rendere credibile il personaggio di Andrea”. E infatti…
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Quanto ai due film di Alberto Sordi devo dire che il pubblico dovrebbe conoscerli bene. “Bello onesto , emigrato in Australia…” è un capolavoro di sceneggiatura di Rodolfo Sonego e di regia di Luigi Zampa. “Io avevo fatto epr il film due bloc-notes di appunti e di disegnini”, ha detto Sonego a Tatti Sanguineti, “pasaggi, deserti, alberi, sfondi urbani. Zampa si era fotocopiato questi quadernetti e se li era portati dietro rompendo le palle a tutti perché voleva assolutamente ritrovare i posti indicati nel mio diario. Zampa si innamorava delle cose e ci restava molto fedele”. Il film fu un grande successo, tanto che il produttore, Gianni Hecht Lucari, chiese subito un altro film australiano a Sonego. Che non fece. E glielo chiese anche Celentano.
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Sonego lo indirizzò verso Franco Rossi. Così nacque “L’altra metà del cielo”. Che non andò affatto bene. Sonego è responsabile anche di “Detenuto in attesa di giudizio”, diretto da Nanni Loy che vedremo subito dopo su La7. “L’idea mi è venuta al ritorno da un viaggio molto impegnato. Ho avuto quasi dei brividi comprendendo che le istituzioni della nostra democrazia – quella della prigione, ad esempio – sono marce. Ho lavorato molto poco a questo film, ne ho scritto il soggetto, ho assistito a qualche riunione di lavoro… è tutto”. Il film viene poi scritto da Sergio Amidei e da Emilio Sanna. E ancora fresca era la storia giudiziaria di Walter Chiari e di Lelio Luttazzi. L’inizio con Sordi, cittadino qualunque, che perde tutti i suoi diritti rimane folgorante, per non parlare della perquisizione anale di Sordi, per Sonego “epocale quanto il manichetto de I vitelloni”.
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Eviteri “Il prescelto”, cielo alle 21, remake diretta dal pur raffinato neil LaBute di un classico horror inglese, “The Wicker Man”, con un Nicholas Cage davvero suonato che si presentò a Venezia rilasciando interviste non simpaticissime. Di “Transformers 4” diretto da Michael Bay, Italia 1 alle 21, 30, con Mark Wahlberg e Stanley Tucci non so nulla. Se l’ho visto mi sono sicuramente addormentato come davanti a tutta la serie dei Transformers. Tardi nella notte arriva però l’ottimo “Metti lo diavolo ne lo tuo inferno” di Bitto Albertini con Antonio Cantafora, Margareth Rose Keil, Mario Frera, Cine 34 alle 00, 50. Decameroneide record della stagione’72-’73 con 900 milioni d’incasso. Grandissimo il titolo, ancora oggi ricordatissimo. Il protagonista, Antonio Cantafora, ha raccontato a Stracult, che al tempo avevano anche fatto gli slip, a via Condotti con la scritta di Metti lo diavolo ne lo tuo inferno.
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“Abbiamo girato il film al Castello di Balsorano, in tre settimane. Io facevo Mastro Ricciardo, un pittore, e faceva coppia con Mimmo Baldi, un attore che veniva dal varietà. Assieme facevamo secche tutte le mogli dei possidenti. Le donne del film erano eccezionali, stupende, il set era veramente allegro”. Bitto Albertini ha raccontato, su “Nocturno”, una storia fantastica: “Come al solito avevamo accontentato la censura, tagliando qualche scena un po’ osée, ma poi successe una tragedia. Un giorno fui mandato a chiamare dalla casa di sviluppo e stampa: per sbaglio, una copia integrale era uscita, mi pare, a Viterbo. Partii per quella città ed arrivai al cinema, dove lo spettacolo era già cominciato.
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Andai dal direttore dicendogli: ‘Sono qui per tagliare la copia, altrimenti passiamo dei guai’. Lui mi guardò e disse: ‘Lei non taglia un bel niente, perché qui è pieno di aviatori che tornano in caserma e raccontano ai loro commilitoni le scene; se arrivano gli altri spettatori e non lo vedono, succede un casino’. Il direttore del cinema chiamò il prefetto, che assistette ad una proiezione del film e poi mi fece anche i complimenti. Così una copia in Italia circolò integrale”. Per Marcello Garofalo “è probabilmente il più squallido e miserabile tra i decamerotici. C’è anche la soggettiva (finta) di un grosso sedere maschile che fa la cacca”. Favoloso, insomma…
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Se ce la fate, a notte fonda, passano dei buoni film. Come “Il racconto dei racconti” di Matteo Garrone su Rai 2 alle 2, 50 chissà perché (veramente non me lo spiego…), “Teresa la ladra” di Carlo Di Palma con Monica Vitti su Cine 34 alle 2, 15. Poco meglio. “L’estate del mio primo bacio” di Carlo Virzì tratto dal romanzo “Adelmo” di Teresa Ciabatti, oggi molto amata, ma allora massacrato dalla critica, con Laura Morante e Regina Orioli su Rai Movie alle 2, 15. Alle 4, 15 c’è pure l’erotico brasiliano di Tonino Cervi “Sole nudo” con la bellissima Tania Alves. Non l’ho visto…
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